Papa Francesco ha comunicato all'arcivescovo di Chieti-Vasto, S.E.R. Mons. Bruno Forte, che continuerà il proprio mandato alla guida dell'Arcidiocesi per altri due anni.
Come noto, infatti, il presule compirà 75 anni il 1° agosto 2024 e, come prevede la normativa canonica, dovrà presentare la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi. Il Papa, però, gli ha già comunicato che, come prevede il Motu Proprio Imparare a congedarsi, potrà continuare il proprio ufficio per ulteriori due anni.
Recita l'articolo 5: “Una volta presentata la rinuncia, l’ufficio di cui agli articoli 1-3 è considerato prorogato fino a quando non sia comunicata all’interessato l’accettazione della rinuncia o la proroga, per un tempo determinato o indeterminato, contrariamente a quanto in termini generali stabiliscono i canoni 189 § 3 CIC e 970 § 1 CCEO"
Non è la prima volta che il Pontefice utilizza questa formula per prorogare quei vescovi che ritiene ancora abili a governare la diocesi. Il Papa, però, non sembra aver valutato che Forte è alla guida di questa Arcidiocesi dal 26 giugno 2004. Si tratta di venti lunghi anni di governo da parte di un presule che definire "ideologico" è un eufemismo.
Del resto, sono numerosi i presbiteri che stanno rifiutando la nomina episcopale negli ultimi anni. Non solo c'è scarsità di persone preparate, spesso non interessanti per il Papa stesso, ma coloro che vengono contattati dal Nunzio rispondono negativamente per via delle numerose difficoltà che si incontrano oggi nel guidare una diocesi. Non solo il Papa non si mostra riconoscente e di supporto al ministero episcopale ma guidare una diocesi significa spesso rischiare di essere accusati di corruzione, copertura di pedofili, ecc... Una situazione che rischia di portare la Chiesa al collasso. La Santa Sede, però, non mostra alcun interesse nel tutelare gli interessi della Chiesa Cattolica anche innanzi agli stati. Piuttosto, ed è questo che è preoccupante, sembra che qualcuno stia a godersi lo spettacolo.
Nomina nel Dicastero per la Dottrina della Fede
L'Arcivescovo è anche stato nominato, con S.E.R. il Card. Marcello Semeraro e S.E.R. il Card. José Tolentino Calaça de Mendonça, membro del Dicastero per la Dottrina della Fede. Lo ha annunciato lui stesso al Consiglio Presbiterale dell'Arcidiocesi affermando: "Il Santo Padre si è accorto che nel dicastero mancano i teologi". Tralasciando il fatto che i teologi al momento sono una categoria esiliata e rinchiusa in non si sa quale riserva, Semeraro e Tolentino sarebbero teologi? L'unica cosa che Semeraro sa fare, oltre a gestire le ingenti quantità di denaro del Dicastero, è mangiare ciceri e tria. Tolentino, a parte due o tre poesie da diabete, cosa ci offre? Su Forte, per quanto le sue idee siano frutto di ideologia, almeno lo si può chiamare teologo.