The President of the Italian Bishops' Conference and Archbishop of Bologna presided over First Vespers in the Basilica of San Petronio.

Il 31 dicembre 2023 alle ore 18 nella Basilica di San Petronio a Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi ha presieduto i primi vespri e il Te Deum di ringraziamento per l'anno 2023. «Questa celebrazione dell’ultimo giorno dell’anno – ha detto l'arcivescovo nell’omelia – è di lode ma a è sempre unita ad un senso di tristezza aumentata dalle tragedie che investono la convivenza tra i popoli e che possiamo meglio capire se si aggiungono a quelle personali. Nel correre dei giorni misuriamo anche l’assenza amara di quanti non sono più accanto a noi. Ringraziamo per l’anno trascorso e chiediamo speranza a pace per quello che verrà. Il motivo della lode è perché tutti i nostri giorni si aprono e si chiudono con la presenza di Dio. Non ci lascia soli in balia delle pandemie che ci fanno sentire perduti di fronte a forze terribili. Ringraziamo Dio di essere stato dentro il nostro cuore per farci sentire il suo amore, accanto a noi per sostenerci, davanti a noi per guidarci, dietro per proteggerci». Poi si è soffermato a riflettere sul tempo partendo da una affermazione del predecessore: «Il cardinale Caffarra ricordava come gli antichi usavano, per misurare il tempo, la clessidra. Diceva ci sono due modi di guardare la clessidra: guardare i granellini di sabbia che lentamente ma ininterrottamente scendono fino a vuotare la parte superiore oppure guardare la parte inferiore che va gradualmente riempendosi fino alla pienezza». 

«Noi ci interroghiamo - ha detto Zuppi - dove finiscono i granellini del nostro tempo, dei nostri anni? E capiamo che non sono infiniti. La seconda parte della clessidra è quello che rimane di noi e niente va perduto. Questa consapevolezza ci sveglia dall’essere sonnambuli e ci libera da quella pericolosa euforia digitale che enfatizza ogni secondo, ci fa vivere perennemente nella cronaca, fuori dal tempo però. Inondandoci di cronaca ma fuori dalla storia, facendoci credere che possiamo andare ovunque, quando e dove vogliamo noi. E poi i granellini finiscono. Il Signore, Dio del tempo e della storia, ci aiuta a vedere l’altra parte della clessidra e ci insegna quindi a non perdere tempo. Il nostro tempo, il bene più prezioso che abbiamo. Che come tante cose capiamo solo quando finiscono. Come sa bene chi è investito da qualche avversità. Scegliamo quello che rimane. Il tempo si conserva se è di Amore. Ecco la differenza fra chronos, che ci trascina, ci divora, si consuma e non genera vita; e il kairos, il tempo opportuno, il motivo per cui non scorre inesorabilmente. Se amiamo tutto diventa kairos, cioè tempo opportuno. Quando amiamo solo noi stessi il tempo ci passa addosso, le infinite esperienze non ci fanno crescere e capire perché poi non sappiamo aspettare. Vogliamo misurare subito il risultato, la prestazione. Mentre il kairos è il senso profondo, il motivo per cui cerchiamo quello che resta, anche se nell’immediato non da nulla, capiamo che lo darà, che è un dono. È un grande e triste inganno pensare di vivere come se la vita non finisse mai, come se vivere fosse consumare l’oggi. Questo è tipico del possesso enfatizzato dal consumismo che finisce poi per farci sperimentare solitudine e abbandono». 

L.M.

Silere non possum