The Bishop of Ascoli Piceno wrote a letter on the occasion of the start of the school year
Nella Repubblica Italiana settembre è il mese della ripartenza per il mondo della scuola. Anche l’arcivescovo-vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Gianpiero Palmieri, ha scelto di indirizzare ai giovani studenti una lettera in occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2023/2024.
“Ogni bambino e ogni ragazzo – ha scritto il presule – ha diritto di essere riconosciuto come persona umana e in quanto tale ha diritto di essere aiutato attraverso le relazioni che la scuola gli offre, quella con gli insegnanti e gli altri alunni, quella con i dirigenti e il personale della scuola”.
Poi, ha posto l’accento sul recente cambio di denominazione che il nuovo governo della Repubblica Italiana ha escogitato per il “ministero dell’istruzione”, il quale è divenuto anche il ministero “del merito”. Ha sottolineato: “Ogni minore ha diritto di essere educato e in questa maniera scoprire il suo personalissimo “Merito” (con la M maiuscola), cioè la straordinaria ricchezza della sua personalità unica; e quanto più ha sperimentato nel suo ambiente familiare e sociale di origine privazioni, povertà educativa, mancanza di relazioni affettive rassicuranti, tanto più la scuola si deve “dannare” per aiutarlo a scoprire il suo Merito. Solo così, con questa base buona di partenza, arricchito dal percorso che la scuola gli offrirà, potrà dare il suo contributo alla vita sociale e al bene comune, potrà sperimentare il gusto e la soddisfazione di contribuire con le sue opere e il suo particolare apporto alla vita di tutti”.
L.M.
Silere non possum
LETTERA DI S.E.R. MONS. GIANPIERO PALMIERI
ARCIVESCOVO - VESCOVO DI ASCOLI PICENO
Carissimi,
vorrei rivolgere un saluto e un augurio a tutti i ragazzi e gli insegnanti che cominciano l’avventura di un nuovo anno scolastico. Dedico loro una frase pronunciata dal Cardinale Matteo Zuppi in un’intervista dell’aprile scorso. Al giornalista che gli chiedeva cosa ne pensasse del cambiamento del nome del Ministero (ora si chiama: Ministero dell’Istruzione e del Merito), don Matteo ha sottolineato: “Il merito? Ogni ragazzo ha il suo. E la scuola si deve dannare per trovarlo!” Mi sembra una sottolineatura bellissima.
Il merito “indica il diritto che una persona con le proprie opere o le proprie qualità si è acquisito all’onore, alla stima, alla lode, oppure a una ricompensa” (Enciclopedia Treccani). Ebbene… “Ogni ragazzo ha il suo”. Mi sembra sacrosantamente vero.
I bambini e i ragazzi delle nostre scuole hanno diritto ad essere riconosciuti nelle loro qualità, perché ognuno ha le sue: il suo tipo di intelligenza, le capacità che nei primi anni dell’infanzia ha sviluppato, le sue potenzialità espresse o ancora da esprimere.
Ma aggiungo: ogni bambino e ogni ragazzo ha diritto di essere riconosciuto come persona umana e in quanto tale ha diritto di essere aiutato attraverso le relazioni che la scuola gli offre, quella con gli insegnanti e gli altri alunni, quella con i dirigenti e il personale della scuola. Ogni minore ha diritto di essere educato e in questa maniera scoprire il suo personalissimo “Merito” (con la M maiuscola), cioè la straordinaria ricchezza della sua personalità unica; e quanto più ha sperimentato nel suo ambiente familiare e sociale di origine privazioni, povertà educativa, mancanza di relazioni affettive rassicuranti, tanto più la scuola si deve “dannare” per aiutarlo a scoprire il suo Merito. Solo così, con questa base buona di partenza, arricchito dal percorso che la scuola gli offrirà, potrà dare il suo contributo alla vita sociale e al bene comune, potrà sperimentare il gusto e la soddisfazione di contribuire con le sue opere e il suo particolare apporto alla vita di tutti.
Capite? La suola si deve “dannare”, cioè non si deve dare pace finché non ha realizzato il suo compito, facendo alleanza educativa con tutte quelle istituzioni (Chiesa compresa) che hanno a cuore il Merito dei ragazzi. Perché “il Padre vostro non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli”, dice Gesù (Mt 18,14). E’ in gioco la loro vita.
Invece? Lo sguardo sulla scuola del dopocovid non può non cogliere che le criticità sono aumentate. Lo stesso Zuppi, dati alla mano, sottolinea che “Sia l’abbandono scolastico sia le disuguaglianze sono in aumento. Ci serve una verifica, perché l’emergenza educativa va sempre peggio. Ci sono tanti giovani che lasciano la scuola. questo ci deve interrogare tanto. Dobbiamo chiederci perché va peggio”.
In Italia la dispersione scolastica registra una delle incidenze più elevate d’Europa (12,7%). E’ un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, dove sono stati registrati importanti progressi. Siamo ancora lontani dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla UE. E’ terribile la a percentuale di NEET nel nostro Paese (ossia dei 15-29enni che non studiano e non lavorano): raggiunge il 23,1% (con una media UE del 13,1%).
Non è possibile! E’ un’emergenza educativa che ci coinvolge tutti. Perché se un bambino lascia la scuola prima del tempo, se non realizza le sue potenzialità, se non diventa quello che è impresso nel suo Merito unico e originale… siamo tutti più poveri.
Buona anno scolastico a tutti!
+ Gianpiero Palmieri