Today, the seventeenth hearing in the Vatican's trial on the London Palace took place. In the courtroom Fabrizio Tirabassi was questioned.

Le udienze precedenti

Nella 17° udienza del processo Sloane Avenue al banco degli imputati si è seduto il dottor Fabrizio Tirabassi, 56 anni, collaboratore dell'ufficio amministrativo. Iniziata alle 10 è terminata alle 14.30. L'uomo ha tratteggiato quanto avvenuto in particolare in riferimento all'affaire Mosquito in Angola. Ma prima soffermiamoci su un documento depositato ieri in aula dagli avvocati di una degli imputati.

La memoria di Cecilia Marogna

La sig.ra Cecilia Marogna, ieri ha fatto pervenire al Tribunale una memoria di una ventina di pagine (in fondo all'articolo) nella quale fornisce la sua versione dei fatti in merito alla collaborazione con la Segreteria di Stato, la quale, come ha riferito anche il Cardinale Becciu, fu avvallata dal Papa in persona. La donna racconta, inoltre, alcuni particolari in riferimento a Domenico Giani, al tempo Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano ed ora caduto in disgrazia. Francesco infatti lo ha rispedito a casa nel 2019. In Vaticano i metodi di Giani non sono mai piaciuti, l'uomo viene definito come "montato" e dal racconto che fornisce la Marogna se ne ha solo la conferma. Inoltre, oltre Tevere si dice che il Papa non abbia apprezzato i lavori che ha fatto alla sua "casa".

Scrive Marogna:

"Nel febbraio 2018 i servizi di intelligence marocchini DST (Directorate of Territorial Surveillance, e DGSN General Directorate of National Security), comunicano sia a me che alla società Inkerman che il Comandante Giani aveva preso l'iniziativa di contattarli per esporre il suo interesse diretto, e di conseguenza del Vaticano, per proporre senza schermi di protezione una trattativa negoziale al fine di pagare un riscatto per la liberazione della religiosa [Suor Gloria Narváez ndr], situazione che creò non pochi disguidi negli equilibri costruiti nei mesi prima e che mi portarono immediatamente a riferire al Cardinale Angelo Becciu di quanto accaduto, così da intervenire tempestivamente per contenere il danno relazionale e di esposizione del Vaticano. Il Cardinale Angelo Becciu mi disse che considerata la gravità dell'iniziativa, non condivisa ex ante da Giani, e quindi non precedentemente autorizzata, aveva reputato opportuno riferire l'accaduto direttamente a Papa Francesco, che a sua volta prese in mano la situazione e, secondo quanto riferito, parlò lui direttamente con Giani assicurandosi che non avrebbe mai più preso nessun tipo di iniziativa di questa portata in relazione ad una questione estremamente delicata che metteva ad alto rischio il Vaticano.."

Da queste parole si evince, quindi, non solo che il Papa era al corrente di quanto la donna faceva in favore della Santa Sede ma interveniva addirittura a correggere le manie di protagonismo dei suoi uomini. Certo, Marogna non ha mai incontrato Papa Francesco ma era Becciu a spiegare al Papa cosa accadesse. Il cardinale ricevette l'autorizzazione a muoversi per far si che la suora venisse liberata, per questo chiese alla Marogna di metterlo in contatto con Inkermann, la società inglese.

Durante l'interrogatorio al Cardinale Becciu, il Promotore di Giustizia Aggiunto gli ha anche chiesto conto di un pernottamento che la sig.ra Marogna avrebbe fatto nel suo appartamento. Giustamente ci si chiede, come mai il PdG è al corrente di questo particolare? Vorremmo ricordare che questo non è un procedimento canonico (il quale peraltro non avrebbe motivo di esistere) ma si tratta di un procedimento penale dello Stato. Non è lecito quindi, nè al Promotore nè ad altri, indagare o fare illazioni sulla vita privata di un imputato. Ma, come abbiamo visto questo non è un processo penale ma uno show televisivo e quindi la Gendarmeria Vaticana nel 2020 decise di carpire questi frame immagine delle telecamere del Palazzo del Santo Uffizio controllando tutto ciò che faceva il Cardinale Becciu. Sì, non si tratta di The Young Pope, neppure di telefilm americani. Siamo nello Stato del Papa. Tutte queste attività sono state autorizzate da Francesco con i famosi Rescripta e ovviamente il Papa è stato informato di tutti i risultati investigativi. Come può Francesco, emblema di Misericordia e Libertà, permettere tutto ciò?

