Come aveva denunciato Silere non possum, a Bose l'economo modificò lo statuto. Oggi la Regione ha richiesto indietro i soldi che i monaci chiesero falsificando la firma di Enzo Bianchi.

La vicenda Bose non termina certo con il commissariamento da parte del Pontefice. Giunge oggi una notizia che ci rende orgogliosi del nostro operato al servizio della verità e della giustizia. Il 13 marzo 2021 Silere non possum pubblicava lo statuto della comunità il quale riportava una norma transitoria che recitava:

Decidemmo di pubblicare quel testo su questo blog per spiegare ai lettori che non era utile scegliere da quale parte stare (Bose o Bianchi) a seconda della simpatia e alimentare una guerra fra bande. Era necessario basarsi su ciò che prevedevano le norme, e del diritto canonico e dello statuto della comunità. Sempre tenendo fissi gli occhi alla natura che ogni decreto emesso dall'autorità ecclesiasita deve avere: la salute delle anime (salus animarum suprema lex). Come abbiamo sempre fatto, quindi, non abbiamo scelto di sposare una causa per ideologia ma solo spiegando, norme alla mano, cosa dicesse la legge (e spesso il buon senso).

L'accusa di contraffazione

Il  17 marzo 2021 la comunità monastica, senza alcuna remora, emetteva un comunicato, la quale si guardava bene dal pubblicare sul proprio sito ma veniva inviato ai giornalisti dall'ufficio dell'economo. I monaci sostenevano che non vi era nessun altro statuto se non quello approvato da Mons. Gabriele Mana. Puntavano anche il dito dicendo che le altre versioni fatte circolare, erano da ritenersi contraffatte.

Lo statuto in questione però non aveva la norma transitoria la quale, invece, compariva nei testi che Silere non possum aveva ottenuto da fonti qualificate. Difatti il testo arrivava dagli enti pubblici e privati presso i quali i monaci della comunità l'avevano presentato al fine di ottenere soldi per finanziare le proprie iniziative ecumeniche.

Ci eravamo addentrati nella curia vescovile di Biella (con buona pace di Roberto Farinella) ed avevamo scoperto che i monaci avevano falsificato lo statuto proprio quando il fondatore aveva deciso di dimettersi e lasciare spazio a Luciano Manicardi. L'economo Guido Dotti, spaventato dalla risonanza mediatica che questa dimissione poteva avere, decise di aggiungere questa norma transitoria nel solo testo da inviare alle fondazioni e alla Regione Piemonte al fine di ottenere i fondi per le attività di carattere ecumenico senza problemi. Probabilmente il monaco era convinto che inserire il nome di Enzo Bianchi assicurasse una presentazione d'eccellenza. D'altronde chi conosceva Luciano Manicardi? Nessuno.

La denuncia di Silere non possum

Fu così che denunciammo pubblicamente questa anomalia e decidemmo di richiedere la documentazione alla Regione Piemonte. L'ente ci rispose e ci inviò un testo che era appunto falsificato ma apportava anche una firma falsificata di Fr. Enzo Bianchi, la quale era stata apposta da uno dei monaci e non da lui.

Silere non possum, a maggio 2021 decise di comunicare tali gravi reati alla Procura della Repubblica di Biella e agli stessi responsabili dei procedimenti, i quali oggi hanno richiesto la somma di € 36.000 alla comunità ritenendo che quei soldi non fossero dovuti, avendo loro falsificato lo Statuto allegato alla richiesta.

È così che, a distanza di quasi un anno, la giustizia fa il suo corso e a Bose possono finalmente rendersi conto che non vi sono trattamenti di favore neppure per chi pensa di essere intoccabile a tal punto da cacciare quattro monaci senza alcuna pietà cristiana (uno di questi era il loro stesso padre).

Sorgono molte domande

Ora sorgono molte domande: il "caso Bose" sta ancora in piedi? Le accuse non sono mai state provate e mai è stato scritto quale fosse il problema. I diritti umani sono stati violati. Il Pontefice ha scritto una lettera ad Enzo Bianchi in cui gli attesta la sua stima e gli dice di essere suo figlio spirituale (lettera inedita pubblicata da Silere non possum qui). Padre Amedeo Cencini è al corrente di questo grave reato commesso dall'economo? Come avevamo spiegato, tali condotte configurano un reato in ambito italiano e anche in ambito canonico. Il vescovo non ha nulla da dire? Ma poi, che senso aveva emettere un comunicato in cui si accusavano "altri" sapendo che quello statuto lo avevano contraffatto loro stessi?

La triste vicenda di Bose ci sta raccontando, piano piano, molte cose e la verità verrà a galla. Come sempre bisogna lasciare tempo al tempo e la giustizia si ristabilisce secondo il disegno di Dio. Qualche mese fa l'ordine degli psicologi della Lombardia ha inviato una formale diffida ad Anna Deodato, consacrata dell'Arcidiocesi di Milano che è stata portata a Bose da Amedeo Cencini. La donna, infatti, veniva presentata in molteplici occasioni, come psicologa e psicoterapeuta pur non essendo neppure laureata in psicologia. L'ordine ha immediatamente dato seguito alla richiesta di Silere non possum che l'aveva segnalata.

Forse l'unica realtà è quella che ci racconta la storia. La Chiesa, ancora una volta, ha perso una grande occasione.

F.P. Silere non possum

Provvedimento revoca - Regione Piemonte