A reflection on Fernandez's theological assessments in the document Fiducia Supplicans
La dichiarazione Fiducia Supplicans era ed è destinata a far discutere. Chi l’ha scritta ne è consapevole e, probabilmente, voleva ottenere proprio questo. Sul web è sempre difficile trovare analisi che siano obbiettive e mettano in risalto i punti di forza o di debolezza. Solitamente ogni sito (o blog) si dirige a seconda del proprio orientamento personale.
Come è già stato fatto correttamente è doveroso premettere che il documento ribadisce l’insegnamento della Chiesa Cattolica sul matrimonio e chiarisce che non vi è possibilità alcuna, per le persone dello stesso sesso, di contrarre matrimonio cattolico. Allo stesso tempo, però, afferma che le coppie irregolari (eterosessuali ed omosessuali) possono essere benedette. Attenzione, la benedizione non può essere liturgica al fine di non causare confusione e dare l’impressione che questo possa essere un matrimonio.
Tutto il documento poi si dilunga in una spiegazione, abbastanza noiosa, in merito alla positiva prassi, degli individui che sono in stato di peccato, di pregare ed invocare il sostegno del Signore per compiere azioni sante.
Molti parroci si sono chiesti: «E quindi? Era necessario un documento per dirci che è giusto benedire le persone e chiedere a Dio di aiutarle a fare la cosa giusta? Il Dicastero si è davvero impegnato per spiegarci che è giusto farlo anche con omosessuali e altre persone che vivono situazioni irregolari?».
Il rischio, come ha fatto notare qualcuno, è che si voglia dire senza dire esplicitamente. Approvare, senza farlo platealmente. Sdoganare, fischiettando e facendo finta che nulla stia accadendo.
Noi sacerdoti possiamo chiedere a Dio di guidare e sostenere tutti i peccatori, questo non è una novità. Questo, però, non è ciò che vuole una determinata parte di persone. Non parlo dei cattolici omosessuali ma di coloro che fanno battaglie ideologico-politiche attorno a questo argomento. Come sacerdote ho molti parrocchiani ed amici che sono omosessuali, almeno penso. Alcuni me lo hanno confidato ma non sono solito chiedere loro il loro orientamento sessuale. Nessuna di queste pretende dalla Chiesa nulla se non il rispetto per ciò che sono, proprio come tutti, e il supporto nel ricercare Dio e la Sua Verità.
Mass Media e concezione comune
Nel linguaggio comune e nei titoli dei giornali la concezione di "benedizione" è ben differente da quella che abbiamo noi come Chiesa. Comunemente la gente afferma: «Hanno benedetto questa iniziativa». Allo stesso tempo, oggi, si vuole far credere che vi sia una benedizione/approvazione anche su tutte quelle situazioni irregolari. Se sono irregolari, però, evidentemente la Chiesa non può certo dire che sono regolari.
Questo problema, però, ha origini anche più profonde. Come Chiesa, come cattolici, siamo consapevoli di cosa significa benedire? Cosa significa una benedizione? Nelle nostre parrocchie, quasi quotidianamente, alle porte delle nostre sagrestie si presentano fedeli che "chiedono una benedizione". La chiedono per un anniversario, la chiedono per un rosario, per la loro casa, ecc....
Forse questo documento avrebbe dovuto spendere un po' più parole nello spiegare che cosa è una benedizione onde evitare, proprio come ha messo in guardia spesso Papa Francesco, che questa diventi una sorta di "scaccia malocchio" o "mera superstizione".
Benedizioni: la distinzione del Dicastero
Il cattolico ha a cuore la benedizione perché comprende la realtà attraverso la "visione sacramentale". Ovvero, siamo certi che Dio riversa effettivamente la Sua Grazia e la Sua bontà nel mondo in modo fisico: principalmente attraverso l'incarnazione di Suo Figlio che si incarna nella Beata Vergine Maria, ma per estensione attraverso il suo corpo mistico che è la Chiesa - essa è il sacramento della salvezza, e dalla Chiesa attraverso i sacramenti e, per ulteriore estensione attraverso i sacramentali e infine, e forse anche se in modo diffuso, attraverso il "sacramento della creazione" in altre parole tutte le cose create (come recitiamo nel Credo).
Il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Victor Fernandez, si sforza di fornire una teologia delle benedizioni, spiegando dalla Scrittura come una benedizione possa essere "discendente", ovvero quando invochiamo la benedizione di Dio su qualche persona o cosa.
«In continuità con l’Antico Testamento, anche in Gesù la benedizione non è soltanto ascendente, in riferimento al Padre, ma anche discendente, riversata sugli altri come gesto di grazia, protezione e bontà» recita il punto 18.
Poi, afferma sempre la dichiarazione, c'è una benedizione "ascendente" in cui le nostre lodi salgono a Dio in adorazione. «Dal punto di vista della dimensione ascendente, quando si prende coscienza dei doni del Signore e del suo amore incondizionato, anche in situazioni di peccato, particolarmente quando una preghiera trova ascolto, il cuore del credente innalza a Dio la sua lode e lo benedice. Questa forma di benedizione non è preclusa ad alcuno. Tutti – singolarmente o in unione con altri – possono innalzare a Dio la loro lode e la loro gratitudine» recita il punto 29.
