Città del Vaticano - In una Cappella Sistina immersa in raccoglimento e memoria, Papa Leone XIV oggi pomeriggio ha preso parte all’Atto Commemorativo dedicato al Beato Cardinale Iuliu Hossu, figura eroica della Chiesa Greco-Cattolica di Romania, martire della fede sotto il regime comunista e oggi esempio universale di dialogo, coraggio e speranza.
All’evento, che si inserisce nell’Anno Giubilare dedicato alla speranza, hanno preso parte rappresentanti di rilievo della società e del mondo religioso romeno, tra cui il presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche in Romania, Silviu Vexler, e il vescovo Cristian Crișan, in rappresentanza dell’Arcivescovo Maggiore Lucian Mureșan.
Il ricordo del Pontefice: “Un apostolo della speranza”
Nel suo discorso, Papa Leone XIV ha voluto onorare la figura del Cardinale Hossu come “apostolo della speranza”, sottolineando come la sua fedeltà incrollabile alla Chiesa di Roma e il suo amore per il prossimo ne facciano oggi un simbolo luminoso di fede vissuta nel buio della persecuzione.
«La sua vita è stata una testimonianza di fede vissuta fino in fondo», ha dichiarato il Santo Padre, «un uomo di dialogo e un profeta di speranza, beatificato da Papa Francesco il 2 giugno 2019 a Blaj». Un passaggio toccante è stato dedicato al motto del Beato Hossu – “La nostra fede è la nostra vita” – che il Papa ha indicato come ispirazione per ogni cristiano contemporaneo.
Un giusto tra le nazioni
Particolarmente significativo è stato il riferimento all’impegno di Iuliu Hossu in favore degli ebrei durante l’occupazione nazista della Transilvania settentrionale, tra il 1940 e il 1944. A rischio della propria vita e di quella della sua Chiesa, egli si oppose con forza alle deportazioni, mobilitando il clero e i fedeli. Memorabile la Lettera pastorale del 2 aprile 1944, citata dal Papa, in cui il Vescovo esortava ad aiutare gli ebrei “non solo con i pensieri, ma anche con il sacrificio”.
Il processo per il riconoscimento di Hossu quale “Giusto tra le Nazioni” è stato avviato nel 2022 e oggi, ha affermato Leone XIV, “ci troviamo davanti a un modello di fratellanza al di là di ogni confine etnico o religioso”.
Una vita tra persecuzioni e fedeltà
Nato a Milas nel 1885 da una famiglia sacerdotale, Iuliu Hossu si formò a Roma, dove ottenne i dottorati in filosofia e teologia. Ordinato sacerdote nel 1910, divenne vescovo di Gerla nel 1917. Il 1° dicembre 1918, fu lui a leggere la Dichiarazione di Unità della Romania nella pianura di Blaj, un evento fondativo del moderno Stato romeno. Durante il regime comunista, la sua fedeltà alla Chiesa di Roma gli costò l’arresto, la detenzione e l’isolamento per oltre vent’anni. Fu recluso in diversi luoghi, tra cui il famigerato penitenziario di Sighet. Nonostante le dure condizioni, mantenne intatta la sua fede. Le sue memorie, La nostra fede è la nostra vita, testimoniano un’anima profondamente radicata nella preghiera e nel perdono: “Il tuo amore, Signore, non sono riusciti a togliermelo via”, scriveva nel 1961. Morì il 28 maggio 1970 a Bucarest, pronunciando le parole: «La mia battaglia è finita, la vostra continua». San Paolo VI lo creò Cardinale “in pectore” nel 1969, primo romeno nella storia, rendendo pubblica la nomina solo nel 1973, dopo la sua morte.
Martire riconosciuto dalla Chiesa
Nel 2019, Papa Francesco ne ha riconosciuto il martirio insieme ad altri sei vescovi greco-cattolici perseguitati dal regime comunista, celebrandone la beatificazione durante il suo viaggio apostolico in Romania, a Blaj. La memoria liturgica comune è stata fissata al 2 giugno.
Un messaggio attuale
Nel concludere l’omelia, Papa Leone XIV ha lanciato un appello accorato a tutta la Chiesa e al mondo: “Diciamo ‘no’ alla violenza, ad ogni violenza, ancor più se perpetrata contro persone inermi e indifese, come bambini e famiglie. Che l’esempio del Cardinale Hossu sia una luce per il nostro tempo”. La commemorazione nella Cappella Sistina non è stata solo un momento di memoria, ma anche un atto di impegno per il futuro. La figura del Beato Iuliu Hossu, pastore e martire, è oggi più che mai un ponte tra le fedi, un faro di libertà spirituale e una voce profetica in un’epoca che cerca pace e verità.
s.E.S.
Silere non possum