Commentary on the Sunday Gospel
Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Che cosa sarà mai quella pozzanghera nel Giordano, come potrà mai raccontare il Cielo? Che cosa sarà mai quella voce di Giovanni, come potrà mai echeggiare il Verbo? Così ragiona il mondo. Il Regno, invece, la pensa diversamente: basta una pozzanghera per specchiare il Cielo, basta una voce per udire la Parola. Non perché l’acqua o la voce abbiano particolari meriti, ma perché il Creatore ha voluto così: la pochezza è casa della sua abbondanza, da quando l’argilla è stata plasmata come tabernacolo del suo Spirito. Oggi la liturgia fissa il Cielo, ma riscopre di poterlo fare solo nel suo umile riflesso. D’altronde è evidente: il Battesimo è un tuffo, non un volo.
don Carlo Pizzocaro
Silere non possum