Pope Francis received Volodymyr Zelens'kyj.

Alle ore 10.10, il presidente Volodymyr Zelens’kyj è atterrato all’aeroporto di Roma Ciampino nella Repubblica Italiana. Subito dopo, alle 10.24, ha twittato “Oggi a Roma incontrerò Sergio Mattarella, Giorgia Meloni e Papa Francesco”. La seconda parte del tweet è quella che ha fatto storcere il naso oltre Tevere: “Una visita importante per avvicinarsi alla vittoria dell’Ucraina”. 

“È chiaro – ha riferito un addetto della Segreteria di Stato – che quest’uomo vuole strumentalizzare il Papa per una narrazione unilaterale”. Ad allarmare la Terza Loggia, però, aveva già contribuito Mykhailo Podolyak, consigliere politico di Zelens’kyj, il quale questa mattina ha rilasciato una dichiarazione al quotidiano italiano Corriere della Sera. 



Volodymyr Zelens'kyj e Papa Francesco nel febbraio 2020

La Pace a tutti i costi

All'affermazione "il Vaticano deve riconoscere che la Russia è un aggressore", del giornalista Lorenzo Cremonesi, Podolyak risponde: «Forse il Vaticano è pronto a dimostrare una comprensione molto più profonda di questi temi. Forse è anche pronto a riconoscere che la Russia, in modo assolutamente unilaterale, ha scatenato una grande guerra convenzionale non provocata, come il mondo non affrontava dai tempi della Seconda guerra mondiale. Allora sarà anche chiaro che, in questa fase della guerra, non è necessario parlare meccanicamente di negoziati. Il punto di partenza per i negoziati deve essere il ritiro completo dei gruppi armati russi dal territorio dell’Ucraina sino ai confini del 1991. Ogni concessione territoriale è fuori questione. Inoltre ogni negoziato necessita la nostra attiva presenza».

È chiaro che queste non sono condizioni alle quali la Santa Sede potrà piegarsi se vuole essere considerata un "mediatore". Sembra che l'Ucraina voglia degli alleati, non dei mediatori. Il cardinale Pietro Parolin, nonostante si sia dimostrato molto imprudente in queste ore, ha comunque tirato il freno senza entrare in particolari in merito alla visita odierna: "Anche noi, come Santa Sede, sotto la guida di Papa Francesco, stiamo cercando di dare il nostro pieno contributo e di fare ogni sforzo per trovare una soluzione politica e diplomatica a questa crisi, che sta davvero distruggendo un Paese". 

Del resto è chiaro che la posizione della Santa Sede non viene compresa, e non vuole essere compresa, da tutti quegli Stati che hanno un interesse politico in questa guerra. È chiaro a tutti che Vladimir Vladimirovič Putin ha commesso gravi errori. Non si tratta solo dell'attuale guerra da lui scatenata ma anche di numerose altre attività che dimostrano come quest'uomo ha manie di potere dittatoriali e disconosce qualunque principio democratico, umano. Ciò non significa che, sopratutto in questo momento, si debba a tutti i costi alimentare un conflitto insensato.

L'Ucraina e quell'atteggiamento insopportabile

L'atteggiamento adottato da Zelens'kyj e i suoi uomini in questi mesi terribili di guerra sembra molto quello del bambino che sfida il suo nemico perchè dietro di lui ha il compagno più forte. A questo sistema la Santa Sede non può chinarsi. "Dobbiamo essere mediatori, super partes, non certo alimentatori di un conflitto per favorire una parte e portarla alla vittoria, come scrive nel suo tweet", riferisce un diplomatico della Segreteria di Stato.

Uno dei più attivi è stato proprio Andrii Yurash, ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, il quale, a suon di tweet e dichiarazioni, ha sempre lavorato per colpire ogni azione oltre Tevere. Prima hanno criticato la visita che Francesco all'Ambasciata Russa presso la Santa Sede, poi hanno detto che non è abbastanza quanto detto o fatto perché bisogna dire che la Russia è colpevole ed è l'unica colpevole, poi hanno lanciato una lunga e petulante critica per quanto riguarda la scelta di mettere una donna russa ed una ucraina sotto la stessa croce durante la via crucis al Colosseo del 2022. In sostanza sembrano non aver capito l'essenza del Papa, della Chiesa Cattolica e della stessa Santa Sede. 

"Francesco doveva andare a Kiev. A tutti i costi. Anche se questo poteva diventare davvero un problema serio a livello europeo e non solo", continua il diplomatico. Tutte condizioni alle quali la Santa Sede non può piegarsi. Altresì, in Terza Loggia sono consapevoli del fatto che non funzioneranno le medesime "tradizioni diplomatiche" che sono state utilizzate fino al 2013. Oggi, tutto dipende dal Papa che con i suoi gesti può mettere a dura prova la "macchina diplomatica". Uno di questi è stato proprio qualche giorno fa quando Francesco sul volo che lo riportava in Italia dall'Ungheria ha reso pubblica una trattativa che "doveva necessariamente restare SEGRETA (e lo sottolinea più volte)".

L'incontro storico 

Nel discorso che hanno preparato a Francesco, questa mattina davanti agli ambasciatori di Islanda, Bangladesh, Siria, Gambia e Kazakistan, lo hanno fatto ribadire: "La Santa Sede, secondo la propria natura e la propria missione, è impegnata a proteggere l'inviolabile dignità di ogni persona, a promuovere il bene comune e a favorire la fraternità umana tra tutti i popoli". La "neutralità" della Santa Sede le permette di "contribuire meglio alla risoluzione dei conflitti", ha detto il Papa. E ha chiarito che non si tratta di una nutralità etica me quella che permette di avere “una posizione ben definita nella comunità internazionale che le permette di meglio contribuire alla risoluzione dei conflitti e di altre questioni”.

Alla ore 16.10 il Presidente Zelens'kyj è arrivato nello Stato della Città del Vaticano, presso il “Fungo”, all’ingresso posteriore dell’Aula Paolo VI, dove è stato accolto dal Rev.do Mons. Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia. Il colloquio si prospetta difficile in quanto Zelens'kyj è giunto in Italia per chiedere aiuti militari e continua a parlare di "vittoria" non di Pace. La Santa Sede, chiaramente, tutto questo non può favorirlo.

L.M. e S.I

Silere non possum