The hearings in the trial on the London palace began in the Vatican.
Segui le udienze del processo Sloane Avenue
Dopo una lunga pausa estiva,
anch'essa una novità introdotta dal presidente Pignatone, l'aula
polifunzionale dei Musei Vaticani si è riaperta per accogliere le parti
coinvolte nell'affaire Sloane Avenue.
Il procedimento penale è ripreso con una novità all'interno dell'Ufficio del Promotore di Giustizia. Il 23 settembre 2022, infatti, il Sommo Pontefice ha nominato Promotore di Giustizia, l'avvocato romano Alessandro Diddì. Decisione che ha fatto imbestialire numerosi membri del collegio cardinalizio che hanno sottolineato come quest'uomo sia completamente incompetente in merito al diritto vaticano e canonico. Un porporato ha addirittura detto: "Se un domani dovesse mettere piede qui dentro (riferendosi al suo ufficio), a Santa Marta mi sentono". In
effetti la nomina di Diddì a capo dell'Ufficio del Promotore di
Giustizia è un palese autogol di Francesco che continua a promuovere
soggetti che gli vengono presentati dai membri del
cerchio magico. Alessandro
Diddì è colui che ha reso questo procedimento una vera e propria
barzelletta. Prima è arrivato a far firmare al Papa dei Rescripta che
sono giuridicamente invalidi, poi ha compiuto una serie di attività
contra legem che hanno falsato completamente tutta la procedura penale.
In sostanza se il procedimento è arrivato a violare i diritti umani
fondamentali è proprio a causa di Alessandro Diddì.
Qualcuno si è domandato: "Come è arrivato qui dentro Diddì?". Eh si, chissà come è arrivato. Nel curriculum
di colui che guida l'ufficio della pubblica accusa nello Stato del Papa
non vi è neppure un lontano riferimento al diritto ecclesiastico, al
diritto canonico e, tantomeno, al diritto vaticano.
La sua completa ignoranza in materia emerge dagli atti che ha firmato quest'uomo in questi mesi. Diddì
è stato palesemente sbeffeggiato dal Tribunale inglese che ha riferito
in alcuni atti che questo Promotore di Giustizia non ha saputo neppure
trasmettere la documentazione corretta alla controparte straniera.
In tutta la sua carriera, l'avvocato romano ha pubblicato due, e sottolineiamo due, articoli scientifici che parlano di procedura penale vaticana.
Due articoli pieni di errori e obbrobri giuridici. Errori che comunque
non dovrebbe compiere neppure un professore di diritto penale.
L'avvocato romano ha addirittura confuso la presunzione di innocenza con
il principio di non colpevolezza. A noi pare abbastanza grave, al Papa
forse no.
Ciò che ha fatto infuriare diversi ecclesiastici
all'interno di queste mura è però il sistema che Diddì ha portato avanti
sopratutto negli ultimi mesi.
Amore spasmodico per i riflettori, non curanza delle buone pratiche che vi sono oltre Tevere e della diplomazia. Addirittura ha portato avanti illazioni nei confronti di un Principe della Chiesa, lo ha trattato come se fosse un suo pari durante gli interrogatori e durante la sua permanenza nell'Ufficio del Promotore di Giustizia, chissà come, le
carte di una inchiesta sono finite in mano ad un giornale che negli
ultimi anni ha basato i suoi guadagni su scandali ecclesiastici.
Se Francesco vuole distruggere l'ordinamento giudiziario di questo micro Stato, questa è la strada giusta.
L'interrogatorio di Tirabassi
Nella giornata di mercoledì 28 settembre 2022 il Tribunale ha interrogato, per l'ultima volta, l'imputato Fabrizio Tirabassi, dipendente dell'Ufficio amministrativo, il quale era stato già sentito in tre udienze distinte. L'imputato ha dichiarato che non si sottoporrà all'esame delle parti civili e delle altre difese.
Durante l'esame, Tirabassi ha ribadito più volte che ogni scelta veniva sottoposta e autorizzata da Mons. Alberto Perlasca. Il sacerdote comasco, però, non è stato inserito nella lista degli imputati, nonostante risulti dagli atti che è stato la causa del disastro.
L'ufficio del Promotore ha poi rivolto all'imputato molteplici domande in merito ad oggetti sequestrati e ai conti correnti personali. Somme e quantità che, ha ipotizzato il Promotore, sarebbero frutto di attività poco chiare. Tirabassi ha spiegato che, sia il denaro che gli oggetti di collezione sequestrati, sono frutto di attività sue e del padre.
Interrogatorio Squillace
Nella giornata di giovedì 29 settembre 2022 il Tribunale ha interrogato l'avvocato Nicola Squillace, legale di Gianluigi Torzi. Squillace ha parlato delle trattative per con la Santa Sede in merito all'acquisto del Palazzo di Londra. L'udienza è iniziata alle ore 9.45 ed è terminata alle 14.
"Per quanto riguarda i testimoni – ha detto in aula il presidente Giuseppe Pignatone – ricordiamoci che questo è un processo celebrato col vecchio rito, in base al Codice Finocchiaro-Aprile del 1913: quindi diamo per lette tutte le carte agli atti, le domande del promotore di giustizia e delle difese devono essere mirate e riguardare specifiche questioni. Non possiamo ripetere in aula ciò che è già agli atti".
Ed ha anche chiarito che "gli interrogatori degli imputati sono stati fatti dando il più ampio spazio possibile a tutti, forse persino troppo, ammettendo anche moltissime domande che magari potevano non essere ammesse". In effetti, in diversi articoli abbiamo spiegato che moltissime domande il Tribunale non avrebbe dovuto ammetterle, ma purtroppo la competenza è quella che è e ci ritroviamo con soggetti che sono venuti a prendere gli ultimi spiccioli in questo Stato.
Escussione dei testi: Lolato
Terminato l'interrogatorio dell'ultimo imputato, il tribunale ha dato il via all'escussione dei numerosi testimoni che sfileranno nell'aula polifunzionale nei prossimi mesi. Il primo è stato il dottor Roberto Lolato, quale consulente dell'ufficio del Promotore di Giustizia.
Le domande che sono stato rivolte al consulente si sono concentrate sulle valutazioni di questo Palazzo e sulla sua storia. Lolato è quindi partito dalla prima acquisizione da parte del Fondo Athena di Raffaele Mincione per 137 milioni di sterline, per arrivare poi alla valutazione pari a 196 milioni di sterline, all'assestamento sui 230 milioni di sterline, per concludere con la vendita da parte della Segreteria di Stato, il 4 dicembre scorso, per 186 milioni di sterline.
È stato sottolineato anche che la Santa Sede non approfittò del landing permission per ampliare e valorizzare l'immobile che scadde nel dicembre 2019, causando delle grosse perdite. L'idea era di ampliare due piani sopra e tre nei sotterranei, come spiegò Mincione alla Corte.
Prima di procedere all'escussione del testimone, le difese hanno sollevato delle eccezioni in merito alla qualifica di Lolato. Il Promotore di Giustizia lo ha presentato quale "consulente tecnico di parte", le difese lo hanno definito un "perito". Il tribunale ha emesso una ordinanza dopo una breve camera di consiglio, in cui ha ammesso la testimonianza di Lolato, quale consulente del PdG.
L'esame del consulente proseguirà domani e sarà escusso anche il revisore generale Alessandro Cassinis Righini, dal cui ufficio partì, nell'estate 2019, una delle due segnalazioni che diede il via all'indagine.
R.I.
Silere non possum