Francesca Immaculate Chaouqui has been condemned. The woman now continues to threaten prelates in the Vatican.

Il processo vaticano sul palazzo londinese di Sloane Avenue, continua all'interno delle mura. Il tribunale è giunto alla 43° udienza. Durante l'ultima udienza, il 13 gennaio, sono state sentite due donne, le quali hanno rivelato di essere state protagoniste di un vero e proprio giochetto di potere: Genoveffa Ciferri e Francesca Immacolata Chaouqui. 

Ciò che rammarica è che tutto questo non scandalizza neppure la magistratura laica dello Stato della Città del Vaticano. Abbiamo già spiegato, più volte, come Alessandro Diddì non abbia alcuna competenza in merito al diritto vaticano e canonico, ora emerge che quest'uomo è stato anche protagonista di alcune chat che lo hanno coinvolto in prima persona. Una di queste donne, Genoveffa Ciferri, infatti, ha riferito di aver scritto al Promotore di Giustizia dei messaggi. Ora è chiaro che qualcosa non funziona.

In qualunque Stato, anche nel nostro prima dell'arrivo di Diddì, una cosa del genere sarebbe stata motivo di provvedimenti gravissimi e, sopratutto, avrebbero portato all'incompatibilità del magistrato con il procedimento stesso. Come si può pensare che un magistrato che ha ricevuto dei messaggi da una persona che attaccava uno degli imputati, si mantenga terzo? Addirittura le chat che sono state depositate sono state segretate da Alessandro Diddì con la solita scusa: "è stato aperto un procedimento". Peccato che di questi procedimenti non si sappia poi più nulla e Diddì continua a fare ciò che gli pare. 

Come si può pensare di arrivare a fine di questo processo senza sapere cosa si sono scritti il Promotore di Giustizia e questa donna?

Forse Alessandro Diddì, oltre a non avere chiara la differenza fra presunzione di innocenza e presunzione di non colpevolezza, non ha neppure chiaro cosa significhi essere un Promotore di Giustizia in uno Stato dove la ricerca della Verità deve guidare il procedimento dal suo inizio sino alla fine.

Sì, perchè questo è ciò che dice il diritto canonico, materia che Diddì non ha mai studiato. O meglio, forse Diddì ha fatto come l'avvocato di Libero Milone (Romano Vaccarella), un esamino alla facoltà di giurisprudenza con qualche ordinario di Diritto Canonico. Questo non significa essere competenti o dottori in Diritto Canonico.

Francesca Immacolata Chaouqui

Una delle protagoniste di questa vicenda è la pregiudicata Francesca Immacolata Chaouqui, la quale è stata condannata in questo Stato per aver concorso nel reato di "Divulgazione di notizie e documenti" commesso da Mons. Balda. Il Pontefice, infatti, aveva introdotto solo qualche anno prima questa nuova fattispecie: "Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni". 

La storia di questo donna è la conferma di quanto stiamo dicendo da mesi. Inserire i laici con la convizione che commettano meno danni dei chierici, è deleterio. Leggiamo nella sentenza che l'ha condannata: "Mons. Vallejo Balda ha avuto la necessità di creare un'infrastruttura tecnologica per gestire tutta la documentazione che si sarebbe prodotta nell'anno successivo di lavoro. Mons. Vallejo Balda... decise di affidare l'incarico al dott. Corrado Lanino, marito della Chaouqui... A questo punto il Dott. Lanino riceve questo incarico e viene affrontata una spesa di euro centodiecimila/00 (110.000/00) e viene creato questo server che avrebbe dovuto essere utilizzato come contenitore di tutta la documentazione prodotta dalla Commissione... Il server è stato collocato presso la caserma della Guardia Svizzera".

