Francis' Apostolic Journey continues. Fifth day of meetings in Quebec.
Il quinto giorno della visita apostolica in Canada inizia con la Santa Messa presieduta da Francesco al Santuario Nazionale di Sainte-Anne-de-Beaupré.
Il Papa ha invitato i fedeli “al centro delle nostre domande, delle fatiche che portiamo dentro, della stessa vita pastorale, non possiamo mettere noi stessi e il nostro fallimento; dobbiamo mettere Lui, il Signore Gesù. Al cuore di ogni cosa mettiamo la sua Parola, che illumina gli avvenimenti e ci restituisce occhi per vedere la presenza operante dell’amore di Dio e la possibilità del bene anche nelle situazioni apparentemente perdute; mettiamo il Pane dell’Eucaristia, che Gesù spezza ancora per noi oggi, per condividere la sua vita con la nostra, abbracciare le nostre debolezze, sorreggere i nostri passi stanchi e donarci la guarigione del cuore”.
“Il viaggio dei discepoli di Emmaus, alla conclusione del Vangelo di san Luca, è un’immagine del nostro cammino personale e di quello della Chiesa, ha detto Francesco. Sulla strada della vita, e della vita di fede, mentre portiamo avanti i sogni, i progetti, le attese e le speranze che abitano il nostro cuore, ci scontriamo anche con le nostre fragilità e debolezze, sperimentiamo sconfitte e delusioni, e a volte restiamo prigionieri di un senso di fallimento che ci paralizza. Il Vangelo ci annuncia che, proprio in quel momento, non siamo soli: il Signore ci viene incontro, si affianca a noi, cammina sulla nostra stessa strada con la discrezione di un viandante gentile che vuole riaprire i nostri occhi e far ardere di nuovo il nostro cuore. E quando il fallimento lascia spazio all’incontro con il Signore, la vita rinasce alla speranza e possiamo riconciliarci: con noi stessi, con i fratelli e con Dio”. E ha invitato: “Seguiamo allora l’itinerario di questo cammino che potremmo intitolare: dal fallimento alla speranza”.
Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Quebéc, ha rivolto un indirizzo di saluto al Santo Padre:
Santo Padre,
grazie caro Papa Francesco per camminare con noi!
Gesù ci dà una potente lezione di pedagogia quando si unisce al cammino dei due discepoli disincantati sulla via di Emmaus! Comprendendo il loro smarrimento, prende la strada con loro. Ascolta le loro lamentele. Egli illumina la loro fede fino alla rivelazione della sua presenza con il gesto che li spinge verso la missione. Gesù scompare improvvisamente, lasciando allo Spirito Santo il compito di accompagnarli verso la verità intera. Il Signore ha guarito le loro piaghe e placato le loro disillusioni. Ha cambiato il senso della loro esistenza e ha modificato la traiettoria della loro vita dirigendoli verso coloro che sono alla ricerca di un messaggio di speranza per vivere nella dignità di figli di Dio.
EccoLa in Québec, Santo Padre, proprio in questo Santuario di Sainte-Anne-de-Beaupré, camminando per le strade percorse quasi tre secoli e mezzo fa dal nostro primo e valoroso Vescovo e Pastore, san Francesco di Laval, san Francesco del Qubec. La sua missione è stata portata avanti da miriadi di discepoli-missionari giunti da tutti gli orizzonti e brucianti dello stesso fuoco sacro di annunciare il Vangelo in questa terra d’America. Nonostante i risultati eccezionali, le strade sono state disseminate di insidie, diminuendo la bellezza del messaggio evangelico. Sono scoppiati scandali, si sono verificate divisioni, la fede si è afflosciata. Un potente appello alla guarigione e alla riconciliazione si è innalzato da cuori e da vite martoriate, come una tempesta la cui eco è giunta fino a Lei. Lei ha sentito le recriminazioni e ne ha riconosciuto la gravità. E come il Maestro di Emmaus, Lei ha preso la strada per venire con noi nel cammino della guarigione