The Pope signs a Rescriptum contradicting what he wrote in 2021.
🇫🇷 Traditionis Custodes: François alimente le combat. La communion en danger
🇬🇧 Traditionis Custodes: Francis fuels the battle. Ecclesial Communion is in danger
Leggi la riflessione di Silere non possum su Traditionis Custodes
Nessuna volontà di riconciliazione e di allentare la tensione. Francesco continua la sua battaglia ideologica contro tutti coloro che hanno una sensibilità differente dalla sua. A guidarlo, in queste scelte che minano seriamente la comunione fra Roma e le realtà tradizionali, ci sono i prelati: Arthur Roche e Francesco Vittorio Viola.
Con un Rescriptum Ex Audientia Ss.mi, il Pontefice questa mattina ha disposto una “implementazione del Suo Motu Proprio Traditionis custodes”. Una modalità molto discutibile di legiferare è quella utilizzata da Jorge Mario Bergoglio. Eppure, come abbiamo evidenziato in ben altre situazioni, Francesco utilizza i Rescritti a suo piacimento e ne firma a centinaia.
Allo stesso tempo, come è emerso nel processo di Londra, molto spesso
si dimentica di quelli che ha firmato in precedenza e diventa un circo.
L’autorità papale, che Francesco ama esercitare in modo dispotico,
diviene così sempre meno “divina” e più attaccabile da chi non condivide
ciò che viene fatto dallo stesso Pontefice.
Il Rescriptum, ottenuto da Roche, recita: “
l’uso di una chiesa parrocchiale o l’erezione di una parrocchia
personale per la celebrazione eucaristica usando il Missale Romanum del
1962″ e “la concessione della licenza ai presbiteri ordinati
dopo la pubblicazione del Motu proprio Traditionis custodes di celebrare
con il Missale Romanum del 1962” è riservato alla decisione della Sede Apostolica.
Il Papa, quindi, contraddice quanto ha detto nel Motu Proprio Traditionis Custodes del 16 luglio 2021. Infatti, nel testo del Motu Proprio scriveva: Il vescovo diocesano “indichi,
uno o più luoghi dove i fedeli aderenti a questi gruppi possano
radunarsi per la celebrazione eucaristica (non però nelle chiese
parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali) e “i presbiteri
ordinati dopo la pubblicazione del presente Motu proprio, che intendono
celebrare con il Missale Romanum del 1962, devono inoltrare
formale richiesta al Vescovo diocesano il quale prima di concedere
l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica.”.
Inoltre, in
questi mesi molti ordinari si sono adeguati per applicare le
disposizioni del Motu Proprio ed hanno agito secondo questo chiaro
dettato. Oggi, con questo Rescritto, Francesco dice: “Qualora
un Vescovo diocesano avesse concesso dispense nelle due fattispecie
sopra menzionate è obbligato ad informare il Dicastero per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti che valuterà i singoli casi”.
In sostanza si riparte da zero? Ancora una volta, quindi, i vescovi
vengono esautorati della loro potestà di governo sulla loro diocesi e le
loro decisioni vengono calpestate da Roma. Francesco parlava di Sinodalità, Ascolto, Collegialità. All’atto pratico, però?
Infine, dal punto di vista canonistico si pongono degli interrogativi. Il Rescritto parla di “integrazione” non di “abrogazione”. Il Pontefice vuole modificare con un Rescritto un Motu Proprio? Esiste anche una gerarchia delle fonti. Esisterebbe anche una certa coerenza. Se
il 16 luglio 2021 scrivo che è compito del vescovo, posso, dopo solo un
anno e mezzo, tagliare al suolo tutto e ripartire da zero? Francesco continua ad essere sprezzante del diritto.
Bergoglio aveva detto di essere preoccupato per l’unità, per la concordia e la pace. Possiamo spendere parole per la Pace nel mondo quando quella pace non la promuoviamo neppure nella nostra Chiesa?
R.I.
Silere non possum