In Ireland there are only 20 seminarians in the whole country. Does the Church have a problem?
Il 25 aprile 2023, S.E.R. Mons. Rino Fisichella, pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’Evangelizzazione, si è recato in Irlanda presso il St Patrick’s College di Maynooth per partecipare alla conferenza “Evangelizzazione e vocazione”.
“L’incontro con Cristo deve essere personale: gli occhi del Maestro devono essere sui miei, e solo allora l’incontro diventa una vocazione”, ha detto Fisichella. “Un buon sacerdote è sempre un miracolo di grazia… Non dimentichiamo la grazia sacramentale dell’ufficio sacerdotale. Aiuta a uscire da se stessi… preghiamo per i sacerdoti”.
L’evangelista Marco, ha detto Fisichella, ci mostra “la duplice reazione degli ascoltatori di Gesù: prima lo stupore e poi la consapevolezza che questo insegnamento è nuovo e impartito con autorità. La meraviglia e lo stupore sono segno di una conoscenza, sempre nuova, che si sta scoprendo. Lo stupore distrugge l’apatia e riempie la vita di entusiasmo. La meraviglia richiede di guardare con occhi nuovi ed è nemica dell’ovvio, come se tutto fosse passivamente soggetto alla ripetitività che porta alla noia. Stare davanti a Cristo non ammette neutralità; non si può incontrare il Signore e rimanere uguali, non è possibile, non è accettabile”.
Il Pro-prefetto ha parlato del ministero sacerdotale in una Chiesa sinodale rivolgendosi ad una platea desolante che sembra non rendersi conto della gravità della propria situazione. Solo oggi, infatti, i vescovi irlandesi si sono svegliati e hanno dato il via, proprio con questo evento, ad un anno sacerdotale e di preghiera per le vocazioni. “Siamo talmente intrisi di ideologia che abbiamo passato tutti questi anni a dire che non sono importanti i numeri ma la qualità. Il risultato? Non abbiamo né numeri né qualità. La superbia è una brutta malattia”, ha riferito un sacerdote impegnato nella pastorale vocazionale nel Paese.
L’Irlanda conta 5.020.199 anime. Di queste, il 78,20% sono cattoliche. Durante questo incontro, il rettore, don Tomás Surlis ha riferito che in tutto il Paese i seminaristi sono solo 20.
Si tratta di un territorio che è diviso in 4 provincie ecclesiastiche e conta 26 diocesi. Venti seminaristi significa che il futuro di questa Chiesa non c’è. All’incontro erano presenti più di cento delegati, tra cui vescovi, sacerdoti e direttori vocazionali. Un sacerdote che ha partecipato ha riferito: “Discorsi sempre orientati su questioni che nulla hanno a che fare con i veri problemi. Ci piangiamo addosso ma non facciamo nulla”.
Cambiare rotta
In effetti è questo il problema serio. S.E.R. Mons. Alphonsus Cullinan, presidente del Consiglio per le vocazioni, ha detto: “In questo momento in Irlanda abbiamo bisogno di più sacerdoti”. Che scoperta. Ma cosa offriamo oggi ai giovani? Una Chiesa che è consapevole di sé stessa oppure presentiamo noi stessi?
Le nostre strutture sono intrise di ideologia e la maggior parte di questi soggetti sono colmi di una idea di Chiesa che non esiste e non è mai esistita. Un’idea che ha animato la testa di gente che ha portato a “tirare a campare” per tutti questi anni e quando morirà non lascerà alcun futuro a chi verrà.
Il vescovo Eamon Martin ha parlato di scandali, motivo per cui i giovani non scelgono più questa vita. No, questo non è affatto vero. Cristo continua a chiamare e la Chiesa ha affrontato ben più gravi scandali lungo la storia. Pensiamo alla terribile piaga della simonia.
Oggi la pedofilia ha tutte le caratteristiche di questo grave morbo che ha afflitto la Chiesa per moltissimo tempo. Ancor oggi la storia ricorda questa pratica della Chiesa. Si trattava di un fenomeno diffuso ovunque, un fenomeno che ha coinvolto moltissimi indistintamente. Nonostante questo, però, Cristo non ha smesso di ispirare santi che richiamassero la Chiesa alla propria natura. Pensiamo a San Giovanni Gualberto, illustre figura del monachesimo, il quale non utilizzava certo mezzi termini. Ovunque si recava per intraprendere la vita monastica trovava soggetti simoniaci.