e della riconciliazione. Insieme, intraprendiamo una via di apertura alle nostre realtà particolari riconoscendo molto umilmente le nostre mancanze. Ma soprattutto cerchiamo i rimedi capaci non solo di estirpare il male alla sua radice, ma di condurre le nostre comunità assetate di giustizia, di unità e di pace verso una guarigione completa. Fortunatamente per noi, Santo Padre, Lei non scompare come Gesù ad Emmaus dopo aver condiviso il pane! Al contrario, Lei è e rimane nel nostro mondo un modello ispiratore di conforto, di saggezza e di insegnamenti attinti alle fonti vivificanti della Parola di cui, percorre instancabilmente i sentieri. Tante persone Le devono la loro più sincera riconoscenza. Quelle qui riunite e quelle che La accompagnano durante il Suo pellegrinaggio in terra canadese, in particolare. Ma in primo luogo, i nostri fratelli e le nostre sorelle delle First Nations, dei Métis e degli Inuit del nostro Paese. La Sua profonda e sincera sollecitudine procura un balsamo per la guarigione di ferite profonde e un impulso necessario nel processo di riconciliazione così benefico per la pace. Sappiamo, Santo Padre, che i risultati attesi non possono arrivare dall’oggi al domani. Richiedono dosi formidabili di pazienza, gesti sinceri di accoglienza e di empatia. Con la Sua presenza in mezzo a noi, Lei dimostra che nessuno sforzo è inutile, che ogni passo di riconciliazione richiede una parte importante di rinuncia, una forte dose di umiltà, di comprensione e di apertura alla vita e alla cultura degli altri. Grazie di accompagnarci sulla strada della guarigione e della riconciliazione. Grazie di pregare per noi come noi stessi Le assicuriamo di accompagnarLa, nel miglior modo possibile, sulla strada della Sua esigente missione.
Grazie, caro Papa Francesco, per le Sue parole incoraggianti e stimolanti. Abbiamo il desiderio di dirLe, come i discepoli di Emmaus a Gesù: «Resta con noi», ma sappiamo che la Sua presenza di pastore è attesa altrove, dove altri fratelli e sorelle hanno bisogno di essere confermati nella fede.
Buon viaggio, Santo Padre! Vegli su di Lei Gesù, insieme a sua Madre, la Vergine Maria e sua nonna, la Buona Sant’Anna.
Gli Uroni-Wendant Le direbbero Tiawenhk,
I Innu Tshinashkumitin,
Gli Innuit Qujannamiik,
Io Le dico a nome della grande famiglia che si trova qui, GRAZIE!
Durante la Santa Messa nel Santuario Sainte Anne de Beaupré alcuni manifestanti hanno alzato uno striscione con scritto "Annulla la dottrina", il quale fa riferimento alla dottrina della scoperta. Nonostante Francesco in questi giorni abbia espresso il suo dolore e manifestato il proprio dolore, alcune persone hanno scelto deliberatamente di disturbare la celebrazione eucaristica. Un chiaro fallimento, sia del sistema di sicurezza che dell'organizzazione liturgica.
Lungo la strada di ritorno dal Santuario Nazionale di Sainte-Anne-de-Beaupré, il Sommo Pontefice si è fermato ad incontrare gli ospiti del Centro di accoglienza e spiritualità Fraternité St Alphonse. Francesco è stato accolto nel giardino della struttura dal Direttore responsabile, il Reverendo Padre André Morency, dagli ospiti permanenti e da coloro che frequentano abitualmente il centro.
Al termine della visita, prima di congedarsi dai presenti, il Papa ha lasciato in dono un’icona della Vergine “Santissima Signora di Gerusalemme”.
Vespri nella Cattedrale di Notre Dame a Québec city
Nel pomeriggio il Santo Padre Francesco si è recato in auto alla Cattedrale di Notre-Dame de Québec dove, alle ore 17.15 (23.15 Città del Vaticano), ha presieduto la Celebrazione dei Vespri con i Vescovi, i Sacerdoti, i Consacrati, i Seminaristi e gli Operatori Pastorali.
Il Presidente della Conferenza Episcopale Canadese ha rivolto al Santo Padre un discorso di saluto.