Anche per la Chaouqui, quindi, avvenne come per molti altri laici qui dentro: mariti, amici e cugini che, ovviamente, prendono piede e iniziano a svolgere mansioni e ruoli. Tutto per il bene della Chiesa, sia chiaro. Anzi, per il Santo Padre, "per Francè", come lo chiama lei. Nel frattempo le tasche si riempiono. A quanto pare, però, l'ingresso di questa donna all'interno delle mura, portò diversi problemi. Quando qualcuno disse a Francesco "guardi che non è il caso di far entrare questa signora nella commissione", il Papa fu categorico: "No, la nominiamo".

In merito alla donna, durante il processo che la vide imputata, una dipendente della Commissione pontificia referente di studio e di indirizzo sull'organizzazione della struttura economico-amministrativa disse in aula: " in senso sostanziale non gerarchico, il soggetto che dominava... era la Dott.ssa Chaouqui, che aveva una forte influenza su Mons. Vallejo Balda, mentre io e gli altri dipendenti [della Prefettura] non nutrivamo malanimo, ma percepivamo disagio per un modo di agire irregolare in senso di non conforme alle regole di correttezza degli uffici di Curia».

Questo è chiaramente il sistema che tutt'ora vige in molte realtà della Santa Sede, le regole vengono calpestate e c'è chi non segue la gerarchia ma millanta credito a Santa Marta. Un po' come accadde per il Cardinale Robert Sarah che si vide scavalcare dal suo Segretario alla Congregazione per il Culto Divino.

Ma cosa dissero le persone al Papa, in merito a questa donna?

Ciò che venne fatto presente a Santa Marta era proprio che Chaouqui era una delle tante persone che, come gli avvoltoi, giravano attorno al Vaticano per poter ottenere visibilità. Addirittura nel 2012 scrisse un tweet in cui diceva che Benedetto XVI era affetto da leucemia. Ovviamente taggò Dagospia, perchè una delle caratteristiche di questa donna è sempre stata quella di avere una longa manus con diversi giornalisti. Fra questi, ovviamente, ci sono Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi che, lo ammise lei stessa facendone un vanto, arrivarono a Mons. Balda grazie a lei. Informazioni false, minacce e rancore hanno mosso i passi di questa donna. Anche in merito al Cardinale Pell, di recente scomparso, la Chaouqui scrisse le peggio cose su Twitter, canale che privilegia per lanciare le sue invettive.

La tecnica è consolidata. Prende di mira una persona, lo "sfortunato" del momento e inizia a martellare per attirare l'attenzione di qualcuno che le dia un po' di visibilità. Passato il momento, tutto torna come prima. Con George Pell, fece proprio così. Ricevuta la notizia della sua scomparsa, qualche giorno fa, ne ha cantato le lodi. Negli anni scorsi, invece, arrivò addirittura a scrivere che il Cardinale penetrò un minore. Cosa che è palesemente falsa e la Corte Australiana ne riconobbe l'innocenza.

Nuovo obiettivo: il Cardinale Angelo Becciu

Sentito dal Promotore di Giustizia Vaticano, il Reverendo Mons. L. Á. Vallejo Balda disse: «Quando la COSEA ha terminato il proprio lavoro con la consegna dell'archivio ho avuto minacce da parte della Chaouqui e del marito in quanto voleva lavorare all'interno del Vaticano. Ero preoccupato per il fatto che la Chaouqui aveva perso il suo lavoro per lavorare in COSEA». 

Minacce che la donna ha rivolto a destra e a sinistra senza alcun ritegno. Nonostante la condanna in sede penale, Francesca Immacolata Chaouqui ha iniziato a scrivere messaggi minatori contro il Cardinale Angelo Becciu (allora ancora Arcivescovo), addirittura accusandolo di essere l'autore del suo arresto.

