La gestione della comunità di Cellole da parte di Manicardi e Cencini non è stata apprezzata a Volterra, diocesi che ora fa emergere un malcontento verso il priore.
La comunità monastica di Bose si ritrova, proprio in questi mesi, ad affrontare il delicato punto due del decreto.
2. Compito principale del delegato pontificio, oltre ad aiutare la comunità a prestare particolare attenzione alla propria dimensione ecclesiale (sentire cum Ecclesia), sarà quello di sostenere il legittimo priore in carica, Fr. Luciano Manicardi, e di affrontare - nel tempo a venire - le questioni (comunitarie, giuridiche, disciplinari, liturgiche, ecc.) che man mano sorgeranno e dovranno essere trattate conformemente alla Regola di Bose, allo Statuto della Comunità e alle norme del diritto della Chiesa.
In questi giorni il priore, Fr. Luciano Manicardi, si è recato presso la fraternità di Civitella ed ha tracciato loro il cammino che a Bose stanno compiendo con la commissione per la revisione dello statuto. Nel frattempo, il delegato pontificio, sta coordinando le operazioni che vedono la comunità di Cellole acquisire l'autonomia.
Alcune rumors arrivano dalla diocesi di San Miniato e quella di Volterra. Difatti, come avevamo già detto nel nostro articolo, la volontà del delegato Cencini e del priore Manicardi è quella di arginare nella comunità con sede a Cellole, tutti coloro che proponevano in capitolo una "riappacificazione fra gli allontanati e la comunità". Di questa comunità si stanno occupando ora alcuni canonisti fra cui Mons. Migiavacca.
La volontà è quella di estromettere i quattro monaci di Cellole dal capitolo generale del gennaio 2022, il quale vedrà i membri di tutte le fraternità chiamati a votare il nuovo priore. Alla fine del mese di ottobre la commissione presenterà alla comunità (e alle fraternità) la revisione dello Statuto, come voluto dalla Segreteria di Stato.
"Da Bose si muovono nell'ombra, riferisce una fonte della diocesi di Volterra, non è mai stato comunicato alcunché al Vescovo o al presbiterio, abbiamo appreso tutto dalla stampa o da chiacchiericci ecclesiastici. Ci aspettavamo un dialogo più trasparente anche su ciò che quella comunità sta vivendo. La diocesi ha dato alla comunità tutta quella realtà quale donazione modale, quest'onere deve essere rispettato. Qualora la comunità volesse rivedere il contratto non ci sarebbe più disponibilità da parte della diocesi a concedere questa soluzione".
Questo atteggiamento sorprende anche chi scrive, i rapporti fra l'ordinario e le comunità deve necessariamente essere franco e trasparente, anche perché il vescovo deve garantire quella comunione ed essere quel collante fra il presbiterio e le altre realtà religiose.
Nel frattempo, i monaci attendono in questo limbo che ha portato la comunità ad una stasi completa. Aspiranti novizi a Bose non si vedono da un bel po' e i monaci che abbandonano perché il clima è insopportabile sono molti. Non si intravede così un futuro. È interessante anche notare che tutti i monaci usciti o allontanati, in sostanza, corrispondono a quella ventina di voti che nel 2019 dissero un categorico no alla possibilità, per Manicardi, di continuare il suo periodo di priorato.
Tornano alla mente la parole del Sommo Pontefice ai religiosi:
"La vostra famiglia religiosa è chiamata ad esprimere questa fraternità concreta, mediante un recupero di fiducia reciproca - e sottolineo questo: fiducia reciproca - nelle relazioni interpersonali, affinché il mondo veda e creda, riconoscendo che l'amore di Cristo guarisce le ferite e rende una cosa sola".
Allo stesso tempo l'economo della comunità, il quale aveva già falsificato lo statuto per ottenere proventi dalle fondazioni, sta intimidendo membri della comunità accusandoli di intrattenere rapporti con il fondatore Enzo Bianchi. Lo stesso infatti ingerisce nella vita privata di alcuni membri della comunità utilizzando mezzi illeciti come il controllo della posta elettronica personale. Ovviamente i monaci e le monache di Bose difenderanno i loro interessi innanzi alle sedi competenti, senza dimenticare che la Procura di Torino sta portando a compimento le indagini in merito alla questione dello statuto e la falsificazione delle firme dell'ex priore Bianchi.
F.P.
Silere non possum