Diocesi di Roma

Dopo averne spedito uno in un ufficio inesistente, uno a Udine e l'altro in un ufficio a fare il firma carte ai laici, oggi tocca a Daniele Salera. Tutti si sono macchiati della grande colpa di non aver "lisciato" la corazza del Padrone. Ed è così che coloro che Renato Tarantelli ha individuato come nemici sono partiti, con capo chino, alla volta delle più sperdute realtà della penisola. Toccherà poi a Benoni Ambarus e a Paolo Ricciardi, non si salverà nessuno.

Come è noto "l'avvocato che non ce l'ha fatta" è stato recentemente nominato vescovo e vicegerente. Tarantelli continua ad aggirarsi per il Vicariato dicendo che sarà presente anche il Papa alla sua ordinazione. Sarebbe l'ennesima conferma di come Francesco governa di pancia (e che pancia!). Il fatto che a mettergli le mani in testa siano Christoph Schönborn, che Tarantelli ha conosciuto solo a motivo di una conferenza sulla Madonna delle Tre Fontane, e Michele Di Tolve, può rendere l'idea di come quest'uomo abbia sane relazioni e rapporti con i presuli che vivono qui in Vaticano o nell'Urbe. Schönborn è un ottimo esempio per "l'astro nascente". Si tratta di un uomo che ha usato e preso in giro per anni Benedetto XVI, incapace di relazionarsi con il suo clero e attaccato alla sua poltrona come pochi. A Vienna quando a Santa Marta si decideranno a mandarlo all'hospice riferiscono che stapperanno casse di RieslingSchönborn è entrato nelle grazie del Papa perché anche su Amoris Laetitia ha iniziato ad affermare delle cose che fino al 2013 non avrebbe mai detto. Del resto, la sua esperienza personale vale più del magistero della Chiesa. 

Per tornare a Tarantelli, la scelta del "principe del foro" è ricaduta su un motto d'eccezione: «semper orare et non deficere». C'è da dire che riguardo al "deficere", in diversi in Vicariato hanno utilizzato questo termine in riferimento a Tarantelli e non proprio in latino. 

Oggi un'altra pedina viene spostata su indicazione di quest'uomo che, pur essendo arrivato al Seminario Romano dopo aver fallito nella vita, ora governa il Vicariato di Roma. C'è da dire che questi "siluramenti" alla fine sono "aria fresca" per chi li subisce. Piuttosto che vivere in una realtà del genere è meglio andare a governare 4 preti e 100 anime. Tutti ricordano le sfuriate di Daniele Libanori all'interno del Consiglio Episcopale durante il caso Rupnik, prima, e durante la questione economico finanziaria, dopo. In quelle occasioni c'erano vescovi che avevano iniziato ad accusarsi, l'uno contro l'altro, riguardo alla fuori uscita di notizie. Uno di coloro che era stato preso di mira anche da Libanori era proprio Salera. Oggi, passato il tempo per poter prendere decisioni a sangue freddo ma con un bel po' di rancore, si è scelto di far saltare la sua testa. Del resto, dopo aver promosso il padre della menzogna Renato Taranteli, il Papa non poteva pensare di tenere nel Consiglio Episcopale ancora persone che non si sono piegate a questo governo dispotico.

Ai commentatori vaticani, quelli che hanno il feticcio per le fibbie e i papillon, certamente non sfuggirà che questi sono comunque tutti "uomini di Francesco". A Santa Marta funziona così. "Anche se sei stato nominato da me, io ti rimuovo quando mi pare e piace". È la triste fine che era toccata anche a Gianpiero Palmieri, il quale ora deve pelare non poche gatte nella diocesi di Ascoli Piceno, alla quale si è aggiunta anche la splendida eredità di Carlo Bresciani, il vescovo che tutti desiderano. 

Per questo motivo spesso abbiamo spiegato che non è utile "legare l'asino dove vuole il padrone". Se con qualcuno funziona, e in passato ha funzionato anche qui dentro, oggi con Francesco non funziona così. Puoi incensarlo h24 ma appena sgarri salti. 

Salera è il nuovo vescovo della diocesi di Ivrea, una piccola realtà del Piemonte che conta 205 mila anime. L'ex parroco di San Frumenzio a Roma era arrivato in Vicariato insieme a Riccardo Lamba e Baldassarre Reina, quando Papa Francesco li aveva nominati ausiliari il 27 maggio 2022. Uno è stato promosso, con tutti gli onori, ma i romani sono stati tutti silurati con un biglietto di sola andata.