Fu proprio il gendarme De Santis, oggi commissario, a riferire all'autorità giudiziaria che «Sicuramente dal 2014 al 2015 le pressioni della Chaouqui su Mons. Vallejo Balda sono andate aumentando e al riguardo basta leggere l'ultimo messaggio in cui lo apostrofa con: "Sei un verme". Chiusa la COSEA e rotti i rapporti tra i due, la Chaouqui mise alle costole di Vallejo Balda un tale Pietro Grillo perché lo controllasse ventiquattro ore su ventiquattro. Non a caso nelle comunicazioni che abbiamo trascritto, tanto Mons. V allejo Balda quanto il giornalista interlocutore, si raccomandano la massima discrezione fuori del Vaticano nei confronti della Chaouqui». 

Nonostante tutto questo, la donna non finisce in carcere. Condannata ma pena sospesa. Era il 22 dicembre 2016. L'errore lo stiamo pagando ora.

Non è passato neanche un anno e la donna è tornata all'attacco. Il Vaticano è una realtà succulenta che gli può portare visibilità. Dopo aver individuato in Becciu il suo nuovo nemico, dopo averlo minacciato e avergli promesso la peggio vendetta, la donna ha iniziato a contattare Mons. Alberto Perlasca.

Il 30 novembre 2022 alle 09.52 Chaouqui torna all'attacco e scrive a Perlasca: "Nel pomeriggio del giorno dopo eri tu al tavolo con Becciu, Tirabassi e altri sodali. Fosti il primo a dichiarare quanti e quali benefici la Santa Sede avrebbe avuto da fare un processo mediatico per la fuga di documenti riservati, in primis a me, la strega.

Sei stato tu a suggerire che il papa dicesse di non conoscermi e che dovesse dire all'agelus che i documenti erano stati rubati. La vita del bambino che portavo in grembo valeva meno della merda per te, ricordi monsignor Perlasca? Ricordi vero?

Io so tutto di te (dai buoni pasto di Qui GROUP al Palazzo di Londra, ai tuoi rapporti con tirabassi, al gomiti alzati sempre più del necessario,e conservo tutto nei miei archivi, documenti, foto, video, che, diciamocelo, varrebbero oro se non fossi chi sono) a differenza di te io ho scelto di non distruggerti. lo lo sapevo che prima o poi sarebbe arrivato li momento che ti avrei inviato questo messaggio. Perché il signore non permette l'umillazione dei buoni senza porre riparo. lo ti perdono Perlasca, ma ricordati, mi devi un favore. E il signore il sabato paga tutti

E non bloccarmi perché altrimenti mi senti dalle pagine dei giornali.

Francesca Immacolata Chaouqui"

Gli amichetti aiutano Chaouqui

Nonostante una condanna penale e nonostante tutte le uscite pubbliche che la donna ha fatto, Papa Francesco l'ha ricevuta ad agosto 2022 per un "bacia mano" al termine di una udienza del mercoledì. Chiaramente non si accede al Papa con questa facilità, sopratutto se a chiederlo è una pregiudicata.

Addirittura, il Papa, qualche anno prima, al Sostituto della Segreteria di Stato, proprio in merito alla donna, disse: "Lei non mi deve mai più menzionare questo nome. Inoltre rimane valido per sempre il divieto di farla entrare in Vaticano".

Stiamo parlando di una donna che ha reso possibile la promulgazione di documenti riservati, chiaro? In un qualunque Stato del mondo sarebbe stata messa in prigione e saluti e baci. No, noi no. Noi perdoniamo queste persone e lasciamo che vengano processati i cardinali innocenti. Addirittura, grazie alla longa manus di qualche "fedele" servitore del Papa, la donna riesce ad accedere al Papa e a farsi fotografare con lui. Ora, è noto a tutti che attorno a questo Stato girano, giorno e notte, soggetti che non vedono l'ora di ottenere una foto con cardinali, vescovi e quant'altro. Negli anni del Pontificato di Benedetto XVI addirittura c'erano soggetti che avevano la foto con il Papa sulla scrivania e riferivano di essere stati suoi compagni di squadra a calcio. Peccato, questa gente avesse circa 40 anni in meno del Papa.

