A seguito dell’articolo di Silere non possum sull’attività che stava “caldeggiando” don Renato Tarantelli a favore della società Wellington Polo Fashion l’aria è cambiata in Vicariato.
L’ex avvocato sembra aver scambiato la diocesi di Roma per un suo passatempo ma non ha capito che lui è solo uno dei tanti “vocati dell’ultim’ora” e la Chiesa dell’Urbe necessita di persone competenti e con grande spirito di abnegazione che la possano guidare.
Il 9 febbraio 2024, Tarantelli ha preso carta e penna e si è rivolto alla Commissione Indipendente di Vigilanza e al Consiglio per gli Affari Economici del Vicariato di Roma dicendo di essere: «amareggiato per quanto accaduto». Il sacerdote si riferisce a quanto pubblicato su questo portale di informazione.
«Tali comportamenti ostacolano sicuramente gli obiettivi della Riforma che il Santo Padre ci ha donato. Non oso immaginare il dolore che il Santo Padre proverebbe se venisse a sapere della discordia causata da tali intemperanze» ha scritto nella lettera.
Il metodo che il direttore dell’ufficio giuridico utilizza è sempre il solito: «Chissà il Papa…» e corrobora il tutto con un piantino. Chiediamoci piuttosto: «Chissà il Papa cosa direbbe se sapesse che Tarantelli sta mettendo a rischio le attività e il buon funzionamento dello stesso Vicariato?»
La risposta arriva da Santa Marta dove quando è giunto l’ultimo articolo sulla questione il Pontefice sembrava aver ripreso un po’ di colorito. Anche la lettera 261/24/leg che è arrivata dritta dritta sulla scrivania del Papa ha molto da dire e ci rasserena. Nella missiva Tarantelli afferma chiaramente che la controparte (Wellington Polo Fashion) ha espresso una «marcata resistenza» nei confronti della clausola nella quale si chiariva in modo chiaro e definitivo che nella struttura Ospizio dei Centro Preti non vi si potesse svolgere attività alberghiera.
Evidentemente le voci che erano giunte a S.E.R. Mons. Benoni Ambarus erano veritiere e qualcuno era già stato negli uffici del Comune per far cambiare la destinazione d’uso. Ancora una volta è dovuto intervenire Silere non possum altrimenti questa trattativa sarebbe andata avanti e gli effetti, per l’immagine del Vicariato e della Diocesi di Roma, sarebbero stati nefasti. Ma davvero bisogna arrivare a questo? O forse è il caso di ascoltare, secondo un metodo sinodale, quanto ci viene detto da persone più competenti?
Papa Francesco aveva firmato In Ecclesiarum Communione per garantire proprio che non vi fosse chi agisse “pro Domo sua”, eppure sembra che dalla padella siamo passati alla brace.Inconferenti sono le considerazioni di Baccari in merito ad una possibile azione civile che WPF potrebbe intraprendere contro il Vicariato perché quest’ultimo ha tutte le carte in regola e forse sarebbe il caso che chi non ha pagato i debiti si rimettesse in regola.
Il Responsabile per la protezione dei dati
Il 21 dicembre 2023 dalla segreteria particolare di Sua Santità è uscito un decreto con il quale Papa Francesco ha nominato don Renato Tarantelli responsabile per la Protezione dei Dati. Si tratta della figura istituita con la Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione. Lo scrive lo stesso Pontefice nel decreto di nomina: «Con la Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione ho previsto che presso il Vicariato di Roma il Cardinale Vicario nomini il Responsabile per la Protezione dei Dati (DPO) della Diocesi di Roma, con pari livello dei Direttori degli Uffici».
Chiunque legge questo documento si domanda: «Abbiamo tutti gli ingranaggi che funzionano?». In sostanza, il Papa scrive che la Costituzione stabilisce che il Vicario nomini il DPO ma nello stesso documento è lui a nominarlo.
Qualcuno potrebbe dire: «Sciocchezze! Il Papa è vescovo di Roma, può far tutto!». Purtroppo, non funziona proprio così. È lo stesso Segretario generale del Garante per la protezione dei dai dati personali della Repubblica Italiana che lo ha confermato in un colloquio riservato che si è svolto il 15 febbraio 2024 alle ore 11 a Piazza Venezia.
