Following Cardinal Pietro Parolin's statements, let us reflect on what obedience is.
Guai a criticare il Papa o si viene bacchettati. Questo è il clima che vige in Vaticano e oltre le mura leonine dal 2013. Inutile negarlo, qualunque soggetto dotato di una minima porzione di materia grigia si è reso conto che le voci critiche che si elevano contro Papa Francesco vengono messe a tacere.
Non si tratta solo dei giornalisti che non trovano spazio sulle testate giornalistiche, di cui abbiamo parlato in questo video, ma è una questione generale che oggi vogliamo approfondire a seguito delle parole pronunciate dal Segretario di Stato, Pietro Parolin durante un incontro organizzato da EWTN e gli affiliati europei.
Parolin contro EWTN
La massima carica della Santa Sede ha deciso, nelle scorse ore, di pronunciare un discorso molto duro e sottile. Il tema centrale è l’informazione. Parolin dice: “I media cattolici, come ben sapete, hanno un ruolo importante nel compito della nuova evangelizzazione. Per questo è bene che si sentano parte attiva della vita della Chiesa, innanzitutto vivendo in uno spirito di comunione con il Vescovo di Roma. Ciò è tanto più urgente oggi, in un tempo segnato da dibattiti troppo drammatici, anche all’interno della Chiesa, che non risparmiano nemmeno la persona e il magistero del Pontefice. Quando Madre Angelica fondò EWTN con enorme coraggio e straordinaria creatività, lo fece innanzitutto per fornire uno strumento di bene al servizio della Chiesa e del Papa. Questa continua ad essere la vostra più grande missione e ricompensa: essere e sperimentare voi stessi al servizio della Chiesa e del Successore di Pietro. Come ha affermato San Giovanni Paolo II, ricordando la preghiera di Gesù per Pietro (Lc 22,31), la missione affidatagli da Gesù riguarda la Chiesa che si estende attraverso i secoli e le generazioni umane (cfr. Udienza generale del 2 dicembre 1992). Il diavolo cerca sempre di setacciarci come il grano, ma la preghiera di Gesù per Pietro e i suoi successori è la nostra ancora di salvezza. Che questo spirito di comunione con il Papa sia il segno distintivo del vostro lavoro. Che sia “sentito” e “toccato” nelle vostre trasmissioni televisive, così come nei vostri articoli e nei vostri programmi multimediali. Che ogni vostro spettatore o lettore riconosca EWTN come un’opera di Dio al servizio della verità, della comunione ecclesiale e del bene dell’umanità”.
L’emittente americana è particolarmente “cara” alla Santa Sede perchè con il Pontificato di Francesco la Chiesa americana si è posizionata chiaramente su una posizione critica. Non può essere altrimenti, visto che il Papa si scaglia contro l’aborto sostenendo che questo è “come ingaggiare un sicario” ma allo stesso tempo fa intendere che il Presidente degli Stati Uniti d’America può accostarsi al sacramento dell’Eucarestia nonostante le sue posizioni abortiste.
Non vogliamo però entrare nello specifico ma trattare di un argomento che deve stare a cuore a tutti i cattolici, oggi più che mai.
Obbedienza o sottomissione?
Oggi la Chiesa deve fare i conti con un problema assai grave di cui poco si parla: gli abusi psicologici e di potere. Troppo spesso nelle comunità, nei presbiteri e dentro le parrocchie si vivono abusi di potere commessi in nome di Dio. "Dovete obbedire", si sente dire da chi detiene il potere. Oggi si parla molto degli abusi sessuali i quali sono semplicemente l'espressione massima e terminale di un problema che inizia con l'abuso psicologico. La maggior parte degli abusi, infatti, viene commessa proprio in forza di una sudditanza psicologica che si è instillata nel soggetto abusato. Allora la questione va affrontata anche per quanto riguarda il Papa, i vescovi e tutta la gerarchia ecclesiastica. Sudditanza, sottomissione cieca o obbedienza?
