Il processo che si sta svolgendo nello Stato della Città del Vaticano continua a far luce su un pontificato che ha dell’incredibile. Francesco viene osannato da qualunque ambiente purché sia lontano dalla dottrina cattolica. La stampa italiana, come hanno evidenziato bene i giornalisti esteri, è tutta piegata al pontefice argentino e nulla di ciò che fa di assurdo viene messo in risalto. Silere non possum ha più volte ribadito come Francesco appaia in un modo, ha certamente un ottimo entourage mediatico, ma in realtà nella pratica ha diverse difficoltà con il suo “Superiore”. Una misericordia decantata ma poco applicata.

Basti guardare al trattamento riservato ad Enzo Bianchi, ai vescovi che non la pensano come lui e a quei collaboratori che, per avergli dato qualche consiglio diverso dal suo pensiero, ora sono nunzi nelle parti più recondite del globo.

Lo abbiamo visto anche in tv da Fabio Fazio, acclamato da migliaia di soggetti che elogiano le sue parole contro la guerra ma poi fanno parte dei partiti che finanziano le armi. Francesco è divenuto il Papa dell’incoerenza e con il tempo stanno emergendo tutti i lati oscuri di questo pontificato.

Dopo aver firmato alcuni rescritti che modificano completamente la normativa procedural penale, Francesco ha voluto avviare un processo che ha dell’incredibile. Tutto l’ordinamento è stato travolto e sono stati incaricati dei soggetti incompetenti per portare avanti un’indagine che ha tutta l’aria di essere una messa in scena. Mentre avanzava l’apparato ufficiale di indagine, il quale già imbarazza, Bergoglio ha deciso però di assodare alcuni suoi “fedelissimi” collaboratori per portare avanti una indagine parallela, ancor meno legale di quella ufficiale.

Addirittura Mons. Edgar Peña Parra ha spiato Gianluigi Torzi grazie ad un sistema di video camere installato nel suo ufficio a Londra. Mons. Alberto Perlasca, il quale vive con Francesco a Santa Marta, ha registrato il Cardinale Becciu durante un pranzo che ha organizzato come una trappola. In Vaticano c’è uno stato di polizia insopportabile che sta mettendo a dura prova la salute psicologica di preti e laici al servizio della Santa Sede.

L’attività dei promotori di giustizia, come abbiamo più volte evidenziato, è completamente contraria alla legge e a guidare quell’ufficio ci sono soggetti che non hanno alcuna competenza in diritto vaticano. Il principio di legalità è sparito. Anche le accuse formulate ai danni di Tommaso Di Ruzza sono state completamente smontate dall’ex direttore dell’AIF.

Chi è Di Ruzza? 

Tommaso Di Ruzza ha lavorato per l’Autorità d'Informazione Finanziaria Vaticana fin dalla nascita voluta da Benedetto XVI. Ne è diventato vicedirettore nel 2014 e direttore l’anno seguente. Durante l'interrogatorio innanzi ai magistrati, voluto dal Presidente Giuseppe Pignatone al fine di sanare i numerosi pasticci compiuti da Alessandro Diddi, l'ex direttore dell'AIF ha fornito tutte le prove necessarie a smontare le accuse che gli venivano mosse per l'utilizzo della sua carta di credito di servizio.

Di Ruzza, difatti, non solo non ha mai commesso peculato ma addirittura aveva chiesto che il 50 % del denaro che gli spettava come stipendio, dopo che lo hanno cacciato infamandolo, venisse devoluto direttamente all'Elemosineria Apostolica per finalità caritative.

A seguito della numerosa mole di documenti che Di Ruzza ha presentato e che hanno distrutto l'impianto accusatorio dei promotori di giustizia, nell'ultima udienza sono stati costretti a chiedere l'archiviazione per l'accusa di peculato che era stata formulata.

Come già abbiamo evidenziato più volte, l'investimento sul palazzo londinese, era ben noto sia al Segretario di Stato, sia al Sostituto ed anche al Santo Padre. Tutti hanno lavorato perchè quel denaro andasse in quell'investimento. Oggi però, visto che non tutto è andato come speravano, vogliono recuperare il denaro che hanno perso e quindi instaurano un processo per prendere i soldi illecitamente a coloro che hanno lavorato per loro. In questa lettera inedita, emerge come lo stesso Pietro Parolin, segretario di stato, ha addirittura chiesto un prestito

Si richiede a codesto Istituto l'erogazione di un finanziamento di Euro 150.000.000 (centocinquanta milioni di euro) da ottenere in tempi brevi. Detto finanziamento potrà prevedere una scadenza biennale e l'Istituto percepirà una remunerazione annuale allineata a quella che il mercato internazionale prevede per i finanziamenti di Paris scadenza erogati alle autorità sovrane di stato con un rating AAA.

Tempi brevi, riservatezza sono queste le richieste formulate dall'uomo di fiducia di Bergoglio. Nella lettera anche un preambolo proprio dove si parla della trasparenza che il Pontefice ha richiesto.

G.M.

Silere non possum