Quando la comunità conosce giorni cattivi, tempi in cui è rara la parola di Dio, tempi di non chiarezza e di crisi mantieni la fedeltà alla comunità, ai fratelli che han lasciato case e campi per vivere con te! Questi giorni sono giorni di prova e di tentazione in cui il divisore passa al vaglio la tua vocazione come il grano. [..] Confidati a chi presiede all'unità e con lui cerca di avanzare sui passi di Cristo e di non restare immobile o peggio ancora di abbandonare l'aratro e volgerti indietro!

dalla Regola di Bose

Il 3o gennaio 2022 la comunità monastica di Bose ha annunciato l'avvenuta elezione del nuovo priore nella persona di Sabino Chialà. Dopo un lungo periodo di priorato di Luciano Manicardi, il quale ha guidato la comunità con fare dispotico e favorendo un clima di divisione, oggi a Bose si tenta di voltare pagina, almeno esteriormente. Difatti, il clima all'interno della fraternità non è dei migliori, l'elezione di Chialà è arrivata quale scelta scontata sopratutto dopo che sono emersi i comportamenti illeciti commessi da Guido Dotti, il quale ambiva a rivestire tale carica. Qualche giorno fa, intevistato dall'Eco di Biella in merito alla questione dei fondi della Regione Piemonte, ha riferito: "si tratta di una vecchia storia. La questione con la Regione è stata affrontata e risolta già sei mesi fa". Con il fare di chi crede di poter restare impunito, Dotti non si sofferma sulla gravità delle azioni messe in atto ma gioca a minimizzare. Atteggiamento tipico di chi non ha neppure la consapevolezza di ciò che sta facendo. Per fortuna la giustizia fa il suo corso e la Verità non spaventa i giusti. Con provvedimento del 10 giugno 2021 la Regione Piemonte ha revocato il contributo concesso proprio sulla base delle cose che Silere non possum aveva scoperto e sollevato a Marzo. Articolo qui. Cambia quindi anche tutta la retorica di quei giornalisti che scrivono in difesa del delegato pontificio e della comunità. C'è un provvedimento di un ente territoriale della Repubblica italiana che mette nero su bianco quanto fatto da questa comunità. Non si tratta di un decreto pontificio che dice e non dice, che permette e non permette. Si parla di un provvedimento di revoca con una lunga motivazione nella quale saltano tutti gli altarini di chi tenta di commettere un parricidio e di chiedere il denaro in nome dello stesso padre che ha voluto far fuori.

Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". 

Lc 15, 12

Oggi la comunità, dopo aver vissuto una settimana di esercizi spirituali predicati da Mons. Erik Varden durante il capitolo generale vuole tentare di cambiare pagina ed affida a fratel Sabino il duro compito di portare pace in una comunità che è carica di ferite.

Nato a Locorotondo il 24 marzo 1968, Sabino Chialà ha iniziato il suo cammino a Bose nel 1989. È studioso di ebraico e siriaco, esperto di scritti apocrifi cristiani e di letteratura dei primi secoli del cristianesimo, soprattutto orientali. Specialista dei Padri del deserto, è autore di numerosi saggi e, da anni, è relatore in conferenze e ritiri spirituali dedicati a questi temi.

Un respiro di sollievo

La comunità ha scelto di mettere la parola fine al priorato di Luciano Manicardi, il quale aveva ricevuto un grande schiaffo morale anche durante la verifica del suo priorato, momento in cui ricevette numerosi voti sfavorevoli. I monaci e le monache erano esausti delle sue omelie e riflessioni a compieta piene di risentimento, collera. Le sue continue parole di condanne e tuonanti rimproveri sopratutto verso quei fratelli e quelle sorelle che non la pensavano come lui e chiedevano la riconciliazione. Molti monaci erano talmente esausti che non volevano neppure andare alle sue omelie, molti lettori del sito della comunità di bose hanno più volte rimproverato Manicardi a tal proposito.

Basterà per cambiare il clima?

L'elezione di Chialà è avvenuta con una maggioranza appena sufficiente e con un gruppo cospicuo di monaci e monache che non lo hanno votato. La comunità ormai è stata recisa dall'intervento dispotico della Santa Sede che ha inviato padre Amedeo Cencini, famoso per aver manie di guarigione psicologica all'interno delle comunità e dei seminari. Lo stesso delegato ha poi portato a Bose una donna che si spacciava per psicologa, poi diffidata dall'ordine degli psicologi della Lombardia.  Oggi la comunità è a pezzi. Dopo aver cacciato i dissidenti nella realtà di Cellole, nella diocesi di Volterra, restano più o meno sessanta fra monaci e monache. Nel 2018 erano novantaquattro. Trentasei membri sono andati via. Durante il priorato di Manicardi la comunità ha visto l'aridità spirituale più assoluta,  nessun fratello è entrato nel quinquennio del suo priorato. Quando Fr. Enzo Bianchi lasciò la guida della comunità quale priore, Manicardi aveva auspicato un periodo fuori dalla comunità per il fondatore. Ora tocca a lui dare il buon esempio mettendo in pratica ciò che chiedeva al vecchio priore.

