Città del Vaticano - Alle ore 11 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Santa Messa in suffragio del defunto Pontefice Francesco e dei Cardinali e Vescovi morti nel corso dell’anno.

Un momento che ha unito il respiro della Chiesa universale alla memoria di chi, nel corso degli anni, ha guidato il popolo di Dio con la parola e la testimonianza.

Nella serata di ieri, dopo aver celebrato la Santa Messa al Cimitero del Verano per la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, Leone XIV si era recato in Basilica Vaticana per una visita privata alle tombe dei predecessori, soffermandosi in raccoglimento davanti ai sepolcri dei Pontefici nelle Grotte Vaticane. Un gesto sobrio, carico di affetto e di continuità spirituale, nel quale il Papa ha voluto riaffermare quel legame che unisce i pastori della Chiesa attraverso il mistero della comunione dei santi.

Nell'omelia pronunciata questa mattina, Leone XIV ha voluto intrecciare la memoria dei defunti con il tema centrale del Giubileo: la speranza cristiana. «Celebriamo questa Eucaristia - ha detto il Pontefice - per l’anima eletta di Papa Francesco, che è deceduto dopo aver aperto la Porta Santa e impartito a Roma e al mondo la Benedizione pasquale. Grazie al Giubileo tale celebrazione acquista un sapore caratteristico: il sapore della speranza cristiana».

Richiamando il Vangelo dei discepoli di Emmaus, Leone XIV ha presentato la vita cristiana come un pellegrinaggio della speranza, che nasce dall’incontro con Cristo risorto e passa attraverso la realtà del dolore e della morte: «Il punto di partenza è l’esperienza della morte, e nella sua forma peggiore: la morte violenta che uccide l’innocente e lascia sfiduciati, scoraggiati, disperati. Ma Cristo solo - ha sottolineato - può portare dentro di sé questa morte corrotta senza esserne corrotto, perché Lui solo ha parole di vita eterna».

Il Papa ha quindi ricordato che la speranza pasquale non è semplice ottimismo umano, ma un dono che nasce dalla vittoria del Crocifisso risorto: «La speranza del cristiano non si basa sulla sapienza dei filosofi né sulla giustizia che deriva dalla legge, ma sul fatto che il Crocifisso è risorto. È una speranza che guarda oltre l’orizzonte terreno, a Dio, da cui sorge il Sole che rischiara quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte».

Nella sua riflessione Leone XIV ha voluto rinnovare la visione cristiana della morte, che non è più nemica ma “sorella”, come cantava San Francesco d’Assisi: «L’amore di Cristo crocifisso e risorto ha trasfigurato la morte: da nemica l’ha fatta sorella. Per questo, i luoghi di sepoltura non sono “necropoli”, ma “cimiteri”, cioè dormitori, luoghi dove si riposa in attesa della risurrezione».

Infine, Prevost ha ricordato con gratitudine il ministero dei Pastori defunti, che hanno guidato il popolo di Dio come “induttori alla giustizia”, secondo l’immagine del profeta Daniele: «Il Signore li ha costituiti pastori nella sua Chiesa. Possano le loro anime risplendere come stelle nel cielo, e giunga a noi, ancora pellegrini sulla terra, il loro incoraggiamento: “Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio”».

d.E.P.
Silere non possum