Oggi è impossibile rivolgere critiche al Pontefice senza sentirsi dire: "ah ma sei lefebvriano, sei scismatico". Molti allora si chiedono: ma nella Chiesa c'è spazio per tutti, tranne che per chi osa dissentire? Ai tempi di Gesù non c'erano forse discussioni fra i discepoli? Non discutevano forse gli apostoli? La differenza quindi deve essere nelle modalità. Cosa intendiamo? Innanzitutto la consapevolezza, non in tutti presente, che il Papa è validamente eletto ed è successore di Pietro. In secondo luogo, che il Papa è il Papa, sempre. Pertanto gli si deve filiale rispetto e obbedienza. Obbedienza, non sottomissione cieca. Chiariti questi due pilastri, il Papa non è sempre infallibile e pertanto è criticabile. La critica deve essere volta al bene della Chiesa, ovvero domandare (come hanno fatto alcuni cardinali che sono morti con i dubia) al Pontefice determinate questioni, e dissentire per ciò che si ritiene giusto dissentire.
Quando ci sono soggetti che muovono critiche alla Chiesa, fra gli altri Eugenio Scalfari e Piergiorgio Odifreddi i quali si sono arricchiti citando le loro discussioni con i Papi, tutto va bene. Se la critica arriva dai cattolici, guai!
Questo è emblematico, si vuole a tutti i costi apparire aperti, si è addirittura fatto un Sinodo dove tutti possono dire la loro ma chi dissente sulle tematiche di sempre, guai. Appare alquanto contraddittorio ed è risibile che Pietro Parolin parli di verità. Verità che, a differenza di quanto afferma Parolin, è una ed una sola.
Due pesi e due misure
Risulta anche incredibile sentire queste persone scagliarsi contro chi osa criticare il Pontefice, il quale è trattato davvero come un Re, a momenti si rischia di essere imputati per lesa maestà; quando negli anni scorsi abbiamo dovuto leggere le peggiori insinuazioni, anche personali contro il Pontefice. Non dimentichiamo che ci sono anche delle condanne penali contro alcuni soggetti che insultarono Joseph Ratzinger. Nessuno, in quel momento osava lamentare che il Papa era il Papa. Nessuno osava parlare di comunione.
È chiaro che la Chiesa americana ha preso una netta posizione contro quelle che sono delle derive pericolose. Se la Chiesa scende a compromessi sulle questioni fondamentali della fede, ha perso la sua identità. Identità che oggi è nebulosa, e si ha paura a riaffermare.
Abbiamo passato otto anni di Pontificato con giornalisti che scrivevano, dalla mattina alla sera, titoli e articoletti contro Benedetto XVI. Persone spietate che cercavano in tutti i modi di ledere l'immagine di un Pontificato che, chiaramente, non piaceva. Oggi il Papa del dialogo ha portato indietro la Chiesa al 1988, tagliando completamente le competenze della Ecclesia Dei e pubblicando il motu proprio Traditions Custodes. Questo non è dialogo? Con le altre confessioni bisogna dialogare, con chi contesta alcune scelte del Concilio Vaticano II no? In sostanza si arriva a ritenere il Concilio Vaticano II più importante della persona stessa di Gesù Cristo? Più importante della divina rivelazione?
Questo è ciò che appare. Con alcuni siamo aperti, con altri assolutamente chiusi. Non si possono certamente utilizzare due pesi e due misure. Il dialogo con tutti. È chiaro che chi non riconosce il Concilio sbaglia, ma sarebbe anche il momento di fare un esame di coscienza. C'è chi sostiene che addirittura abbiamo da imparare da Lutero, e riteniamo di non dover imparare nulla da chi dice che forse la Celebrazione Eucaristica oggi ha perso il suo valore in molte delle nostre parrocchie? Non è forse il momento di chiederci: non è che siamo stati anche noi a propinare un Concilio che in realtà nei testi è tutt'altra cosa?