Il decreto del Papa agli occhi dell’Autorità Garante, quindi, è nullo. Del resto al GDP non importa assolutamente nulla che il Pontefice ha ritenuto «opportuno effettuare direttamente tale nomina, trattandosi del primo DPO della Diocesi di Roma all'indomani della nuova Costituzione».
Ciò che prevede chiaramente l’articolo 37 - 1° comma del regolamento UE è che «il titolare del trattamento e il responsabile del trattamento designano sistematicamente un responsabile della protezione dei dati».
Chi è il titolare del trattamento? Sempre il Regolamento UE afferma all’articolo 4 comma 7: «la persona fisica o giuridica, l'autorità pubblica, il servizio o altro organismo che, singolarmente o insieme ad altri, determina le finalità e i mezzi del trattamento di dati personali; quando le finalità e i mezzi di tale trattamento sono determinati dal diritto dell'Unione o degli Stati membri, il titolare del trattamento o i criteri specifici applicabili alla sua designazione possono essere stabiliti dal diritto dell'Unione o degli Stati membri».
È pacifico, pertanto, che il Titolare è il Legale Rappresentante. Se prendiamo in mano In Ecclesiarum Communione all’articolo 12 leggiamo: «Il Cardinale Vicario è il legale rappresentante della Diocesi di Roma e del Vicariato di Roma». La capacità – bisogna dire invidiabile – di queste persone è che le norme le scrivono ma non le sanno neppure leggere, mettere insieme. Del resto, cosa pensavamo che Baccari fosse un principe del foro?
Da dicembre il cardinale vicario non ha provveduto alla registrazione della nomina presso il Garante, riferiscono fonti di Piazza Venezia. Per fortuna! Il Vicariato di Roma rischia una sanzione pecuniaria molto salata perché il DPO è stato nominato da una persona che non è il Legale Rappresentante e pertanto è come se non vi fosse alcuna nomina.
Chi è che si è recato a Santa Marta per convincere il Pontefice a firmare il decreto esautorando il Vicario? Ovviamente è sempre il prepotente Tarantelli il quale ama firmare pareri giuridici con tanto di carta intestata per poi fare marcia indietro quando qualcuno gli fa notare che forse bisognava studiare il diritto piuttosto che fare il cammino di Santiago.
La questione è già grave ma è chiaro che si palesa anche un conflitto di interessi fra il ruolo del Direttore dell'Ufficio Giuridico e il Responsabile dei Dati Personali. L'articolo 59 del Regolamento Generale del Vicariato di Roma prevede dei compiti per il DPO che non possono essere rivestiti da Tarantelli. Quis custodiet ipsos custodes?
Il conflitto di interesse è emerso immediatamente il 9 febbraio 2024 quando Tarantelli ha scritto alla Commissione Indipendente di Vigilanza e al Consiglio degli Affari Economici affermando di voler indagare sul "data breach" che a suo avviso si sarebbe verificato. Ora è chiaro che Tarantelli rosichi - come si direbbe a Roma - perchè la questione lo tocca in prima persona e sono saltati i suoi piani ma può lui indagare su qualcosa che lo riguarda in prima persona? Assolutamente no.
Forse sarebbe il caso che il Vescovo di Roma iniziasse a valutare l'operato di Renato Tarantelli e Daniele Libanori piuttosto che sbraitare a Santa Marta. Anche il vescovo gesuita, infatti, ultimamente ha battuto i piedi perchè Silere non possum scrive la Verità. Durante il consiglio episcopale e quello presbiterale ha fatto le sue solite uscite cariche d'ira alle quali ormai tutti si sono abituati ma sono anche stufi di dover sopportare. Libanori dimentica, però, che a dicembre 2022 era lui a girare su whatsapp gli articoli di Silere non possum sul caso Rupnik. Allora? Quando scrivevano qualcosa che a lui piaceva andava bene ed ora che mettono in evidenza il comportamento scorretto del suo cerchio magico no? I preti di Roma sono stufi di vedere un Consiglio Episcopale completamente diviso a causa di bulletti che si comportano come bambini capricciosi perchè vorrebbero governare una diocesi tutta loro o, addirittura, gente che arriva dalla Sicilia e si rivolge ai preti dell'Urbe come se fossero degli incompetenti.
Nei prossimi giorni magari spiegheremo ai presbiteri anche dove vengono messi i soldi del Vicariato visto quanto emerge da alcuni pranzi interessanti...
d.L.E.
Silere non possum