Roma - Negli ultimi mesi, il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita si è trovato a fare i conti con una realtà che, nonostante ripetuti richiami e persino la soppressione canonica, continua ad agire indisturbata nelle parrocchie e nelle celebrazioni pubbliche: si tratta dei cosiddetti “Templari Oggi”, una realtà che unisce simboli medievali, rituali anacronistici e un uso sistematico dell’abito per guadagnarsi spazio e considerazione. E lo fa con un atteggiamento che poco ha a che vedere con l’umiltà cristiana, ma molto con la vanità, la sete di visibilità e, in alcuni casi, con una vera e propria aggressività verbale verso la stessa Chiesa e i suoi Pastori.

Una realtà già soppressa... ma ancora presente

Nel febbraio 2022, il Vescovo di Verona ha soppresso canonicamente l’associazione “Templari Cattolici d’Italia” (oggi rinominati “Templari Oggi” anche se l'intestazione del sito internet resta quella vecchia), a causa di comportamenti gravi e reiterati: atti di disobbedienza, rifiuto del dialogo con l’autorità ecclesiastica, cambi di sede senza autorizzazione, e un generale atteggiamento di chiusura e autosufficienza. La CEI stessa, con una lettera riservata - resa pubblica da Silere non possum - del maggio 2025, ha messo in guardia i vescovi italiani, invitandoli a non concedere spazi o collaborazione a questa realtà, considerata incompatibile con il cammino ecclesiale ordinario.

Eppure, nonostante i richiami ufficiali, i Templari Oggi continuano a essere presenti nelle parrocchie, partecipano a celebrazioni liturgiche con i loro vistosi mantelli bianchi crociati, si propongono come volontari e si comportano come fossero parte integrante della vita ecclesiale. La loro presenza è tutt’altro che discreta: marciano nei presbiteri, nelle celebrazioni con i vescovi, si piazzano nei santuari, offrono “servizio d’ordine”, ma il vero obiettivo sembra essere uno solo: farsi vedere, esibire l’abito per sentirsi qualcuno.

Il caso Zuppi: una ferita alla credibilità

A rendere ancora più grave e divisiva la questione è stato un fatto recente: il 22 maggio 2025, i Templari Oggi sono stati presenti a Bologna durante una Messa solenne presieduta dal Cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI. Un gesto sconcertante, che ha scandalizzato molti fedeli e sacerdoti, anche perché è arrivato pochi giorni dopo la lettera della CEI che ne vietava l’accoglienza. Nessuna spiegazione è stata offerta dal porporato, il quale preferisce andare nei salotti di La Repubblica a ridere mentre i giornalai parlano male di Leone XIV. Il silenzio, però, ha fatto più rumore di qualsiasi parola.

A Silere non possum continuano ad arrivare numerose segnalazioni riguardo a eventi in cui i membri dei cosiddetti "Templari Oggi" partecipano pubblicamente, nonostante l’esplicito divieto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Questi individui sembrano ignorare – o fingono di ignorare – un principio basilare: un’associazione, pur riconosciuta civilmente dallo Stato italiano, quando opera all’interno della Chiesa cattolica è soggetta alle disposizioni dell’autorità ecclesiastica. È dunque necessario avviare una seria riflessione su tutti gli accordi che lo Stato italiano ha siglato con l’associazione “Templari Cattolici d’Italia” in quanto ente precedentemente riconosciuto dalla Chiesa. Tali accordi – che riguardano in particolare la gestione di alcuni siti religiosi, l’apertura e la chiusura di chiese e la loro sorveglianza – devono essere rivisti alla luce della soppressione canonica. Infatti, quando un’associazione viene disconosciuta e soppressa dall’autorità ecclesiastica, ogni collaborazione fondata sul presupposto di tale riconoscimento perde automaticamente validità, soprattutto per quegli ambiti in cui vi è un’interazione diretta tra Stato e Chiesa. Lo Stato italiano, nel rispetto della normativa vigente e degli accordi concordatari, non può continuare a legittimare soggetti ecclesiasticamente non riconosciuti, tanto meno quando operano in aperta contrapposizione con le direttive della Chiesa.

Come sappiamo, però, ci sono alcuni cardinali, vescovi e presbiteri che agiscono solo per "amicizie" o "convenienze" e quindi non si interessano affatto delle disposizioni dell'Autorità della Santa Sede che ne ha vietato il coinvolgimento nelle celebrazioni. Del resto, si tratta di un principio basilare: queste persone sono laiche e possono prendere parte alla celebrazione proprio come devono fare i laici: seduti nell'assemblea e vestiti come tutti gli altri. 

Molti si sono chiesti: come può la stessa Chiesa che li mette al bando permettere loro di stare accanto al presidente della CEI? È un gesto che mina la credibilità della gerarchia, che confonde i fedeli e soprattutto lascia spazio alla disobbedienza sistematica come strategia di sopravvivenza ecclesiale.