L'udienza di oggi: Fabrizio Tirabassi

In aula questa mattina il dottor Tirabassi. L'uomo è stato assunto nel 1987 e si è occupato della questione finanziaria dagli anni novanta, ha sottolineato che la Segreteria di Stato aveva un bilancio a parte, separato da quello dei dicasteri. Ha riferito anche lui che solo nell'ultimo periodo, da quando il Papa la istituì, il bilancio era stato discusso con la Segreteria per l'Economia. Precedentemente la Prefettura degli Affari Economici aveva soprattutto una funzione di controllo sui bilanci.

Le accuse nei suoi confronti sono peculato, corruzione, estorsione, truffa e abuso d'ufficio. Nell'udienza, durata circa 4 ore, l'imputato ha riferito: "Tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013, Mons. Becciu chiese a Mons. Perlasca di valutare la proposta di un imprenditore angolano, Mosquito, che il Sostituto conosceva dai tempi in cui era Nunzio in Angola come benefattore della Nunziatura stessa. Ma non c'erano sufficienti garanzie finanziarie per un investimento della Santa Sede nei giacimenti petroliferi in Angola".

Ha poi riferito che anche Sua Eminenza il Sig. Card. Tarcisio Bertone, "chiese di valutare la questione del giacimento petrolifero".  Ha continuato: "Si era pensato di coinvolgere nell'affare anche il fondo pensioni Eni, che era leader sul posto. Sarebbe stata usata la loro tecnologia per le estrazioni. Si trattava di acquisire il 5% della società Sonagol, che si occupava di estrazioni petrolifere. Mosquito chiese alla Segreteria di Stato di intervenire come finanziatore per questo 5%". Solo in questo momento, ha detto Tirabassi, entrò in gioco il finanziere Enrico Crasso, il quale aveva l'incarico di valutare la fattibilità  di questo investimento finanziario. Fu Crasso ad interessare il Credit Swisse di Londra, il quale propose Raffaele Mincione come gestore finanziario, in quanto dotato di esperienza anche in campo petrolifero. A fine 2013, per il relativo studio di fattibilità eseguito dal finanziere Mincione. Tirabassi ha riferito che la Santa Sede anticipò cinquecento mila dollari. Mincione fece una "due diligence" sull'investimento di circa un anno e mezzo. Inizialmente, la cosa sembrava positiva e fu lo stesso Mincione a suggerire di iniziare la costruzione di un fondo, l'Athena Commodities Fund, per gestire l'investimento. Dopo un anno, però, l'affare in Angola non andò in porto perché "nel suo rendiconto finale Raffaele Mincione affermò che non c'erano sufficiente garanzie finanziare per l'investimento". Addirittura la Banca UBS ritirò la propria partecipazione per preoccupazioni di tipo geopolitico.Ha poi precisato: "Se ci fossero state garanzie probabilmente la cosa sarebbe stata portata alla firma del Santo Padre". "Mi ero meravigliato della contemporaneità dell'investimento sui giacimenti petroliferi in Angola con l'enciclica Laudato sì di Papa Francesco", ha detto Tirabassi alludendo ad una probabile incompatibilità fra l'attenzione che il Papa riserva ai temi dell'ambiente e la natura dell'investimento che si sarebbe dovuto fare in Angola.

Tirabassi ha detto che, quando è entrato in Segreteria di Stato, c'era un Fondo con ufficio dedicato alla raccolta delle offerte nella Segreteria di Stato della Santa Sede, e le donazioni erano gestite aprendo conti dedicati in varie banche e istituti corrispondenti (IOR, APSA; Credito Artigiano, Poste Italiana e altre ancora), tanto che solo nell'Isituto per le Opere di Religione vi erano circa un'ottantina di conti correnti. A metà anni novanta si opta per una gestione più snella. Resta un unico Obolo in cui convergono tutte le risorse. Dalla testimonianza di Tirabassi, quindi, si evince una conferma della testimonianza fornita dal Cardinale Becciu in merito sia alle questioni economiche della Segreteria di Stato della Santa Sede sia dell'affaire angolano.

Le prossime udienze

I prossimi appuntamenti saranno il 30 maggio, il 31 maggio. Poi a giugno il 1, il 6 e il 7, il 22 e 23.  Nel mese di luglio ci sarà udienza il 7, 8, 14 e 15. Il giorno 30 sarà interrogato Enrico Crasso.

M.I.

Silere non possum 

Memoria Sig.ra Cecilia Marogna 19.05.22