Giovanni non si scoraggiò. Denunciava chi era simoniaco e allo stesso tempo continuava a voler mettere a frutto la propria vocazione monastica. Questi santi non si scagliavano contro la Santa Chiesa di Dio senza alcuna distinzione ma si scagliavano contro i singoli perchè erano ben consapevoli che si trattava di persone che travisavano il messaggio evangelico e nulla avevano a che fare con la Chiesa di Dio. Oggi, come allora, però ci sono persone che utilizzano questo problema per attaccare anche la Chiesa che, invece, compie fedelmente il suo compito.
In Germania, addirittura, abbiamo dei successori degli apostoli che vogliono stravolgere la Chiesa di Dio con la scusa degli abusi. La Chiesa ha già vissuto tutto questo, nulla di nuovo sotto il sole. Stat crux dum volvitur orbis recita il motto dell’Ordine dei Certosini.
Oggi, quindi, la mancanza di vocazioni non è dovuta a nessuno scandalo e a nessun altro motivo se non alla nostra mancanza di fede. Se continuano a proporre una Chiesa che fa i balletti in piazza o che parla di ecologia, i giovani hanno ben altri posti dove andare a trovare tutto questo. Perchè un giovane dovrebbe entrare in seminario se c’è un Papa che ogni giorno parla male dei preti e dice che questi sono “chierici di stato”, “corrotti” e quant’altro?
Crediamo in Cristo?
In tutta questa realtà di desolazione, Mons. Derry Donal McKeown ha riferito che il modello di Chiesa del passato era “eccessivamente clericalizzato”. Questo è il problema. Eppure, nel passato le vocazioni c’erano. Oggi no. McKeown ci saprebbe spiegare perché? Per clericalizzato intendiamo che la gente credeva in ciò che professava?
Un giovane che oggi si affaccia alla realtà seminariale si trova di fronte, nella migliore delle ipotesi, un formatore che inizia a fare le pulci su come tiene le mani durante la Messa, se si inginocchia, se non si inginocchia, se prega in latino, se ha “amicizie particolari” e altre idiozie varie.
Tutte questioni che ci dicono più delle problematiche psicologiche che abitano questi formatori e non sulla fede o la vocazione del candidato.
Se sei A, devi essere B e se sei B, devi essere A. Si potrebbe scrivere un papiro sulle storie di giovani che non hanno neppure avuto la possibilità di farsi conoscere che già venivano spediti a casa come “rigidi”, a motivo delle loro esperienze in realtà tradizionali.
Se la valutazione delle vocazioni viene fatta in questo modo, possiamo benissimo metterci l’anima in pace e chiudere pure le nostre Chiese perchè fra qualche anno i sacramenti non li amministrerà nessuno. Certo, c’è sempre la possibilità di farli amministrare invalidamente a qualche emergente teologa. Va benissimo. Basta esser chiari e, sopratutto, “non piangersi addosso”.
D’altro canto, poi, ci sono anche le ammissioni al sacerdozio di soggetti che hanno tutta una serie di problematiche irrisolte ma che soddisfano le idee del formatore. “La pensi come me, sei come me”, allora va bene. Solitamente questi sono anche di una certa età. La diocesi di Roma, ad esempio, ne vanta ben tre esempi. Uno di questi sarà ordinato fra poco ed un altro è stato ordinato qualche anno fa ed ha già creato numerosi problemi in tutta la Chiesa di Roma e nel Vicariato.
Personalismi. Null’altro che personalismi. La Chiesa di questi ultimi anni è divenuta una Chiesa autoreferenziale e ha smesso di occuparsi di Gesù Cristo. Questo è il vero motivo per cui molti giovani preferiscono non intraprendere il cammino verso il sacerdozio.
Questa, e molte altre, sono le sfide che dovrà affrontare anche il nunzio apostolico Luis Mariano Montemayor, nominato a febbraio da Papa Francesco quale nuovo nunzio apostolico in Irlanda. La problematica, però, non tocca solo l’Irlanda ma numerosi altri Paesi fra cui anche l’Italia. E mentre Francesco fa la guerra ai piccoli seminari diocesani, lascia che le comunità laicali abbiano loro propri seminari (con pochissimi seminaristi) nei quali insegnano tutto tranne che il magistero e l’obbedienza alla Chiesa. Questa schizofrenia sta fomentando un clima che porterà presto ad una esplosione inevitabile.
L.S
Silere non possum