The Catholic Church in Nicaragua is in danger. The United Nations and the Supreme Pontiff must take a clear stand against these violations of human rights.

Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 18 - Dichiarazione universale dei diritti umani

Da diverso tempo in Nicaragua il clima, in particolare nei confronti della Chiesa Cattolica, sta divenendo sempre più insopportabile e pericoloso. Il governo di Daniel José Ortega Saavedra sta mettendo in atto gravissime violazioni dei diritti religiosi e della libertà di espressione.  Nella giornata di ieri, 15 agosto 2022, la diocesi nicaraguense di Siuna ha denunciato l'ennesimo arresto arbitrario di un sacerdote. Si tratta del Rev.do Sac. Óscar Benavidez, parroco della parrocchia Espíritu Santo nel comune di Mulukuku, nella regione autonoma dei Caraibi del Nord del Nicaragua". Benavidez è il terzo sacerdote arrestato quest'anno in Nicaragua e il nono ad essere detenuto dalla polizia in modo arbitrario, tra questi figura anche il vescovo S.E.R. Mons. Rolando Álvarez e altri cinque sacerdoti rinchiusi dal 4 agosto 2022 nel palazzo vescovile della diocesi di Matagalpa (nord). Le autorità hanno aperto un'indagine su Alvarez con l'accusa di aver tentato di "organizzare gruppi violenti" e aver incitato ad "atti di odio" per destabilizzare il Paese. Accuse destituite di ogni fondamento, in quanto il prelato ha solo organizzato dei momenti di preghiera. Il regime sandinista ha quindi scelto di scagliarsi contro la Chiesa Cattolica nicaraguense.

Divieti e persecuzioni

Nei giorni scorsi la polizia ha notificato all'Arcidiocesi di Managua che per "motivi di sicurezza" è stata vietata la processione di chiusura del congresso mariano e la fine del pellegrinaggio dell'immagine della Vergine di Fatima.

L'arcidiocesi di Managua, presieduta da Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Leopoldo José Brenes Solórzano, ha informato che "dando testimonianza di tolleranza e spirito di pace, nelle circostanze che il nostro Paese sta vivendo attualmente, rende noto che (...) la polizia ci ha informato che per motivi di sicurezza interna la processione non è autorizzata a svolgersi".

In vista del provvedimento della polizia, la Chiesa di Managua ha chiesto ai fedeli di recarsi sabato alla cattedrale "arrivando a piedi o con i loro veicoli privati" per "pregare per la Chiesa e il Nicaragua".

Nei mesi scorsi il governo ha espulso un gruppo di religiose appartenente alla Congregazione delle Missionarie della carità, ha ordinato la chiusura di otto stazioni radio cattoliche, ha ordinato la cancellazione della programmazione televisiva in abbonamento di tre canali cattolici e ha ordinato di far irruzione in una parrocchia.

Ortega ha definito "terroristi" i vescovi nicaraguensi i quali hanno la gravissima colpa di aver agito come mediatori in un dialogo nazionale volto a trovare una soluzione pacifica alla crisi che il Paese sta vivendo dall'aprile 2018.

Anche al parroco di Terrabona, comune della città settentrionale di Matagalpa, 127 km a nord di Managua, e sede della diocesi presieduta dal vescovo Rolando Alvarez, è stato vietato di organizzare processioni.

La rottura con la Santa Sede 

Il 6 marzo 2022 S.E.R. Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, Nunzio Apostolico in Nicaragua è stato espulso dal Paese

Sommertag era arrivato in Nicaragua nel 2018 proprio quando esplodevano le proteste contro il Governo di Daniel Ortega. La Chiesa locale è stata attenzionata dal governo per aver sostenuto la popolazione. Furono assaltate le chiese dai paramilitari e minacciati i vescovi. Il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Managua, S.E.R. Mons. Silvio Josè Baez, nel 2019 è stato costretto a lasciare il Paese e ora vive a Miami.
In questo contesto il Nunzio ha cercato di tenere il dialogo aperto con il Governo consumando anche qualche frizione con la Chiesa locale. La volontà era quella di utilizzare gli strumenti diplomatici per pacificare il Paese. Nel 2019 Sommertag fu anche mediatore nei colloqui tra governo e oppositori. Negli anni la situazione è divenuta sempre più insostenibile anche perché i familiari dei tanti prigionieri, molti dei quali oppositori al governo di Ortega, avevano chiesto al Nunzio una sua mediazione per la liberazione. Una vicinanza, questa, che non è piaciuta ad Ortega. La situazione è precipitata perché il Nunzio avrebbe utilizzato anche l'espressione prigionieri politici. Nel novembre 2021 arriva il primo segnale di frizione con la Santa Sede, il Nicaragua toglie al Nunzio Sommertag il titolo di "decano degli ambasciatori", riconoscimento che nei Paesi a grande maggioranza cattolica viene dato al Nunzio della Santa Sede.

