Thirty-first trial hearing on the London building.
Trentunesima udienza del processo Sloane Avenue nello Stato della Città del Vaticano. Nella giornata odierna il Tribunale ha ascoltato cinque testimoni della Pubblica Accusa, fra i quali vi era anche l’Arcivescovo di Fermo, S.E.R. Mons. Rocco Pennacchio, il quale era economo della Conferenza Episcopale Italiana all’epoca dei fatti.
L’esame dei testi è durato ben 7 ore di domande e risposte. I membri del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano hanno riferito che il loro lavoro è consistito nell’analizzare gli apparati posti sotto sequestro, condurre accertamenti bancari, analisi delle telecamere di sicurezza installate all’interno dello Stato.
L’esame dell’ex economo CEI
L’esame dell’ispettore Luca De Leo è stato interrotto per una breve domanda all’Arcivescovo Rocco Pennacchio, il quale ha confermato la deposizione rilascata al Promotore di Giustizia il 27 settembre 2021 ed ha abbandonato l’aula.
Purtroppo, le difese hanno perso l’occasione per poter chiedere all’Arcivescovo alcune specifiche che riguardano la suddivisione dei fondi CEI e che riguardano alcune accuse rivolte all’Eminentissimo Cardinale Angelo Becciu. C’è da ricordare che l’escussione di Pennacchio è rimasta in parte secretata, pertanto vi sono delle parti del verbale che alle difese non sono note. Il Promotore di Giusizia, Alessandro Diddì, giustificò questa scelta dicendo che quelle domande riguardano un procedimento che ancora è in divenire.
L’esame dei gendarmi
L’ispettore Luca De Leo, tecnico informatico del Centro sicurezza del Corpo della Gendarmeria, è entrato nel merito dell’attività svolta ed ha riferito che si è occupato di “Tutto ciò che ha a che fare con i dati, sempre su richiesta del Promotore”. Si è trattato di ascoltare le intercettazioni, effettuare gli interrogatori, l’estrazioni e acquisizioni da computer, cellulari, caselle di posta elettronica, ed ancora, perquisizioni.
Fra le altre, l’ispettore ha spiegato che sono state effettuate anche perquisizioni in Segreteria di Stato e nella stanza di Mons. Alberto Perlasca nella Domus Santa Marta. Si tratta della prima volta nella storia del piccolo Stato, difatti, la legislazione ordinaria non permette alla Gendarmeria di accedere al Palazzo Apostolico, luogo in cui prestano servizio solo le Guardie Svizzere.
Luca Bassetti, in servizio nel Corpo della Gendarmeria, ha spiegato gli accertamenti effettuati su Cecilia Marogna, la donna che il Cardinale Angelo Becciu aveva incaricato per alcuni servizi.
Per quanto riguarda i famosi bonifici effettuati “per alimentare i conti” della società Logsic Doo, Bassetti ha chiarito che la causale era sempre “Voluntary contribution for humanitarian missions. Contributo volontario per operazione umanitaria” e ha riferito che nelle chat WhatsApp tra Mons. Perlasca e il Cardinale Becciu si evince che il sostituto dava indicazioni in merito a importi e iban su cui inviare il denaro.
Bassetti ha parlato anche della segnalazione dell’AIF (oggi ASIF) di “operazione sospetta” in merito ad un versamento in contanti del 4 settembre 2018 di otto banconote da 500 euro. Il giorno precedente, il 3 settembre 2018, Cecilia Marogna aveva prelevato mille euro dal conto Logsic per versarli sul conto personale in una banca di via di Porta Angelica. Il gendarme ha fatto riferimento anche alle immagini delle telecamere che sono state acquisite.
Ha poi chiarito che all’epoca di queste operazioni, Becciu non era più sostituto della Segreteria di Stato e, in una conversazione, Mons. Alberto Perlasca gli avrebbe riferito che l’arcivescovo Edgar Peña Parra, il quale lo succedette, gli avrebbe avanzato rimostranze in merito ai versamenti. Bassetti ha confermato che tali versamenti venivano effettuati dalla banca Credit Suisse, su ordine di Fabrizio Tirabassi, attraverso una email istituzionale con allegato l’ordine di pagamento del Sostituto della Segreteria di Stato, il quale era il solo ad avere il potere di firma.
Il testimone Luigi Cosi
Luigi Cosi, gendarme in servizio, ha riferito di essersi occupato di compiere accertamenti sui conti di Fabrizio Tirabassi. Si trattava di circa una dozzina di conti aperti presso Ubs Svizzera. Sono state poste domande in merito alla società che l’imputato aveva con il padre Onofrio, le domande si sono focalizzate anche sul ritrovamento a Celano, di un numero ingente di monete e medaglie. Il gendarme ha anche riferito che Tirabassi ha un milione e novecento mila euro sequestrati in Svizzera.
Gianluigi Antonucci e i finanziamenti di Ozieri
Il gendarme Gianluigi Antonucci si è concentrato, invece, sui finanziamenti della Segreteria di Stato alla cooperativa Spes con sede ad Ozieri. Antonucci partecipò alle perquisizioni della Guardia di Finanza di cui abbiamo dato notizia. L’uomo ha spiegato che gli utili realizzati dalla Spes “non andavano alla Caritas” e che dalla documentazione sono emersi “contributi in tre anni della Spes di un milione e 260 mila euro”.
È stata fatta vedere anche la lettera di S.E.R. Mons. Sebastiano Sanguinetti, il quale confermava “l’interessamento” di Becciu per il finanziamento alla cooperativa.
R.I.