Negli ultimi dodici anni Papa Francesco ha tentato in tutti i modi di annientare l'episcopato americano ritenuto troppo fedele a Benedetto XVI. C'è chi è stato sostituito e c'è chi è stato cacciato. I risultati sembrano iniziare a vedersi in queste ore. 

Il neo eletto presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, ha fatto sapere che ventiquattro ore dopo il suo giuramento - che avverrà domani 20 gennaio - inizierà ad attuare tutto quanto ha promesso nella sua campagna elettorale. Fra i vari temi c'è l'immigrazione. 

Celebrando l'Eucarestia nella Basilica di N.S. di Guadalupe, Domenica 19 gennaio 2025 alle ore 12 (19pm nella Città del Vaticano), S.E.R. il Sig. Cardinale Blase Joseph Cupich, Arcivescovo metropolita di Chicago, ha detto in spagnolo«Voglio riaffermare l'amicizia e l'ammirazione per gli immigrati messicani per tutto ciò che continuano a fare, non solo per la Chiesa di Chicago ma per l'intera nazione degli Stati Uniti d'America. Sono sempre stati una benedizione per il bene comune». Poi ha iniziato a leggere dal suo smartphone una dichiarazione in lingua inglese che è stata inviata a tutta la stampa. Ed ha affermato: «Mentre auguriamo alla nuova amministrazione di riuscire a promuovere il bene comune, le notizie che circolano di pianificate deportazioni di massa nell'area di Chicago non solo ci turbano profondamente, ma ci feriscono anche nel profondo». Parlando dell'immigrazione il cardinale ha sottolineato: «Non c'è persona a Chicago, a parte gli indigeni, che non abbia beneficiato di questa eredità». 

Ed ha lanciato, al termine della Messa, un avvertimento: «se le notizie sono vere, si sappia che ci opporremo a qualsiasi piano che preveda la deportazione di massa dei cittadini statunitensi nati da genitori privi di documenti». Cupich parla di "deportazione di massa indiscriminata" e afferma che se «dovesse essere attuata, sarebbe un affronto alla dignità di tutte le persone e di tutte le comunità, e negherebbe l'eredità di ciò che significa essere americani». 

Osservazioni del cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, sull'immigrazione alla Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico

19 gennaio 2025

Mentre auguriamo alla nuova amministrazione di riuscire a promuovere il bene comune, le notizie che circolano di pianificate deportazioni di massa nell'area di Chicago non solo ci turbano profondamente, ma ci feriscono anche nel profondo. Siamo orgogliosi della nostra eredità di immigrazione che continua a rinnovare la città che amiamo. Questo è un momento per essere onesti su chi siamo. Non c'è persona a Chicago, a parte gli indigeni, che non abbia beneficiato di questa eredità.
La comunità cattolica è al fianco della popolazione di Chicago nel parlare in difesa dei diritti degli immigrati e dei richiedenti asilo. Allo stesso modo, se le notizie sono vere, si sappia che ci opporremo a qualsiasi piano che preveda la deportazione di massa dei cittadini statunitensi nati da genitori privi di documenti.

Il governo ha la responsabilità di proteggere i nostri confini e di tenerci al sicuro. Sosteniamo gli sforzi legittimi delle forze dell'ordine per proteggere la sicurezza delle nostre comunità - la criminalità non può essere tollerata, se commessa da immigrati o da cittadini di lunga data. Ma siamo anche impegnati a difendere i diritti di tutte le persone e a proteggere la loro dignità umana. Per questo motivo, sosteniamo con forza la legislazione locale e statale a tutela dei diritti degli immigrati in Illinois. In linea con la politica sui luoghi sensibili, in vigore dal 2011, ci opponiamo anche a tutti i tentativi dell'Immigration and Customs Enforcement e di altre agenzie governative di entrare nei luoghi di culto per attività di controllo.
La scelta non è semplicemente tra un'applicazione rigorosa della legge e l'apertura delle frontiere, come alcuni commentatori vorrebbero farci credere.

Parlando quest'anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, ad esempio, Papa Francesco ha parlato della necessità di bilanciare la governance delle migrazioni con il rispetto dei diritti umani e della dignità. “Siamo pronti a dimenticare che abbiamo a che fare con persone con volti e nomi”. Il Santo Padre è stato anche chiaro sul fatto che “nessuno dovrebbe essere rimpatriato in un Paese dove potrebbe andare incontro a gravi violazioni dei diritti umani o addirittura alla morte”. Non si tratta di speculazioni inutili. Milioni di migranti fuggono dai loro Paesi d'origine verso lidi più sicuri proprio perché si tratta di una questione di vita o di morte per loro e per i loro figli.

Per i membri delle comunità di fede, la minaccia di deportazioni di massa ci lascia anche con la domanda scottante: “Cosa ci sta dicendo Dio in questo momento?”. Le persone di fede sono chiamate a parlare per i diritti degli altri e a ricordare alla società il suo obbligo di prendersi cura di chi ha bisogno. Se la deportazione di massa indiscriminata di cui si parla dovesse essere attuata, sarebbe un affronto alla dignità di tutte le persone e di tutte le comunità, e negherebbe l'eredità di ciò che significa essere americani.