Cardinal Angelo De Donatis presided over the Abbey Blessing of Dom Luca Fallica

Sabato 13 maggio 2023, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto abate, l'eminentissimo signor cardinale Angelo De Donatis, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma ha presieduto la solenne celebrazione della benedizione abbaziale del Rev.mo Abate ordinario di Montecassino, Dom Luca Fallica. Alla celebrazione hanno preso parte S.E.R. Mons. Emil Paul Tscherrig, Nunzio Apostolico in Italia e San Marino e S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo, segretario del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.  Montecassino è un "luogo fecondo di storia, d’arte, di cultura e di santità, Montecassino rappresenta un’eredità ricca di memoria e ti invita, caro dom Luca, ad imitare lo scriba divenuto discepolo del Regno, che “estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”, esercitando la sapienza profonda di chi sa tornare alle radici per restituire linfa vitale che produce frutti abbondanti", ha detto il cardinale nell'omelia. "Potremmo dire che il vostro, quello della vita monastica - ha sottolineato De Donatis - è il compito di quelli che devono risvegliare tutti gli altri ad avere desideri ardenti e sconfinati dell’Altrove di Dio". E ancora: «Come ricorda San Basilio nella sua Regola, “per i fratelli devi essere come una madre che nutre i suoi piccoli, preparato a dividere con loro, secondo la volontà di Dio e secondo quanto conviene a ciascuno, non solo il Vangelo, ma anche la tua vita”. Imitare insomma lo stesso Cristo Signore che ha potuto esclamare di Gerusalemme: “quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali”».  Alla celebrazione hanno preso parte numerosi abati e badesse e molti fedeli laici.

Nomina dell'Abate di Montecassino

La comunità di Montecassino

Un grande compito ora è affidato al nuovo abate ordinario. La comunità monastica di Montecassino, particolarmente significativa per tutti coloro che hanno scelto di seguire la regola di vita del santo monaco, è anziana e non ha avuto alcun ingresso in monastero. Donato Ogliari, negli anni in cui è stato abate, non è riuscito a far entrare neppure un giovane in monastero e questo per un padre significa essere sterili. L'Abbazia di Montecassino necessita di una comunità numerosa e giovane che possa custodire le spoglie di San Benedetto e Santa Scolastica. Si tratta di una realtà che deve divenire un faro luminoso per tutte le altre abbazie sparse per il mondo.

Siamo certi che l'abate Fallica saprà scorgere i numerosi germi di vocazione che il Signore continua a suscitare nella sua Chiesa. "Un aspetto della consacrazione religiosa - scriveva Benedetto XVI - è il dono totale di sé a Dio. Scrive l'apostolo Giovanni: “In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1 Gv 3,16). Con queste parole, egli invita i discepoli ad entrare nella stessa logica di Gesù che, in tutta la sua esistenza, ha compiuto la volontà del Padre fino al dono supremo di sé sulla croce. Si manifesta qui la misericordia di Dio in tutta la sua pienezza; amore misericordioso che ha sconfitto le tenebre del male, del peccato e della morte. L'immagine di Gesù che nell'Ultima Cena si alza da tavola, depone le vesti, prende un asciugamano, se lo cinge ai fianchi e si china a lavare i piedi agli Apostoli, esprime il senso del servizio e del dono manifestati nell'intera sua esistenza, in obbedienza alla volontà del Padre (cfr Gv 13,3-15). Alla sequela di Gesù, ogni chiamato alla vita di speciale consacrazione deve sforzarsi di testimoniare il dono totale di sé a Dio".

R.M.

Silere non possum

Omelia di S.E.R. il Sig. Cardinale Angelo De Donatis

Acclamate Dio, voi tutti della terra, cantate la gloria del suo nome,

dategli gloria con la lode. (Sal 66,1-2)

Carissimi,

così abbiamo cantato nel salmo responsoriale, quasi a far eco alla gioia di questa celebrazione liturgica nella quale accogliamo, con il rito della Benedizione abbaziale, dom Luca Fallica come nuovo Padre e Pastore, designato dal Santo Padre come Abate di questa storica e millenaria Abbazia di Montecassino.

Più volte distrutta nel corso dei secoli, l’Abbazia fu sempre ricostruita, superando diverse difficoltà e periodi di instabilità. “Succisa virescit”, recita infatti il motto latino che ne orna lo stemma. Luogo fecondo di storia, d’arte, di cultura e di santità, Montecassino rappresenta un’eredità ricca di memoria e ti invita, caro dom Luca, ad imitare lo scriba divenuto discepolo del Regno, che “estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”, esercitando la sapienza profonda di chi sa tornare alle radici per restituire linfa vitale che produce frutti abbondanti.

La Regola di Benedetto è chiarissima e sempre attuale nell’indicarti, come tu ben sai, i compiti e le responsabilità di colui che è chiamato a “tenere il posto di Cristo” davanti ai suoi fratelli. Responsabilità così gravi da “far tremar le vene e i polsi”, se le si accoglie veramente, tanto da suscitare in chiunque un giusto timore, quello di dover rendere conto al Signore non solo di sé stesso, ma anche di tutti coloro che gli sono affidati.

