Venerdì 31 gennaio 2025 il Santo Padre Francesco ha nominato un nuovo presidente all'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica. Si tratta del Reverendo Monsignore Marco Sprizzi, del clero dell'Arcidiocesi di Messina finora Consigliere di Nunziatura presso la Nunziatura Apostolica in Malaysia, Brunei e Timor Est. Il sacerdote non sarà ordinato vescovo. Si torna, quindi, al volere iniziale di Papa Francesco che già nel 2020 ruppe la tradizionale nomina di cardinali e vescovi in questo ufficio voluto da San Giovanni Paolo II nominando l'argentino Alejandro Wilfredo Bunge.
Ufficio del lavoro della Sede Apostolica
Questo ufficio fu istituito il 1º gennaio 1989 da papa Giovanni Paolo II con il Motu proprio "Nel primo anniversario". Con il Motu proprio del 1994 "La sollecitudine", lo stesso pontefice ha approvato lo Statuto modificato sulla base di quello "ad experimentum" stabilito nel 1989. Successivamente, con Lettera apostolica sotto forma di Motu proprio "Venti anni or sono" datata 7 luglio 2009, papa Benedetto XVI ha approvato il nuovo statuto dell'ULSA. Nella mens del legislatore l'ULSA avrebbe dovuto avere il compito di contribuire a «far sì che nella particolare comunità di lavoro, operante alle dipendenze del Papa, sia fattivamente onorata la dignità di ciascun collaboratore; siano riconosciuti, tutelati, armonizzati e promossi i diritti economici e sociali di ogni membro; siano sempre più fedelmente adempiuti i rispettivi doveri; sia stimolato un vivo senso di responsabilità; sia reso sempre migliore il servizio».
Nella pratica è sempre stato un ufficio con diverse problematiche e che non ha mai risolto gli effettivi problemi all'interno dello Stato in merito al lavoro. Già riguardo alla Fabbrica di San Pietro avevamo messo in risalto come questo ufficio non abbia mai svolto alcun intervento a favore delle persone che lamentavano la lesione dei propri diritti da parte di Mauro Gambetti. Inserire un personaggio incompetente come Pasquale Passalacqua alla direzione dell'Ufficio ha portato non pochi problemi anche perché queste persone non conoscono affatto il diritto canonico e vaticano e quindi tentano in ogni modo di portare in Vaticano il diritto italiano che è uno dei peggiori a livello europeo anche riguardo ai temi giuslavoristici.
Silurato Giuseppe Sciacca
Finisce così, a sessantanove anni, la lunga carriera del vescovo Giuseppe Sciacca, uno dei pochi canonisti seri. I rapporti fra il presule siciliano e Papa Francesco non sono mai stati ottimali e nel 2022 il Pontefice decise di farlo fuori dal Supremo tribunale della Segnatura apostolica, luogo dove Sciacca era stato nominato e svolgeva molto bene il proprio lavoro. Si tratta, infatti, di un fine giurista che ha più volte sottolineato l'importanza del diritto canonico. Certo, ci sono anche alcuni difetti che purtroppo hanno spesso preso il sopravvento come la paura di prendere posizione su temi attuali (potestà dei laici, ruolo delle donne, sinodalità, ecc...), l'incapacità di relazionarsi in modo sano e serio (facendo spesso prevalere interessi personali alla giustizia e alla verità), l'eccessiva attenzione alle quisquilie liturgiche o di salotto, ecc... Ma ciò che è corretto sottolineare è che il lavoro attento e meticoloso di queste persone ha offerto una tradizione giuridica solida e molto valida.
Sciacca è stato impegnato nel tribunale della sua diocesi di provenienza, Acireale, e nel tribunale regionale. Il 25 marzo 1999 è stato nominato prelato uditore del Tribunale della Rota Romana da san Giovanni Paolo II. Nel 2011 ci fu uno scandalo che riguardò il Governatorato e Mons. Sciacca venne individuato come opportuno successore di Mons. Carlo Maria Viganò che aveva creato non pochi problemi con il suo modo di fare arrogante. Il sacerdote, infatti, era di animo più mite ed è sempre stato un uomo più conciliatore. Per questo il 3 settembre 2011 papa Benedetto XVI, dietro richiesta del Segreterio di Stato, lo ha nominato segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e vescovo titolare di Vittoriana.
Il 13 febbraio 2013, tre giorni dopo l'annuncio della Rinuncia, Benedetto XVI lo nomina uditore generale della Camera Apostolica. Eletto il nuovo Papa, il 24 agosto 2013 viene inviato al Palazzo della Cancelleria, fuori dalle mura, ed è nominato segretario aggiunto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Terminato l'incarico di Mons. Frans Daneels, il 16 luglio 2016 Sciacca viene nominato segretario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica.
Nel gennaio 2022 al vescovo Sciacca viene chiesto di lasciare la Segnatura. In udienza con il Papa chiede che gli venga data una diocesi siciliana ma a Santa Marta l'idea di affidare una diocesi a Sciacca fa venire l'orticaria a Francesco, il quale lo vede ben lontano dall'idea di vescovo fricchettone che ha in testa lui. Dopo l'udienza il Pontefice riferirà che il fatto che il presule avesse avanzato pretese lo aveva infastidito non poco. Arriva così la scelta di "parcheggiarlo" all'Ufficio del lavoro della Sede Apostolica nel quale Sciacca va obtorto collo affermando che "almeno qui sono il Presidente e comando io". Il problema è che le cose non stavano affatto così perchè ormai qui dentro ci sono ruoli che vengono ricoperti da prelati solo per fare le belle statuine ma chi ha in mano il governo delle realtà sono i laici. Inoltre, bisogna evidenziare anche che Sciacca è un ottimo canonista ma di diritto vaticano e di diritto del lavoro in particolare, non ha grandi conoscenze. Anzi, a parer suo queste cose - come i procedimenti penali - sarebbero da demandare alla giurisdizione italiana. Una vera e propria follia sia politica che giuridica, in quanto uno Stato per mantenere la propria indipendenza non può certo delegare ad altri che hanno ben altri interessi. L'attuale clima di anestetizzazione del diritto non deve portarci ad affidare i compiti a soggetti terzi, perchè quando sarà eletto un Papa con un po' di senno sarà ben dura riprendersi quelle cose che i nostri predecessori hanno conquistato con non pochi dolori di pancia.
Già nel 2022 il vescovo aveva riferito: «Se mi stanco vado in pensione prima». È così che nei mesi scorsi è iniziata l'idea di mettere a riposo Sciacca - idea che al Papa faceva molta gola - e nominare un nuovo Presidente. All'ULSA, però, Francesco invia un sacerdote della diplomazia che - almeno al momento - non ha intenzione di nominare vescovo. L'Ufficio sarà un campo di prova, come al solito, e se si mostrerà fedele al padrone non è detto che non arrivi anche lo zucchetto.