The priest of Sanremo (Italy), victim of revenge porn, is accused by the bishop rather than defended.

Nelle scorse ore abbiamo evidenziato come S.E.R. Mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia - Sanremo, ha reso pubblico un comunicato, con nome e cognome del presbitero, dove si accaniva su un suo sacerdote annunciando di aver avviato anche una indagine previa [qui].

Il sacerdote, però, non ha commesso alcun delitto ma, anzi, è stato vittimi di reati gravissimi quali: ricettazione e revenge porn. Antonio Suetta, ex rettore del Seminario vescovile di Albenga - Imperia, ha però scelto di esporre il prete al pubblico ludibrio e non ha speso alcuna parola in merito a colui che si è macchiato di questi gravi reati.

Il risultato è chiaro, qualunque presbitero può essere vittima di qualunque reato, tanto, sia il vescovo sia l'opinione pubblica, si dovrebbero concentrare sull'operato del sacerdote. A noi sembra di sentire quella retorica degli anni 50: "È stata stuprata ma aveva la gonna corta. Un po' se l'è cercata". Per fortuna, però, molte persone ci hanno scritto dicendosi scandalizzate più dall'atteggiamento del vescovo che del sacerdote.

In queste ore, grazie all'inerzia del Vescovo Suetta e del suo atteggiamento moralistico, il giovane autore del reato ha pensato bene di pubblicare il video ritraente il sacerdote nudo su diversi social. Il ragazzo è quello ritratto in foto, non ne conosciamo il nome esatto ma la sua foto è questa e viene pubblicata proprio come è stato fatto con quella del sacerdote in questione. Addirittura ha inviato alla nostra redazione l'intera registrazione. Tale comportamento aggrava certamente la sua posizione e abbiamo già formalizzato una denuncia a suo carico. Non ci soffermiamo sull'inerzia anche di quegli organi che avrebbero il dovere, per legge, di applicare immediate misure cautelari ma vorremmo chiederci se il vescovo pensa di spendere una sola parola a difesa dei suoi preti.

Anche le piattaforme come Facebook, ecc.. che censurano qualsiasi contenuto religioso e non permettono ai presbiteri di appellarsi con il titolo di "don", non dovrebbero bloccare tali contenuti che sono il risultato di un reato? Silere non possum ha inviato formale comunicazione al Questore e ha chiesto l'immediata rimozione di questi contenuti. 

Diverse persone hanno ricevuto questo video, ricordiamo anche ai presbiteri, che l'articolo 612 ter punisce con pene severe anche coloro che, semplicemente, diffondono il video. L'invito, quindi, è quello di cancellare immediatamente e denunciare. 

La fraternità sacerdotale

Davanti a questi avvenimenti, è necessario imparare a concentrarsi su chi ha commesso il delitto e non su chi ha commesso un peccato. Nella Chiesa, oggi, non abbiamo ben chiara questa distinzione. Chi commette un peccato ne risponde davanti al Signore e con il proprio confessore; chi commette un delitto deve essere condannato e deve riparare a ciò che ha fatto. Anche fra presbiteri è necessario imparare quel sano spirito di “corporazione”, finalizzato a tutelarci e ad aiutarci. Non si sente affatto il bisogno di giudizi o condanne. Oggi è un video, domani una calunnia e dopo domani un candeliere in più. Si farà presto a decimare interi presbiteri. Nessuno, ma proprio nessuno, è in grado di fare la morale agli altri. Ciò che riguarda il foro interno è ambito del confessore, del direttore spirituale; ciò che riguarda il foro esterno deve restare slegato dal foro interno. Altrimenti, lì nasce l’abuso. Ne parla chiaramente Padre Dysmas de Lassus nel suo libro: Schiacciare l’anima

S.I.

Silere non possum