La Chiesa Cattolica si trova oggi al centro di una vera e propria rivoluzione interna che coinvolge tutti gli ambiti della vita di presbiteri e laici. Una scissione alimentata da questo pontificato che porta sempre più confusione e polarizzazione. In modo particolare, in Francia, stiamo assistendo alla persecuzione di realtà oggettivamente valorose e buone e alla promozione di quelle persone che hanno arrecato gravi danni alla Chiesa stessa. Il vescovo Dominique Jean Marie Rey e la Communauté Saint-Martin vengono commissariati, visitati e sottoposti ad osservazione; quelli che espongono la Chiesa al pubblico ludibrio no. 

In una società sempre più secolarizzata e che ha fatto della laicità il proprio Dio, la Chiesa transalpina gioca a colpire il ministero sacro con più armi possibili. Da un lato si avviano processi nei quali si definiscono "abusatori" sacerdoti che sono deceduti da anni. Un vero e proprio modus agendi ben peggiore della Santa Inquisizione che davanti a sora morte corporale non aveva la pretese di proferir parola. Dall'altro c'è il tentativo di uccidere quelle realtà che hanno a cuore la sacra liturgia, il sacerdozio ministeriale, l'evangelizzazione, i sacramenti e allo stesso tempo si promuovono donne e laici in ruoli che non possono ricoprire in alcun modo. 

La vicaria generaleCoutances et Avranches

Nella lettera pastorale alla diocesi di Coutances et Avranches S.E.R. Mons. Grégoire Cador ha scritto: «Dopo aver consultato le autorità diocesane, ho deciso di creare un ufficio di delegato generale per la nostra diocesi. Questo ufficio esiste ormai in una ventina di diocesi francesi. Io stesso ho avuto l'esperienza di istituirlo e di assicurarne la continuità nella diocesi di Le Mans, dove all'epoca ero vicario generale e amministratore. Affido questo incarico a Audrey Dubourget, in virtù del suo battesimo e della sua cresima. Accanto al vicario generale, sosterrà il vescovo, di cui diventerà una stretta collaboratrice nel governo della diocesi, e lo aiuterà a intraprendere le conversioni necessarie in vista delle sfide che la Chiesa deve affrontare. A tal fine, la signora Dubourget parteciperà al Consiglio episcopale. Si incontrerà regolarmente con il Vescovo e il Vicario generale per garantire l'attuazione delle indicazioni e delle decisioni del Consiglio episcopale e per gestire gli affari quotidiani. Parteciperà alle riunioni mensili tra il vescovo, il vicario generale e l'economo diocesano, nonché alle riunioni dei decani e dei parroci.
Parteciperà alle riunioni nelle parrocchie e nei decanati. Assumerà la responsabilità del monitoraggio di alcune missioni diocesane discusse dall'équipe episcopale. Rappresenterà validamente il vescovo, ove necessario, nei rapporti con gli organi civili e amministrativi»


Come è noto il Codice di Diritto Canonico, al canone 129, stabilisce che «sono abili alla potestà di governo, che propriamente è nella Chiesa per istituzione divina e viene denominata anche potestà di giurisdizione, coloro che sono insigniti dell'ordine sacro, a norma delle disposizioni del diritto». In un ufficio delicato quale è quello del vicario generale non è possibile prevedere un'altra figura che abbia gli stessi compiti e non sia sacerdote. Secondo voi, davvero, abbiamo bisogno anche qui di quelle donne che già abitano gli uffici della curia e non fanno altro che raccogliere informazioni e poi spifferare ad amici e parenti informazioni riservate? Cador vuole la "vicaria" anche nel Consiglio Episcopale, ovvero dove si trattano questioni delicate anche in riferimento alla vita dei singoli presbiteri. Ma stiamo scherzando! Come se non avessimo già il cancro di segreterie popolate da laici, nelle quali non puoi parlare serenamente con il tuo vescovo se non passando per queste "trombe dall'orecchio assoluto", come le ha definite saggiamente un porporato di Curia. 

Si tratta chiaramente di tentativi, sempre meno velati, di giungere un domani a far accettare queste figure alla Chiesa. Il Codice di Diritto Canonico, inoltre, afferma: «Al Vicario generale compete, in forza dell'ufficio, la stessa potestà esecutiva su tutta la diocesi che, in forza del diritto, spetta al Vescovo diocesano, la potestà cioè di porre tutti gli atti amministrativi, ad eccezione di quelli che il Vescovo si è riservato oppure che richiedono, a norma del diritto, un mandato speciale del Vescovo» can 479 - §1 CJC. Non stiamo parlando di un ufficio qualunque, ma di un ufficio delicatissimo che prevede delle competenze che sono addirittura riservate al vescovo. E qui ancora torna la questione della potestà. Al vicario generale compete la stessa potestà esecutiva su tutta la diocesi che spetta al Vescovo. Al primo in forza dell'ufficio, al secondo in forza del diritto. 

