Sabato 21 settembre 2024 il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza i militari della Guardia di Finanza, forze di polizia della Repubblica Italiana, in occasione del 250° anniversario di fondazione. Alcuni uomini della Guardia di Finanza in questi anni hanno eseguito delle perquisizioni e delle indagini ai danni della Santa Sede e della reputazione della Chiesa Cattolica. Fra queste spiccano quelle alla Caritas di Ozieri dove è stata fatta una ingerenza illecita nelle attività della Chiesa Cattolica Italiana e le indagini che si rivelarono pura fuffa ai danni dell'Abate di Montecassino che fu assolto con formula piena dal Tribunale di Roma.
Questa mattina il Pontefice ha detto loro: «In questo panorama, voi siete chiamati a contribuire alla giustizia dei rapporti economici, verificando l’osservanza delle norme che disciplinano le attività dei singoli e delle imprese. Perciò vigilate sul dovere di ogni cittadino di contribuire secondo criteri di equità alle necessità dello Stato, senza che vengano privilegiati i più forti, e contrastate l’uso inappropriato di internet e delle reti sociali. Sia riguardo alla riscossione delle imposte, sia nella lotta al lavoro sommerso e sottopagato – questo è un altro scandalo –, o comunque lesivo della dignità umana, la vostra azione è di primaria importanza». In questi mesi, inoltre, è emerso come un luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, ha effettuato attività illecite ai danni di cardinali di Santa Romana Chiesa.
Ricordando il loro Santo patrono, san Matteo, Francesco ha detto: «Matteo, in un certo senso, passò dalla logica del profitto a quella dell’equità. Ma, alla scuola di Gesù, egli superò anche l’equità e la giustizia e conobbe la gratuità, il dono di sé che genera solidarietà, condivisione, inclusione. La gratuità non è soltanto una dimensione finanziaria, ma è una dimensione umana. Diventare [persone] al servizio degli altri, gratuitamente, senza cercare il proprio profitto. Perché, se la giustizia è necessaria, essa non è sufficiente a colmare quei vuoti che solo la gratuità, la carità, l’amore può sanare». Il profitto, peraltro, san Matteo ci insegna a non cerarlo neppure nel "farsi belli diffamando, calunniando e danneggiando gli altri". Molto spesso, infatti, queste persone tentano di fare carriera suscitando scandali che sono inesistenti e vedono "il marcio" dove non c'è. Il rispetto per l'Istituzione ecclesiale, lo vediamo anche nelle piccole realtà, purtroppo viene completamente meno e pur di farsi belli agli occhi dei giornali, che vengono letti da chi deve affibbiare stelline sulle spalle, non ci si interroga se le cose che si sono "intuite" siano vere o false ma si buttano le persone in pasto ai giornali, letteralmente affamati. Il Papa ha ricordato: «Lo sguardo di Gesù, posato sul giovane Matteo, dice che la dignità e la vita dell’uomo sono il cuore della vita di un popolo. Voi potete contribuire al sorgere di questo nuovo umanesimo anche mediante l’opera che prestate al servizio dei giovani che chiedono di entrare nel Corpo della Guardia di Finanza e ne frequentano le Scuole. Essi forse all’inizio cercano solo un impiego, ma trovano poi una specifica formazione, che, oltre a fornire loro le nozioni e le esperienze indispensabili, diventa anche educazione alla vita e al bene comune». La formazione, appunto, deve essere improntata alla ricerca della Verità e non all'avviare indagini al fine di essere promossi. Sono molti gli uomini della Guardia di Finanza, soprattutto i giovani, che oggi iniziano questo servizio con questo spirito. Il Papa, in questo caso, non ha ritenuto di dover fare riferimenti a fatti e cose perchè le perquisizioni illegali ad Ozieri gli hanno fatto comodo. Mandò addirittura i gendarmi a "tenere d'occhio la situazione" senza averne alcun diritto. Quegli uomini della GdF, però, agirono in obbedienza ad un diktat della procura della Repubblica Italiana che agiva, contra legem, in ossequio al dettato papale.
Il discorso del Santo Padre
Signor Ministro,
Signor Generale,
Eccellenza e cari Cappellani,
cari membri della Guardia di Finanza!
Con piacere vi do il benvenuto; vi ho visti questa mattina quando entravate qui. Saluto il Ministro dell’Economia e delle Finanze, il Comandante Generale e tutti gli ufficiali. Saluto e ringrazio il Vescovo Ordinario Militare e i Cappellani.
«Nella tradizione, il futuro». Questo è il motto del vostro 250° anniversario. Nella tradizione c’è il futuro. Fa riferimento alle radici che hanno portato alla fondazione della Guardia di Finanza e le hanno dato una direzione di crescita. Nata come Corpo speciale per il servizio di vigilanza finanziaria e difesa ai confini, ha assunto compiti di polizia tributaria ed economico-finanziaria, di polizia sul mare, con una importante missione nell’ambito del soccorso, sia in mare che in montagna. Ricordo storico di questo impegno è l’aiuto offerto ai profughi ebrei e ai perseguitati durante i due grandi conflitti mondiali.
Un vasto ambito di interventi, dunque, che intende rispondere ai problemi con la concretezza della presenza e dell’azione puntuale, veicolando al contempo un’alternativa culturale ad alcuni mali che rischiano di inquinare la società.
Il vostro Patrono è San Matteo – oggi è la festa –, apostolo ed evangelista. Egli, infatti, era stato un “pubblicano”, cioè un esattore delle tasse, mestiere doppiamente disprezzato al tempo di Gesù, perché asservito al potere imperiale e perché corrotto. A me piace andare alla chiesa dei francesi [S. Luigi] a vedere quel Caravaggio, “La conversione di Matteo”, che simboleggia così profondamente. Matteo rappresentava una mentalità utilitarista e senza scrupoli, devota solo al “dio denaro”.