Ciò che preoccupa in modo particolare è quella chiamata "discendente". Fiducia Supplicans afferma, al punto 20, che chi chiede una benedizione si mostra bisognoso della presenza salvifica di Dio nella sua storia e chi chiede una benedizione alla Chiesa riconosce quest’ultima come sacramento della salvezza che Dio offre. Cercare la benedizione nella Chiesa è ammettere che la vita ecclesiale sgorga dal grembo della misericordia di Dio e ci aiuta ad andare avanti, a vivere meglio, a rispondere alla volontà del Signore».
Non sempre è così, purtroppo, perché spesso vi è chi pretende il sacramento o il sacramentale. Chi vive la realtà parrocchiale ne è ben consapevole.
Benedizione o good vibes?
Quando un presbitero o un diacono pronunciano la formula di benedizione, proprio in virtù della sua ordinazione, prega che la bontà di Dio, la Verità e la Bellezza di Dio si riversino su quella persona, in quella persona o in quell'oggetto.
Qualcuno ricorderà che Papa Francesco, al termine di una udienza concessa alla presidente argentina, nel 2015 affermò: «Pregate per me e se qualcuno di voi non può pregare perché è non credente, mandatemi delle buone vibrazioni». Ecco, credo che la differenza sostanziale fra una benedizione sacerdotale ed una "benedizione non liturgica" di cui parla il documento. Come cattolici non crediamo affatto che la benedizione sia semplicemente una preghiera di incoraggiamento.
Sono fermamente convito che questo è il vulnus del documento. Si parla di "espandere l'aspetto pastorale delle benedizioni" ma in realtà questo diventa un espediente per non occuparsi del popolo di Dio. Se io benedico una persona la devo accompagnare, essa deve essere consapevole della benedizione che sta ricevendo ed io presbitero ho il dovere di accompagnarla sempre più ad uniformarsi a Cristo.
Allo stesso tempo, se non vi sono i requisiti per poter benedire, io sacerdote ho il dovere di accompagnare e prendermi cura di quella persona e farle comprendere che vi è un impedimento oggettivo. Altresì devo negare questa benedizione ed accompagnare il fedele ad una vera conversione che possa portare, in futuro, a ricevere la benedizione ed i suoi effetti.
Non è che ci piace l'idea di essere acclamati ed allo stesso tempo ci piace fornire ricette facili? Guidare spiritualmente le persone è molto più complesso, richiede molto più tempo, molta più consapevolezza. Se non si riflette seriamente su questo, la benedizione rischia di essere né più né meno di ciò che dicono gli inglesi quando starnutiscono: "God bless you!".
Che cos'è la benedizione
Probabilmente chi ha svolto il delicato ministero dell'esorcista si è reso conto più di chiunque altro cosa significhi: benedire o maledire. Una benedizione è l'opposto di una maledizione. È una vera invocazione della potenza, della protezione, della provvidenza e della prosperità di Dio su una determinata persona. Non è solo pregare perché Dio aiuti qualcuno. Non è una pacca sulla spalla con cui il sacerdote dice: “Sei una buona persona, sei gradevole. Penso che sei un grande e anche Dio lo pensa!”
La benedizione non è un sorriso o un cenno che approva lo stile di vita di una persona perché vogliamo essere gentili. Se la gente pensa che sia una benedizione, probabilmente l'hanno confuso con un biglietto di auguri.
Cosa cambierà?
A volte, quindi, la benedizione diventa un modo per toglierci di torno qualcuno. Lo si benedice e via. Quante volte abbiamo preferito impartire benedizioni, anche a chi non poteva oggettivamente riceverle, piuttosto che coltivare un rapporto sincero di amicizia che portasse queste persone a fare una vera esperienza di Cristo?
All'atto pratico non cambierà nulla, proprio come avviene con tutti i documenti pubblicati in questi dieci anni. Chi voleva benedire benedirà. Certo, se vogliamo cogliere un invito, possiamo certamente iniziare a comprendere che non dobbiamo avere pregiudizi verso nessuno e dobbiamo iniziare ad aprirci più verso l'accoglienza di tutti senza pregiudicare anche esperienze che possono portare a qualcosa di veramente bello. Se qualcuno ci chiederà una benedizione e non è nella condizione per riceverla, ci sforzeremo per instaurare un rapporto con questa persona ed inserirla nel tessuto parrocchiale al fine di accompagnarla. Se le condizioni ci sono, allo stesso modo si accompagnerà e si benedirà.
Anche per quanto riguarda determinate derive ideologiche che chiaramente emergeranno anche grazie a questo documento, la soluzione è sempre la medesima: accogliere e accompagnare. Solo accogliendo le persone e accompagnandole potremo mostrare loro il volto bello della Chiesa e quanto siano deleterie alcune ideologie o pregiudizi che sono volti a screditare la Chiesa e il suo insegnamento. Non c'è via di scampo, quindi, anche in questo caso bisogna cogliere il buono e fare un esame di coscienza: noi pastori e chi si è tenuto lontano da noi perché magari aveva più pregiudizi di quelli che ha la Chiesa verso di loro.
d.R.B.
Silere non possum