Martedì 31 dicembre 2024 S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini ha presieduto la Santa Messa con il canto del Te Deum nella Parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele a Milano.
L'Arcivescovo ha scelto di dedicare la riflessione, in questo giorno di ringraziamento per l'anno trascorso, chiedendosi: «Voi adulti, voi genitori, voi che avete responsabilità nella Chiesa, nella scuola, nella società, nei ruoli amministrativi e politici, che cosa avete da dire ai ragazzi e ai giovani che incontrate, ai vostri figli, ai vostri studenti, a quelli che stanno entrando negli ambiti del lavoro?»
E si è detto: «Forse qualcuno risponderà: “Noi non abbiamo niente da dire, perché non sappiamo che nome dare al nostro tempo, alla nostra età, non riusciamo a capire che cosa stia capitando e non sappiamo che cosa abiti nel futuro. Avevamo certezze e si sono frantumate. Abbiamo rivendicato la libertà, abbiamo posto come dogma che fosse proibito proibire e perciò non abbiamo niente da dire: che questa generazione sia libera, faccio quello che creda, pensi quello che vuole e sia infelice nel modo che preferisce”» e ancora «Noi abbiamo da dire che sembrava valesse la pena di fare quello che abbiamo fatto e ora ci viene il sospetto di aver sbagliato tutto. Insomma forse noi possiamo riassumere così il nostro messaggio ai nostri figli, ai nostri nipoti: fate quello che volete, ma non fate come abbiamo fatto noi!».
Gli amici di Dio, però - ha spiegato Mons. Delpini - hanno un altro approccia alla vita e a questo momento di ringraziamento per l'anno trascorso.
«Noi abbiamo da dire che in questo anno che finisce noi siamo stati benedetti da Dio: in ogni momento della nostra vita noi abbiamo sperimentato che ci è stato possibile amare. In ogni situazione, nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nelle povertà, nel nostro paese e in un paese straniero, sempre siamo stati benedetti da Dio, cioè sempre ci è stato possibile amare, servire, vivere secondo il comandamento di Gesù» ha affermato.
Ed ha concluso: «Noi siamo benedetti da Dio perché Dio si è impegnato con noi per dare il suo Regno a coloro che vivono secondo la parola di Gesù e la sua promessa è affidabile. Perciò siamo pellegrini di speranza, camminiamo fiduciosi in ogni giorno dell’anno e in ogni situazione della vita manifestando la benedizione che sempre ci accompagna, infatti sempre e dappertutto siamo per grazia capaci di amare».
Omelia di S.E.R. Mons. Mario Delpini
Pellegrini di speranza, viviamo un tempo benedetto da Dio
1. La domanda di fine anno
Voi nonni, voi anziani, voi che sapete del trascorrere del tempo e avete esperienza della vita, che cosa avete da dire ai vostri nipoti, ai ragazzi che vi capita di incontrare?
Voi adulti, voi genitori, voi che avete responsabilità nella Chiesa, nella scuola, nella società, nei ruoli amministrativi e politici, che cosa avete da dire ai ragazzi e ai giovani che incontrate, ai vostri figli, ai vostri studenti, a quelli che stanno entrando negli ambiti del lavoro?
2. La comunicazione interrotta
Forse qualcuno risponderà: “Noi non abbiamo niente da dire, perché i nostri nipoti, i nostri figli, i nostri studenti non ascoltano. Abitano in un altro mondo, ascoltano altri maestri, parlano altre lingue, si formano una idea del mondo a partire dalla confusione della comunicazione abituale. Ecco: la nostra esperienza è insignificante, come quelle vecchie foto conservate per curiosità, piuttosto che per interesse e insegnamento. Ecco: noi non abbiamo niente da dire, perché è inutile parlare”.
3. L’imbarazzo dello smarrimento
Forse qualcuno risponderà: “Noi non abbiamo niente da dire, perché non sappiamo che nome dare al nostro tempo, alla nostra età, non riusciamo a capire che cosa stia capitando e non sappiamo che cosa abiti nel futuro. Avevamo certezze e si sono frantumate. Abbiamo rivendicato la libertà, abbiamo posto come dogma che fosse proibito proibire e perciò non abbiamo niente da dire: che questa generazione sia libera, faccio quello che creda, pensi quello che vuole e sia infelice nel modo che preferisce”.
4. Il lamento dello scontento
Forse qualcuno risponderà: “Noi abbiamo da dire le ragioni del nostro scontento. Noi abbiamo altro da dire che siamo scontenti del mondo, siamo scontenti degli altri, che siamo scontenti di noi stessi.
Noi abbiamo da dire che siamo smarriti e non sappiamo più che cosa sia bene e che cosa sia male.
Noi abbiamo da dire che sembrava valesse la pena di fare quello che abbiamo fatto e ora ci viene il sospetto di aver sbagliato tutto. Insomma forse noi possiamo riassumere così il nostro messaggio ai nostri figli, ai nostri nipoti: fate quello che volete, ma non fate come abbiamo fatto noi!”.
5. Quello che hanno da dire gli amici di Dio
Ma si fanno avanti gli amici di Dio, coloro che portano una parola da parte di Dio. Ecco come parlano gli amici di Dio: Noi abbiamo da dire che siete benedetti da Dio, fratelli, sorelle, giovani, anziani, tutti siete benedetti da Dio.
Noi abbiamo da dire che in questo anno che finisce noi siamo stati benedetti da Dio: in ogni momento della nostra vita noi abbiamo sperimentato che ci è stato possibile amare. In ogni situazione, nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nelle povertà, nel nostro paese e in un paese straniero, sempre siamo stati benedetti da Dio, cioè sempre ci è stato possibile amare, servire, vivere secondo il comandamento di Gesù.
Noi abbiamo da dire questo, guardando all’anno che viene: sarà un anno benedetto da Dio.
Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò (Nm 6,22-27).
Noi abbiamo da dire che la benedizione di Dio pronunciata sull’umanità secondo la parola del Signore non è l’augurio convenzionale che si scambia con tutti a casaccio; non è neppure un auspicio generico che interpreta un sospiro, un desiderio, un sogno affascinante e improbabile come un sogno.
La benedizione che è invocata su noi, ciò che rende la nostra vita benedetta da Dio è l’alleanza nuova ed eterna che si è compiuta in Gesù. Infatti Gesù significa “il Salvatore” e Gesù ha compiuto la sua salvezza perché è entrato e ha vinto ogni tenebra, ha portato il perdono per ogni peccato, ha mostrato la fragilità di ogni presunzione e la gloria di ogni umiltà. Si è umiliato fino alla morte e alla morte di croce e perciò il Padre gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Noi siamo benedetti da Dio perché Dio si è impegnato con noi per dare il suo Regno a coloro che vivono secondo la parola di Gesù e la sua promessa è affidabile. Perciò siamo pellegrini di speranza, camminiamo fiduciosi in ogni giorno dell’anno e in ogni situazione della vita manifestando la benedizione che sempre ci accompagna, infatti sempre e dappertutto siamo per grazia capaci di amare.