Anche ai nostri giorni una logica simile si ripercuote sulla vita sociale, causando squilibri ed emarginazione: dagli sprechi alimentari – questo è uno scandalo, gli sprechi alimentari, è uno scandalo! – all’esclusione di cittadini dal beneficiare di alcuni loro diritti. Anche lo Stato può finire vittima di questo sistema; perfino quegli Stati che, pur disponendo di ingenti risorse, rimangono isolati sul piano finanziario o del mercato globale. Come si spiega la fame nel mondo, oggi, quando ci sono tanti, tanti sprechi nelle società sviluppate? È terribile questo. E un’altra cosa: se si fermassero un anno dal fabbricare le armi, finirebbe la fame nel mondo. Meglio le armi che risolvere la fame…
In questo panorama, voi siete chiamati a contribuire alla giustizia dei rapporti economici, verificando l’osservanza delle norme che disciplinano le attività dei singoli e delle imprese. Perciò vigilate sul dovere di ogni cittadino di contribuire secondo criteri di equità alle necessità dello Stato, senza che vengano privilegiati i più forti, e contrastate l’uso inappropriato di internet e delle reti sociali. Sia riguardo alla riscossione delle imposte, sia nella lotta al lavoro sommerso e sottopagato – questo è un altro scandalo –, o comunque lesivo della dignità umana, la vostra azione è di primaria importanza.
E tutto questo è il vostro modo concreto e quotidiano di servire il bene comune, di essere vicini alla gente, di contrastare la corruzione e promuovere la legalità. Quella corruzione che si fa sotto il tavolo.
La parola “corrotto” – “cor-rotto” – «ricorda il cuore rotto, il cuore infranto, macchiato da qualcosa, rovinato. […] La corruzione rivela una condotta anti-sociale tanto forte da sciogliere la validità dei rapporti e dei pilastri sui quali si fonda una società». Perciò la risposta, l’alternativa non sta solo nelle norme, ma in un «nuovo umanesimo». [1] Rifondare l’umanità.
Lo sguardo di Gesù, posato sul giovane Matteo, dice che la dignità e la vita dell’uomo sono il cuore della vita di un popolo. Voi potete contribuire al sorgere di questo nuovo umanesimo anche mediante l’opera che prestate al servizio dei giovani che chiedono di entrare nel Corpo della Guardia di Finanza e ne frequentano le Scuole. Essi forse all’inizio cercano solo un impiego, ma trovano poi una specifica formazione, che, oltre a fornire loro le nozioni e le esperienze indispensabili, diventa anche educazione alla vita e al bene comune.
Matteo, in un certo senso, passò dalla logica del profitto a quella dell’equità. Ma, alla scuola di Gesù, egli superò anche l’equità e la giustizia e conobbe la gratuità, il dono di sé che genera solidarietà, condivisione, inclusione. La gratuità non è soltanto una dimensione finanziaria, ma è una dimensione umana. Diventare [persone] al servizio degli altri, gratuitamente, senza cercare il proprio profitto. Perché, se la giustizia è necessaria, essa non è sufficiente a colmare quei vuoti che solo la gratuità, la carità, l’amore può sanare.
Voi lo sperimentate ad esempio quando organizzate l’accoglienza e il soccorso ai migranti in pericolo nel Mediterraneo. Grazie di questo, grazie. Oppure negli interventi coraggiosi per le calamità naturali, in Italia e altrove. Ma pensiamo al contrasto alla piaga del traffico di stupefacenti, ai mercanti di morte. Il vostro servizio non si esaurisce nella protezione delle vittime, ma include il tentativo di aiutare la rinascita di chi sbaglia: infatti, agendo con rispetto e integrità morale potete toccare le coscienze, mostrando la possibilità di una vita diversa.
Anche in questo modo si può e si deve costruire un’alternativa alla globalizzazione dell’indifferenza, che distrugge con la violenza e la guerra, ma pure trascurando la cura della socialità e dell’ambiente. In effetti, la ricchezza di una Nazione non sta solo nel suo PIL, risiede nel suo patrimonio naturale, artistico, culturale, religioso, e nel sorriso dei suoi abitanti, dei suoi bambini. Una volta, un capo di Stato mi diceva: “Io ho una misura speciale: il sorriso dei bambini e dei vecchi. Quando ambedue sorridono, in una società le cose non vanno tanto male”. È interessante. E questo favorisce la creatività, l’apertura al mondo. Voi stessi siete cittadini che custodite questa “ricchezza” dell’Italia, ma pronti ad uscire nelle missioni internazionali. Serve questo slancio solidale verso l’altro come via per la pace e come speranza di un futuro migliore!
Sorelle e fratelli, mi congratulo con voi, perché cooperate ad alimentare la fiducia e la speranza del popolo. Questo popolo che siamo tutti noi. E alimentare la fiducia, la speranza, il sorriso. Torno su questo. Il termometro è: sorridono i bambini? Sorridono gli anziani? Non dimenticare. E in questo importante anniversario si incontra bene col tema del Giubileo che la Chiesa si prepara a celebrare, che è “Pellegrini di speranza”. Benedico di cuore voi, benedico il vostro lavoro e le famiglie. Per favore, non perdere il senso dell’umorismo, per favore, che questo è salute! E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.
[1] Prefazione in Peter Turkson, Corrosione: combattere la corruzione nella Chiesa e nella società, Bologna 2017.