Una Chiesa in cammino
Questo intervento del Cardinale Parolin ci deve far riflettere e deve far comprendere, anche al Papa, che chi critica determinate scelte e prese di posizione, lo fa solo per il bene della Chiesa. Con questo fine è nato Silere non possum, ormai un anno e mezzo fa. La storia è piena di siti, giornali, blog ed altro, creati per soli fini scandalistici e che hanno il solo fine di attaccare la Chiesa. Questo è ciò che fanno molti giornali ancora oggi, i quali in nome della trasparenza non perdono occasione per fare falsa informazione e colpire la Chiesa. Noi, ma con noi tanti cattolici nel mondo, abbiamo sollevato critiche puntuali per aiutare il Papa a compiere un lavoro serio su questioni importanti per la vita della Chiesa.
Chi oggi critica il Papa, EWTN in particolare, lo fa con questo spirito. Sarebbe utile ad un padre che il figlio non gli dicesse che è sbagliato mangiare dolci se ha il diabete? Certo, non contraddirebbe il padre e sarebbe un figlio modello, ai suoi occhi. Ma non farebbe il suo bene. Il padre potrebbe pensare che è sottomesso, ma in realtà ha solo paura. Oggi il rischio è che il governo della Chiesa venga esercitato in nome dell'obbedienza ma in realtà c'è solo il terrore. Sono tantissimi i presbiteri e i vescovi che per qualche critica sono stati allontanati da Roma. Si pensi a Mons. Giampaolo Montini, il quale mosse qualche critica al motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus. Il Papa lo ha allontanato chiedendo addirittura che venisse rispedito in diocesi. Per fortuna dall'Università Gregoriana sono andati a perorare la sua causa, facendo presente al Papa che se lui se ne fosse andato da Roma l'ateneo avrebbe perso uno dei suoi migliori canonisti. Questa non è obbedienza, questa è sottomissione. Francesco sta rischiando di alimentare questo clima di terrore che non farà altro che portare ad una esplosione interna. Qui in Vaticano questo clima è esasperato perchè si ha a che fare ogni giorno con queste problematiche che sono prettamente caratteriali e non riguardano il ministero, l'autorità Pontificia o chissà quale altro dogma. Francesco è stato formato in questo modo. Da gesuita ha una concezione dell'obbedienza che è militare. L'obbedienza, però, non è questa.
La vera obbedienza
Come chiaramente dice San Benedetto nella Regola: "Ogni volta che in monastero bisogna trattare qualche questione importante, l'abate convochi tutta la comunità ed esponga personalmente l'affare in oggetto. Poi, dopo aver ascoltato il parere dei monaci, ci rifletta per proprio conto e faccia quel che gli sembra più opportuno".
Questo è ciò che spesso viene contestato a Francesco: "fa tutto da solo e vuole fare tutto", riferirono i porporati al termine del Concistoro di agosto 2022.
Non è umanamente possibile fare tutto e quindi è necessario affidarsi ad altri, ammettendo, peraltro, che certe competenze non le si ha. Si veda la questione canonistica. Oggi Francesco non si lascia consigliare dagli esperti in questa materia. Eppure il confronto per il Papa è fondamentale. Inoltre, come continua Benedetto nella Regola, l'obbedienza non deve essere solo esercitata nei confronti dell'abate ma anche dall'abate nei confronti dei fratelli. Parafrasando quindi gli insegnamenti del Padre del monachesimo, bisogna qui sottolineare come sia importante per il Papa affidarsi alle scelte dei capi dicastero, dei vescovi delle diocesi, dei suoi collaboratori per ciò che gli compete. Il rischio è questo: sulla dottrina voglio fare come dico io? Cambio il prefetto e lo mando a casa. Sulla liturgia voglio fare come dico io? Cambio il prefetto e lo mando a casa.
Diversa questione è quando il Papa parla ex cathedra, ma non sono questi i casi. Il confronto, quindi, è ricchezza ma lo si deve avere con tutti, non solo con chi ci fa comodo. Addirittura San Benedetto dice: "abbiamo detto di consultare tutta la comunità, perché spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore". E di questo se ne ha sempre più conferma non solo nei monasteri.
S.I.
Silere non possum