L'ambasciatrice del Nicaragua presso la Santa Sede, Elliette del Carmen Ortega Sotomayor, che aveva presentato al Papa le sue credenziali nell'aprile 2021, è stata ritirata a settembre. Avrebbe dovuto essere sostituita da Sandy Anabell Dávila Sandoval, che però non ha mai presentato le lettere credenziali. Sarebbe stato il terzo cambio di ambasciatore nel giro di un anno.

Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

Articolo 2 - Dichiarazione universale dei diritti umani

La diplomazia del silenzio

Alla sessione straordinaria del Consiglio Permanente dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) di venerdì 12 agosto 2022, il Rev.do Mons. Juan Antonio Cruz Serrano, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'OSA, ha espresso "preoccupazione" da parte della Santa Sede per la situazione in Nicaragua. Serrano non ha fatto esplicito riferimento alle particolari vessazioni e persecuzioni subite dalla Chiesa cattolica nel Paese in questo momento. "La Santa Sede non può fare a meno di esprimere la sua preoccupazione a questo proposito, assicurando a coloro che sono impegnati nel dialogo come strumento indispensabile di democrazia e garante di una civiltà più umana e fraterna che collaborerà sempre", ha detto.

L'Organizzazione degli Stati Americani si è riunita in un'assemblea straordinaria per condannare il governo di Daniel José Ortega Saavedra  per le sue ultime azioni contro la libertà di religione e di espressione. La risoluzione è stata approvata con 27 voti a favore. Nel testo, gli Stati hanno condannato "la chiusura forzata delle organizzazioni non governative e le vessazioni e le restrizioni arbitrarie imposte alle organizzazioni religiose e a quelle critiche nei confronti del governo nicaraguense".

A favore hanno votato: Antigua and Barbuda; Argentina; The Bahamas, Barbados; Belize; Brazil; Canada; Chile; Costa Rica; Dominica; Dominican Republic; Ecuador; Grenada; Guatemala; Guyana; Haiti; Jamaica; Panama; Paraguay; Peru; Saint Lucia; Suriname; St. Kitts and Nevis; Trinidad and Tobago; Uruguay; Venezuela; United States.

Hanno votato contro: St. Vincent and the Grenadines

Astenuti: Mexico; El Salvador; Bolivia; Honduras

Assenti: Nicaragua; Colombia.

L'appello al Sommo Pontefice

Nei giorni scorsi, diverse organizzazioni hanno inviato una lettera al Papa chiedendogli di intervenire. In una dichiarazione rilasciata all'AFP, anche Bianca Jagger si è rivolta a Sua Santità Francesco: "La prego, imploro il Santo Padre di non abbandonare i suoi vescovi e sacerdoti, in particolare monsignor Rolando Álvarez, la cui vita è in pericolo".

La situazione in Nicaragua è particolarmente delicata e, di conseguenza, la diplomazia della Santa Sede è costretta a essere molto cauta nelle parole e nei movimenti, soprattutto dopo l'improvvisa espulsione del nunzio a marzo. Per questo motivo, attraverso il suo rappresentante permanente presso l'OSA, la Santa Sede ha chiesto "percorsi di comprensione basati sul rispetto e sulla fiducia reciproca" e di cercare "soprattutto il bene comune e la pace".

Purtroppo però bisogna sottolineare come questa vecchia strategia del non prendere una posizione chiara sta dimostrando che, seppur ha funzionato molto bene negli anni passati, oggi non può più funzionare. È necessaria una presa di posizione chiara ed una condanna di tutti quegli atti che vanno a mettere in pericolo diritti umani fondamentali come la libertà religiosa e la libertà di espressione. Il Santo Padre Francesco che chiama al telefono qualunque soggetto di questa terra, compresi anche presbiteri che amano ballare nelle Chiese piuttosto che pregare, farebbe bene a chiamare un suo vescovo che si ritrova agli arresti domiciliari solo perchè ha fatto il suo dovere. Sarebbe forse il momento che Francesco alzi la sua voce contro queste gravi violenze durante l'angelus domenicale. 

Anche il collegio cardinalizio negli ultimi mesi ha espresso più volte preoccupazione per il trattamento che viene riservato ad alcuni porporati nel mondo. "Purtroppo il rispetto e anche le garanzie che venivano riservate, o meglio dovrebbero essere riservate, ai membri del collegio cardinalizio, oggi non vengono minimamente rispettate. Questo è il frutto di una comunicazione volta a far credere al mondo che questi erano privilegi per i singoli e non a tutela della collettività" ha riferito un porporato a capo di un dicastero della Curia Romana.

La diplomazia è uno strumento fondamentale ed utilissimo, bisogna però saperlo utilizzare e non avere paura di perdere consenso ma di salvare gli interessi della Santa Sede e dei fedeli cattolici nel mondo. Infine, visto che il Nicaragua è firmatario della Dichiarazione universale dei diritti umani, attendiamo un intervento da parte delle Nazioni Unite, in particolare della Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

d. L. Z.