Non si può affidare questo compito a chi non ha il sacramento dell'ordine. Punto! 

La situazione reale nelle Chiese particolari

All'interno delle Curie diocesane delle nostre Chiese particolari sono già presenti moltissimi laici. Diversi lavorano nel silenzio, con spirito di servizio ed abnegazione. Sono competenti e amano la Chiesa. La servono offrendo il loro sostegno ai presbiteri e al vescovo.

Ci sono intere diocesi, addirittura conferenze episcopali regionali intere, che non hanno canonisti, moralisti, biblisti nel territorio delle loro diocesi. Questo è il frutto degli anni post conciliari in cui qualcuno ha deciso, in modo del tutto autonomo ed ideologico, di allontanare i preti dai libri. 

Oggi abbiamo Papa Francesco che si è svegliato ed è arrivato "dalla fine del mondo" per dire che "le suore vanno fatte studiare perché non sono le nostre serve". A questo è forse abituato Jorge Mario Bergoglio, il quale non tratta come serve solo le suore ma anche noi preti.

La verità è che negli anni scorsi coloro che hanno giovato più di tutti della formazione teologica sono state le religiose, perché i preti dovevano "fare la pastorale". Poi ci sono coloro che sono convinti che studiare significhi anche "pavoneggiarsi" e quindi i preti non vengono mandati a studiare per questo. Ed è così che abbiamo le curie piene di laici e vescovi che dicono: "Eh chi ci metto? Preti che ne abbiano le competenze non ne ho". La domanda è: "perché non li avete mandati a studiare?"

Quindi vengono ingaggiati economi diocesani laici, commercialisti laici, i quali non hanno alcuna competenza, nessuno studio che giustifichi la loro poltrona. Le uniche cose che possono paventare sono: contatti con centinaia di realtà (oscuri e discutibili, peraltro), coinvolgimento in mille fondazioni, opere diocesane, parrocchie, associazioni, ecc... Tutte realtà che prevedono un esborso di soldi incredibile. Questo è un palese rischio, oltre che un conflitto di interesse. Non possiamo pensare di dare in mano l'economia di una intera diocesi a persone che hanno come prima preoccupazione "la casa di proprietà", "la moglie e i figli", "i familiari da far lavorare", che ovviamente impiegano in Curia ogni qualvolta ve ne sia bisogno e "gli amici da sistemare". Non è possibile. Ci sono diocesi in cui i vescovi si vedono presentare dei preventivi da cento mila euro per lavoretti irrisori. I lavori vengono affidati ai parenti dell'economo, agli amici del direttore del museo, ecc...Ed è chiaro che la parcella viene divisa, una parte viene utilizzata per fare i lavori e sul resto ci mangiano tutti. Si tratta di una situazione che abbiamo denunciato già nel Vicariato di Roma, dove Renato Tarantelli faceva i contratti a prezzi stracciati per interesse. Ma è qualcosa che ritroviamo in altre realtà della penisola e non possono più essere tollerate. 

Seppur ci sia una smodata - a volte giustificata (sic!) - tendenza nel criticare la Curia Romana, nelle diocesi italiane non funziona diversamente. Chiacchiericcio, lotte di potere, accordi segreti per intortare i vescovi e i preti, gente che passeggia per i corridoi e non lavora. E i preti suonano, salgono negli uffici e sembra di essere all'Agenzia delle Entrate: "Eh sì, torni domani". Praticamente la curia è divenuta una succursale degli uffici pubblici italiani dove la maggior parte di "una certa parte d'Italia" si rifugia alla ricerca del "Posto fisso". Poi, sia chiaro, i preti non vengono pagati o gli viene data una miseria ma a questi diamo stipendi da tremila euro al mese. Per fare che cosa? Un comunicato stampa ogni 20 giorni pieno di errori e in cui vengono scritte delle idiozie che ci si ritorcono contro? La situazione è davvero critica. E invece che pensare alle vocazioni sacerdotali, non stiamo facendo altro che portare sempre più preti alla porta, spaventare quei pochi seminaristi che abbiamo ed ora andiamo alla ricerca della "vicaria generale". Per qualcuno forse sarebbe bene chiamare il Sindaco e due medici che firmino un bel TSO. 


d.D.M.
Silere non possum