Voglio brevemente richiamare solo due responsabilità, che di sicuro ti sono già ben presenti:

1 – L’abate è chiamato a “infondere nelle anime dei discepoli il fermento della santità” (Regola, II,5). Il primo tuo compito è aiutare i tuoi fratelli a rilucere della santità di Dio, a crescere nella scienza della santità, in quell’unione feconda con il Signore che è il frutto di una vita di lode e di adorazione, di silenzio, di lavoro e di nascondimento. La vostra prima opera, quella che la Chiesa tutta si attende da voi, l’”opus Dei” cui nulla si deve anteporre, è una vita tutta vissuta nella ricerca costante del volto di Dio, come richiamo assoluto a Lui. Potremmo dire che il vostro, quello della vita monastica, è il compito di quelli che devono risvegliare tutti gli altri ad avere desideri ardenti e sconfinati dell’Altrove di Dio. Abbiamo bisogno di “una città che splende sul monte”, che ci ricordi l’aspirazione di tutti alla Gerusalemme celeste, che anticipi nel tempo la condizione della vita beata, dove ci si sazia della Presenza amante della Trinità e si gode reciprocamente gli uni delle gioie degli altri. Infondere questo fermento di Cielo nei cuori è il tuo compito verso i tuoi fratelli anzitutto, e poi, come conseguenza, quasi per irradiazione, verso tutti gli altri. Non sei qui per “preoccuparti eccessivamente delle realtà terrene, transitorie e caduche”, ma per “non perdere di vista la salvezza delle anime” (cfr. Regola 2, 33).

2 – Per far questo, ricorda san Benedetto, “studeat plus amari quam timeri” (Regola 64,15), fatti amare, “conformati e adattati a tutti, secondo l’intelligenza e le qualità di ciascuno” (Regola 2,32). Come ricorda San Basilio nella sua Regola, “per i fratelli devi essere come una madre che nutre i suoi piccoli, preparato a dividere con loro, secondo la volontà di Dio e secondo quanto conviene a ciascuno, non solo il Vangelo, ma anche la tua vita” (Regola di san Basilio, Quindicesima questione). Imitare insomma lo stesso Cristo Signore che ha potuto esclamare di Gerusalemme: “quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali” (Mt 23,37). E ancora, proprio oggi, la liturgia, con le parole di san Pietro, ci ricorda “la dolcezza, il rispetto e la retta coscienza” che devono caratterizzare “la buona condotta” di ogni discepolo (cfr. 1 Pt 3, 16-17). Il tuo nome e la tua carica di “abate” ti richiamano incessantemente alla chiamata che il Signore ti fa, in modo particolare, ad essere per tutti immagine della paternità di Dio verso ciascuno dei suoi figli.

Ma (perché c’è un ma…) mentre sei richiamato a questo “arduo compito” e a questa “difficile arte” (cfr. Rito della benedizione abbaziale), oggi, insieme a tutta la tua comunità e a tutti noi, sei consolato dalle promesse del Signore. “Non vi lascerò orfani, verrò da voi” (Gv 14, 18), Lui ci assicura e ci rassicura. Lui ci chiede quello che ci dona…

Questo Dono è lo Spirito Paraclito, Colui che ci “viene accanto”, per essere con noi e dimorare in noi. Lo Spirito intensifica progressivamente la nostra relazione con Dio, e dunque anche tra noi in Lui, trasformandola in una reciproca inabitazione: “voi in me e io in voi” (v. 20). Gesù oggi prega il Padre per te, dom Luca, perché ti sia rinnovato il dono del Consolatore che rimane in te per sempre. Così anche tu sei “reso vivo nello Spirito” (1 Pt 3,18), vivificato da quello Spirito che ti fa vivere della vita stessa della Trinità.  Viene lo Spirito allora a prendere il tuo posto, se sei disposto ad accoglierlo. Viene per vivere e amare in te, per muovere in te ogni sentire e operare.

Il Vangelo di oggi, cari fratelli, ci è donato come una promessa di prossimità e presenza che ci comunica la pienezza d’amore di Colui che promette. Chi riceve lo Spirito continua a vedere il Signore anche nell’apparente sua assenza: “il mondo non mi vedrà più, voi invece mi vedrete” (Gv 14, 19). Chi ha lo Spirito vede e vive di quello che vede, viene immesso nella corrente d’amore tra il Padre e il Figlio e può dunque divenire irradiazione di questo amore che continuamente riceve. È il segreto della vita divina in ciascuno di noi. Silvano del monte Athos racconta così la sua esperienza: “Improvvisamente l’anima vede il Signore e lo riconosce! Chi può descrivere questa gioia e questa consolazione? Il Signore è riconosciuto nello Spirito Santo e lo Spirito Santo agisce in tutto l’uomo: nello spirito, nell’anima e nel corpo. Nella sua infinita bontà il Signore mi dette questa grazia, a me peccatore. […] Così colma d’amore divino è l’anima che ha gustato la dolcezza dello Spirito Santo. O Signore, dona questo amore a tutti noi, dallo al mondo intero. Spirito Santo, discendi nella nostra anima affinché lodiamo il Creatore in pieno consenso!”.

Lo Spirito Santo ci è dato per vedere, per riconoscere, per gustare e dunque per irradiare! Possa tu, dom Luca, ricevere una rinnovata effusione di Spirito Santo per rimanere nel Padre e nel Figlio. Possa questa Abbazia diventare la dimora del Padre, del Figlio e dello Spirito, il giardino dove il Signore si compiace di abitare, la sorgente da cui sgorga la vita divina che raggiunge tutti.

Articolo pubblicato il 13 maggio 2023