Una nuova vita per Bianchi

Come un anno fa, anche oggi ci sono pie donne e pii uomini che, con fare litanico, ripartono con il canto del مؤذن  (muezzin) "perchè non obbedisci enzo?", "Fr. Enzo non credi sia opportuno chiarire". Queste teologhe dell'ultim'ora e questi fantomatici professorini hanno la presunzione di fare le lezioni oves et boves.

Nonostante ci siano archeologi o giornalisti, non si capisce bene cosa siano, e mistici sprovveduti che fanno incursione nelle case delle persone per scoprire cosa stia facendo Enzo Bianchi, alla ricerca della news da lanciare per guadagnare quei quattro euro ad articolo, nessuno si accinge a verificare con esattezza le cose di cui vorrebbe scrivere. Nella peggior setta che vi possa essere, si corre alla ricerca di indizi che possano incriminare e infangare coloro che sono stati espulsi per lesa maestà.

Dopo aver cercato casa in Monferrato e nelle Langhe, Bianchi ha dovuto visitare più di quaranta case proprio perchè il delegato pontificio Amedeo Cencini, nella sua augusta misericordia, lo invitava a lasciare l'eremo di Bose un giorno si e l'altro pure. Tutto questo avveniva nel bel mezzo di una pandemia, durante la quale non era possibile alcun spostamento e si obbligava un uomo anziano con diversi problemi di salute a peregrinare in cerca di un tetto. Per fortuna, dopo una lunga ricerca, Bianchi ha trovato un casolare di campagna ad Albiano di Ivrea. Si tratta di un casolare con otto vani, una lunga stalla, un deposito di attrezzi agricoli e un porticato. I sette ettari di terra (prati e campi) erano affittati da contadini al costo di circa 1000 € all'anno.

Con quali soldi Enzo Bianchi ha acquistato il casolare? 

Nessuno ha scritto una lettera aperta indirizzata a Guido Dotti chiedendo: "Perchè falsifichi gli statuti Guido? come mai hai falsificato uno statuto?Spiegaci come mai, Guido. Diccelo. Ti preghiamo. Hai anche scritto un comunicato in cui accusavi gli altri di averlo fatto, per poi scoprire che sei stato tu. Perchè Guido? Come mai hai scelto di falsificare un atto pubblico ottenendo così denaro pubblico che non meritavi?"

Nessuno ha immaginato di farlo, ovvio, perchè stare dalla parte dei più forti è bello. Più forti di cosa poi non si sa. Invece si sceglie di accanirsi su un uomo che ha preso una casa e sta tentando di farsi una vita lontano da accuse e illazioni mai provate. Figuriamoci se non si arrivava a questo. La Chiesa è famosa per concentrarsi su quello che avviene nelle mutande degli altri e per il denaro. E ora ovviamente, dopo aver accusato Bianchi di abuso di autorità e fesserie varie mai provate e circostanziate, ora ci si concentra sui suoi soldi. Non è la prima volta, sia chiaro. Lo fece anche Amedeo Cencini in un suo comunicato dove, violando la privacy di Bianchi, affermava che lui aveva il denaro necessario per campare. Ma da Cencini non possiamo aspettarci granché, un uomo che ha fatto della repressione il fulcro della sua vita e, osannando il titolo di psicologo, sostiene che gli omosessuali siano "da guarire".

Ovviamente Bianchi ha molte persone che lo hanno conosciuto e seguito in questi lunghi anni e che non si fanno influenzare dalla valanga di fango alimentata da Bose e da Roma, motivo per cui lo hanno ovviamente aiutato. Ognuno di noi è consapevole che quando il parroco, il frate esprimono la volontà di fare qualcosa, la gente di buona volontà aiuta con i mezzi che ha. Nonostante questo Bianchi ha dovuto fare un mutuo di dieci anni, non ha lanciato il libretto degli assegni sul tavolo e ha comprato come uno sceicco.

La comunità non gli ha offerto alcun aiuto nonostante lo abbia cacciato. È bene rammentare poi che nel grande gruzzolo di Bose ci sono anche i soldi che Bianchi ha messo in comune, oltre a quello dei finanziamenti della regione.

Non dimentichiamo anche che l'Em.mo Sig. Cardinale Pietro Parolin aveva prospettato, su invito di Zuppi e Ravasi, una soluzione serena per Bianchi a Cellole ma Cencini, Manicardi e Dotti fecero di tutto per inserire clausole inaccettabili. Ne abbiamo parlato qua. 

Di cosa ci meravigliamo? Del fatto che le persone vogliano vivere serenamente e raggiungere la pace che gli è stata ingiustamente tolta?

P.L.

Silere non possum