Pope Francis Commissioned the Chapter of the Basilica of St. Mary Major

Dopo aver commissariato la Fabbrica di San Pietro, Papa Francesco, nel dicembre 2021 ha inviato il Rev.do Mons. Rolandas Makrickas quale commissario della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Il Pontefice aveva chiaramente chiesto al monsignore lituano di “curare la gestione economica e finanziaria del Capitolo della Basilica”. La scusa, perchè non si può definire altrimenti, era la difficile pandemia che “aveva messo in ginocchio le casse del capitolo”.

Purtroppo però, la realtà si è rivelata presto ben diversa. Da quel momento Makrickas ha iniziato a svolgere attività che vanno ben oltre il suo compito e le figure dell’Arciprete e del Capitolo sono divenute semplici ombre.

Alla ricerca di soldi

Appena giunto in Basilica, il neo commissario ha inviato a tutti i canonici una lettera nella quale chiedeva di specificare quale fosse la somma di denaro che ricevevano (pensione, remunerazioni varie o altro) dallo Stato della Città del Vaticano e quanti soldi avevano sul loro conto corrente. Una intromissione nella vita privata di sacerdoti anziani che non ha alcuna giustificazione.

Difatti, negli anni precedenti era stato stabilito dal Capitolo della Basilica che i canonici ricevessero una cifra fissa mensilmente per poter vivere. Questa sapiente scelta andava ad estinguere quel sistema odioso dei gettoni di presenza alle celebrazioni in Basilica. In sostanza ogni singolo canonico percepiva una cifra per ogni celebrazione a cui assisteva o partecipava. Si rischiava di ridurre la celebrazione eucaristica ad un mero modo per percepire uno stipendio accettabile. In questo modo, invece, ogni canonico aveva il proprio emolumento e le celebrazioni ovviamente afferivano alla vita spirituale di ognuno.

Makrickas, ben indottrinato da Santa Marta, era arrivato addirittura a chiedere ai canonici quanto avessero sui loro conto correnti. È chiaro che un sistema del genere non può far altro che ingenerare sconcerto nelle persone coinvolte. Eppure quanto percepissero i canonici era un tarlo che avevo lo stesso Francesco, il quale chiese più volte al Cardinale Angelo Comastri quanto prendessero i monsignori a San Pietro, mensilmente.

Solo dopo mesi, l’Arciprete si rese conto del perchè quelle insistenti domande del Papa. Il pensiero del Papa è chiaro: se bisogna risparmiare si risparmia sui canonici. Non si tagliano le spese inutili di soldi buttati in spettacolini di luci, amici gelatai o altro, si risparmia sulla pelle di uomini che hanno donato la loro vita per la Chiesa.

Scandalo a Santa Maria Maggiore

La riforma degli Statuti

Anche nella Basilica di Santa Maria Maggiore si sta provvedendo, con tutta la calma del caso, a riformare gli statuti del capitolo. Con l'arrivo del commissario il capitolo non ha più alcun potere e i canonici non hanno alcun incarico. Molto probabilmente nel nuovo Statuto l'intento sarà quello di inserire una norma che preveda il canonicato per 5 anni, poi i monsignori saranno costretti a trovarsi altre sistemazioni ed accontentarsi di un titolo onorifico, dovendo però provvedere a sè stessi nonostante la loro età. Papa Francesco ha definito gli anziani "un dono per il futuro dell'umanità", "maestri di tenerezza" e ancora "sono uomini che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada". Nel frattempo, però, gli anziani sono vittima di una cultura dello scarto proprio da parte del Papa che, sia a Santa Maria Maggiore, sia San Pietro, li sta trattando come degli oggetti da collocare. Il francescano Mauro Gambetti ebbe a dire ai canonici di San Pietro che potevano comodamente sistemarsi in case di cura e lasciare libero il palazzo dei canonici, a Santa Maria Maggiore, oggi, si provvede allo stesso modo a fare una vera e propria guerra nei confronti di sacerdoti che hanno servito per anni la Chiesa e la Santa Sede.

Azioni che nulla hanno a che vedere con il messaggio evangelico ma fanno emergere semplicemente la vera anima di questi prelati che si trasformano felicemente in manager. Qualche tempo fa abbiamo anche dato la notizia della apertura di una gelateria all'interno della Basilica di Santa Maria Maggiore e dell'assenza di procedure di gara trasparenti. Nonostante questi scandali, però, Papa Francesco ha fatto spallucce e il monsignore lituano sta continuando a gestire la Basilica come se fosse un CEO di una azienda. Di denaro sembra essere espertissimo, di preghiera un pò meno. Nonostante la Basilica custodisce l'effige della Salus Populi Romani, i momenti di preghiera sono veramente pochi. Per fortuna vi sono i padri domenicani che assicurano la presenza di diversi confessori. Il cardinale Stanisław Ryłko lo si vede raramente e solo per questioni burocratiche, per quanto riguarda la preghiera assenza totale.

La malagestione di Gambetti a San Pietro

Cosa accadrà?

Con l'arrivo del commissario a Santa Maria Maggiore si sono perpetrati gravi violazioni di legge. Si è data la concessione per aprire una gelateria senza indire una gara come prevedono le norme sulla trasparenza, si è andati ad indagare sul patrimonio personale dei monsignori e vi è stato anche qualche sacerdote obbligato a lasciare la propria casa per essere poi relegato in case di cura. Il tutto approfittando del disinteresse anche dei parenti di questi poveri preti.

Non solo quindi Santa Maria Maggiore preserva la propria tradizione di refugium peccatorum (basti pensare all'Arciprete Rylko mandato lì in punizione e all'Arcivescovo Piero Marini che fece di tutto per farsi mettere quella croce al collo da Giovanni Paolo II) ma ora questi soggetti entrano in un vortice di potere e lotte intestine che hanno come primo interesse il denaro.

I canonici, diventano quindi una palla al piede di cui prima o poi bisognerà sbarazzarsi. Questo modus agendi è condiviso dallo stesso Papa che quando si recò in Basilica già le prime volte, disse di non volere i canonici fra i piedi. "Visita privata" riferirono poi i suoi uomini.

Nel frattempo i giochi di potere continuano e nell'ufficio del Promotore di Giustizia ci si occupa solo di promozioni e visibilità mediatica.

L.S.

Silere non possum