Incuranti delle disposizioni ecclesiastiche

Questa mattina a Cortina d'Ampezzo (Diocesi di Belluno-Feltre) nella Chiesa della Beata Vergine della Difesa, hanno partecipato alla Santa Messa alla quale partecipano con cadenza fissa. A Como il cardinale Oscar Cantoni li ha accolti in Cattedrale durante le ordinazioni sacerdotali. Molte altre segnalazioni ci giungono da tutte le parti d'Italia. 

 

Comportamenti penalmente rilevanti

A seguito delle rivelazioni fatte da Silere non possum e per le quali molti prelati e laici ci hanno ringraziato proprio perchè qualcuno aveva lavorato sapientemente per tenere tutto nascosto e riservato, facendo sì che poi ognuno continuasse a fare ciò che voleva, l'Associazione Templari Oggi ha pensato bene di inviare una lettera intimidatoria nella quale riferisce di averci addirittura denunciato. Gli attacchi ai giornalisti in Italia sono sempre più frequenti e spesso sono avvallati anche da alcune branche di potere, per questo motivo Silere non possum ha da tempo avviato alcune procedure affinché le intimidazioni ricevute trovino pronta risposta a livello internazionale. 

Ciò che è importante ribadire in questa sede è che Silere non possum non si lascerà intimidire da questi tentativi di pressione, vili, del tutto infondati e privi di base giuridica. Continueremo a pubblicare la verità, come sempre, nel rispetto dei fatti e dei documenti ufficiali. In realtà, Silere non possum si è limitato a rendere pubblici atti ufficiali: se c'è qualcosa da contestare, semmai, è il contenuto di quei documenti, non la loro pubblicazione. I procedimenti canonici – con pronunce anche da parte delle autorità romane – parlano chiaro: i membri di questa associazione hanno violato in modo sistematico le norme ecclesiastiche, ed è proprio per questo che l’associazione è stata soppressa canonicamente. Le reazioni scomposte e gli sproloqui pubblicati da questi soggetti non cambiano la realtà dei fatti e non meritano credito. Anzi, molte delle gravi affermazioni da loro stesse pubblicate – ad esempio sulla loro pagina Facebook – confermano esattamente quanto denunciato da diversi vescovi. Pensiamo al caso della diocesi di Ascoli Piceno, dove Mons. Gianpiero Palmieri ha più volte espresso il proprio disagio per la presenza e il comportamento invadente di questi individui.

Tutto ciò rende ancora più urgente un’indagine approfondita e una verifica seria di quanto sta accadendo. Perché il problema non è solo ciò che fanno, ma ciò che pretendono di essere, in barba alla verità, alla disciplina della Chiesa e al rispetto dovuto all’autorità ecclesiastica.

A rendere il tutto ancora più inaccettabile sono state le dichiarazioni pubbliche degli stessi Templari, che hanno reagito ai richiami della Chiesa con toni gravemente offensivi. In una delle loro uscite più violente, hanno scritto:

Una frase che condensa tutto l’arroganza e il disprezzo con cui questi sedicenti cavalieri si pongono nei confronti del clero. Non solo si arrogano il diritto di partecipare a funzioni pubbliche ignorando le disposizioni ufficiali, ma pretendono anche di fare la morale alla Chiesa stessa, lanciando accuse gravi, generiche e infamanti, come se potessero ergersi a giudici di un mondo che vogliono usare più che servire.

Dietro il mantello, il vuoto

In molti ambienti ecclesiali, ormai si è compreso il meccanismo: a questi “Templari” non interessa il servizio ecclesiale vero, né la vita di fede condivisa con la comunità. Il loro interesse principale è essere al centro dell’attenzione, usare l’abito come maschera identitaria, inserirsi nei contesti religiosi per ottenere una gratificazione personale e un riconoscimento sociale che altrove non avrebbero. In fondo, basta un mantello e una croce rossa per sentirsi investiti di una missione, anche quando questa missione è solo il riflesso di una voglia di protagonismo.

Il vero problema, però, non sono solo loro. La vera domanda è: perché continuano a essere accolti nelle chiese? Perché i parroci, i rettori e perfino alcuni vescovi non fermano questa farsa? L’ambiguità e il silenzio dei pastori rischiano di legittimare queste derive. Non si può condannare in teoria e poi spalancare le porte in pratica. La coerenza è oggi l’unica forma credibile di testimonianza.

I Templari Oggi sono il simbolo di un problema più ampio: l’uso distorto della Chiesa per ambizioni personali, l’illusione che basti un abito per avere autorità, il tentativo di mascherare l’orgoglio dietro un servizio apparente. La Chiesa ha il dovere di smascherare tutto questo, con chiarezza, con coraggio e soprattutto con coerenza. Non farlo significa tradire la propria missione.

d.C.V.
Silere non possum