Santo Padre,
con grande gioia e profonda riconoscenza saluto la Sua presenza in Canada a nome di tutti i miei fratelli Vescovi. La Sua risposta positiva al nostro invito e la Sua presenza, qui oggi, a Québec sono per noi una testimonianza di affetto molto apprezzata. Questa «Visitazione» per la Chiesa cattolica in Canada si inserisce nel contesto di una riconciliazione con le nostre sorelle e i nostri fratelli indigeni. Già alcuni di noi hanno incontrato Vostra Santità a Roma con le delegazioni delle First Nations, dei Métis e degli Inuit, venute a farLe visita presso la sede di San Pietro. A Sua volta, il Suo viaggio qui amplia questo cammino di riconciliazione a misura di tutti gli abitanti del nostro Paese. La Sua sola presenza è già promessa di alleanza, impegno a «camminare insieme» per abitare fraternamente una terra comune. La Sua venuta tra noi è un sostegno ai vostri fratelli Vescovi e ai loro collaboratori e collaboratrici, negli sforzi sostenuti per l’evangelizzazione e per la riconciliazione.
Nel racconto evangelico, se Elisabetta riconosce in Maria che la visita, la Madre del suo Signore, noi riconosciamo nel vederLa, Santo Padre, la misericordia del Signore che si offre a noi. Sappiamo bene che la Sua presenza è sinonimo di grande sforzo fisico e personale per Lei; sappiamo anche quanto gli incontri vissuti sono per noi espressione di uno sforzo reciproco da sostenere, per «camminare insieme» e aprire nuovi orizzonti con le nostre comunità. Possa il cantico di rendimento di grazie di Maria, pronunciato davanti a sua cugina Elisabetta, trovare un’eco attuale nei momenti da noi passati con Lei, sul suolo di tutte queste nazioni di cui siamo pastori. Se Maria dice: «Ha guardato l’umiltà della sua serva: d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata», con Lei, anche noi beati, aggiungiamo: Grandi cose ha fatto in noi l’Onnipotente: Santo è il suo nome!
Il Papa, durante l'omelia, ha chiesto: "come va la nostra gioia? Come va la mia gioia?" ed ha continuato "se vogliamo affrontare alla radice questi interrogativi, non possiamo fare a meno di riflettere su ciò che, nella realtà del nostro tempo, minaccia la gioia della fede e rischia di oscurarla, mettendo seriamente in crisi l’esperienza cristiana. Viene subito da pensare alla secolarizzazione, che da tempo ha ormai trasformato lo stile di vita delle donne e degli uomini di oggi, lasciando Dio quasi sullo sfondo. Egli sembra scomparso dall’orizzonte, la sua Parola non pare più una bussola di orientamento per la vita, per le scelte fondamentali, per le relazioni umane e sociali".
Francesco ha quindi parlato di due sguardi possibili: "Il primo, lo sguardo negativo, nasce spesso da una fede che, sentendosi attaccata, si concepisce come una specie di “armatura” per difendersi dal mondo. Con amarezza accusa la realtà dicendo: “il mondo è cattivo, regna il peccato”, e rischia così di rivestirsi di uno “spirito da crociata”. Stiamo attenti a questo, perché non è cristiano; non è infatti il modo di fare di Dio, il quale – ci ricorda il Vangelo – «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il Signore, che detesta la mondanità e ha uno sguardo buono sul mondo. Egli benedice la nostra vita, dice bene di noi e della nostra realtà, si incarna nelle situazioni della storia non per condannare, ma per far germogliare il seme del Regno proprio là dove sembrano trionfare le tenebre. Se ci fermiamo a uno sguardo negativo, invece, finiremo per negare l’incarnazione, perché fuggiremo la realtà, anziché incarnarci in essa. Ci chiuderemo in noi stessi, piangeremo sulle nostre perdite, ci lamenteremo continuamente e cadremo nella tristezza e nel pessimismo: tristezza e pessimismo non vengono mai da Dio". Ed ha invitato: "Siamo chiamati, invece, ad avere uno sguardo simile a quello di Dio, che sa distinguere il bene ed è ostinato nel cercarlo, nel vederlo e nell’alimentarlo. Non è uno sguardo ingenuo, ma uno sguardo che discerne la realtà".
Al termine della celebrazione dei Vespri, S.E.R. il Sig. Card. Gérald Cyprien Lacroix, ha accompagnato Francesco davanti alla tomba di San Francesco de Laval dove hanno sostato in preghiera silenziosa.
Il viaggio apostolico di Francesco continuerà, venerdì 29 luglio 2022, con l' incontro consueto con la comunità della compagnia di Gesù e con la comunità indigena del Quebec. Poi partirà in aereo per Iqaluit.