Diocesi di Fréjus-Tolone

Non ha commesso nessun delitto, non ha abusato di bambini, non ha rubato denaro, non ha traviato le coscienze. Nessuno di questi gravi delitti sono stati contestati a S.E.R. Mons. Dominique Marie Jean Rey, Comm. l'Emm.

La sua colpa è stata quella di aver accolto giovani che volevano diventare sacerdoti, educarli ad una sana liturgia e preoccuparsi del seminario. Queste sono le sue gravi colpe, le quali oggi sono ben più gravi dei delitti sopra citati. Funziona così: se sei amico di Papa Francesco puoi anche essere accusato di aver stuprato delle religiose, puoi essere accusato di aver molestato seminaristi, puoi essere accusato di aver rubato il patrimonio di una intera diocesi. Non ci sarà alcun provvedimento contro di te, il Papa ti proteggerà.

Guai a te, però, se svolgi il tuo ministero episcopale con attenzione al presbiterio e al sacerdozio ministeriale. Questa è l’amara sorte che è toccata a Mons. Rey nella Diocesi di Fréjus-Tolone, nel sud della Francia. Questa mattina il presule con una lettera pubblicata sui social media ha comunicato che il Papa gli ha chiesto di dimettersi attraverso il Nunzio Apostolico. Nel mese di maggio 2022 la Santa Sede aveva avviato una visita ed aveva incaricato S.E.R. il Sig. Cardinale Jean-Marc Aveline per compiere questo gravoso compito. Aveline, è bene ricordarlo, è un uomo che è riuscito a farsi creare cardinale pur essendo in una piccola diocesi della Francia che non era affatto sede cardinalizia. È entrato nelle grazie del Papa giocando a fare il modernista.  Qual è stato il risultato di questa visita? La sospensione delle ordinazioni sacerdotali di alcuni candidati. Le motivazioni? Nessuno le conosce, neppure i diretti interessati. Accuse aleatorie frutto di chiacchiericcio ed invidia di quei sacerdoti che, purtroppo, sono stati accolti a Fréjus-Tolone ma sono quelle piaghe di cui Silere non possum parla spesso. Qualcuno a Roma, però, ha dimenticato che bloccare l'ordinazione sacerdotale di un candidato richiede motivi gravissimi e questa scelta incombe sulla vita personale e sulla intera comunità. Oggi, però, l'attenzione alla vita personale è un optional per chi abita a Santa Marta.

Un cancro nella Chiesa a danno anche dei vescovi

Abbiamo parlato spesso di quei sacerdoti chiacchieroni che seminano zizzania e divisione. Per questo motivo anche recentemente abbiamo messo in guardia i vescovi, in diversi articoli, dall’accogliere i presbiteri ordinati in altre diocesi. Si tratta di un problema ancor più grave dell’accoglienza dei seminaristi. Il seminarista, infatti, è colui che deve essere formato e negli anni della formazione sarà possibile verificare tutti gli elementi: umani, affettivi, relazionali, spirituali e culturali. Vivere il seminario con altri confratelli porterà anche a creare uno spirito di fraternità che garantirà un presbiterio unito, solidale. Accogliere presbiteri già ordinati provenienti da altre diocesi, invece, porta molti rischi perché solitamente sono molto disinteressati ai confratelli e alla realtà dove vengono accolti. Il codice li chiama: i chierici vaganti.

Solitamente sono coloro che hanno creato più problemi ovunque sono stati. Pensiamo, ad esempio, a quei sacerdoti che hanno girato diverse comunità, sono stati anche in alcune parrocchie e poi trovano diocesi o altre realtà dove approdare. Sono quei sacerdoti che poi passano le loro giornate a guardare i profili social delle persone, a chiacchierare e calunniare i confratelli, ecc… Chi è sporco, parla di sporcizia, cari amici.

Si tratta di colpe, però, che non possono essere certo attribuite a S.E.R. Mons. Dominique Marie Jean Rey, il quale è semplicemente stato un padre che si è mostrato disponibile a formare ed educare nuove generazioni di sacerdoti. Quante altre diocesi possono avere il problema di sacerdoti chiacchieroni o seminaristi superficiali? La soluzione è agire sui singoli casi, non sui vescovi. Monsignor Rey in questi anni ha permesso a molti giovani di seguire il Signore sulla via del sacerdozio, dove erano chiamati. Ha offerto un futuro rigoglioso ad una diocesi che è molto piccola.

Intervenire in questo modo, umiliando le persone e obbligandole alle dimissioni non solo è un atteggiamento che non ha nulla a che vedere con la misericordia ma va contro tutta la teologia sull’episcopato. Qualcuno dovrebbe tornare a leggere Lumen Gentium.