Ora, sembra opportuna la scelta di fare una foto con questa donna al termine di una udienza generale? Assolutamente no. Il giorno dopo, infatti, la maggior parte dei membri del Sacro Collegio e della Curia Romana ha iniziato a digrignare i denti e a manifestare insofferenza verso questo gesto. Anche il Cardinale Angelo Becciu, ovviamente, si è infuriato. Peraltro, bisogna riconoscere che è stato uno dei pochi che ha apertamente detto al Papa come la pensava. Il porporato scrive:

"Santo Padre, Sono spiacente, ma non posso non manifestarLe la mia profonda costernazione di fronte alla pubblicazione delle foto che ritraggono la sig.ra Chaouqui ammessa al baciamano nell'udienza di ieri. Ecco i motivi del mio disappunto:

1. Quando nel 2017 Le presentai, caldeggiandola, la domanda di grazia di detta signora per condonarle i pochi mesi che le mancavano all'estinzione della pena, Lei mi rispose, in un tono severo che mai Le avevo visto, in questi termini: "La mia risposta è negativa e Lei non mi deve mai più menzionare questo nome. Inoltre rimane valido per sempre il divieto di farla entrare in Vaticano".

In tali termini, come Sostiuto, io risposi a nome Suo alla signora. Questa reagì pesantemente accusandomi di essere stato io ad oppormi alla grazia e minacciando vendetta crudele nei miei confronti.

La vendetta la sto pagando da due anni ed è sotto gli occhi del mondo intero.

2. Con il baciamano di ieri io sono stato smentito pubblicamente e la signora acquisterà maggiore forza per continuare a demolirmi con tutti i satanici mezzi di cui è capace.

3. Il fatto più grave è il seguente e si inserisce nel contesto del Processo penale in corso nei miei confronti. Con il gesto di ieri Lei, Santo Padre, ha rotto il tanto conclamato Suo impegno di neutralità nel Processo. Lei saprà che detta signora appare dagli atti giudiziari come una delle mie accusatrici. Ora, ricevendola Lei ha manifestato solidarietà con essa e indiretto sostegno alle sue tesi accusatorie nei miei confronti. In termini processuali il Suo atto non sarà visto come promanante dal Papa ma dal Primo Magistrato dell'ordinamento giuridico dello Stato del Vaticano, e quindi come un'ingerenza nel Processo.

Tanto mi sono sentito in dovere di comunicarLe e nel mentre Le porgo devoti ossequi.

Card. Angelo Becciu"

Il Pontefice risponde lo stesso giorno (19 agosto 2022):

"Grazie tante per la sua e-mail.

Mi dispiace che questo gesto di saluto possa fare del male. Mi hannno domandato se la Signora poteva venire con i suoi figli alla Udienza Generale ed avere un baciamano…, e pensai che se le farà bene, che venga.

Poi, le dico che ho quasi dimenticato la "avventura" di questa Signora. Neppure so che è immischiata nel giudizio (non entro in quello).

Le chiedo scusa e perdono se questo l'ha offesa e lastimata. È solo colpa mia, anche dell'abitudine di dimenticare le cose brutte. Per favore mi perdoni se l'ho offesa.

Prego per lei, per favore lo faccia per me.

Che il Signore La benedica e la Madonna La custodisca.

Fraternamente,

Francesco"

Il Papa non smentisce il cardinale ma, anzi, si scusa. Certo, sorgono diverse domande: possibile che il Papa dimentichi "l' avventura di questa Signora"? Una donna che ha rovinato questo Stato e lo ha dato in pasto ai media? Ci chiediamo se il Papa sia serio, ecco.

Però, a differenza di quanto afferma la donna in televisione, quindi, è chiaro che è il Papa che disse di non volere concedere la grazia e neppure di volerla più vedere dentro a questo Stato.

Ora, visto quanto emerso nell'udienza che si è celebrata in tribunale il 13 gennaio 2023 e viste le affermazioni che questa donna continua a fare in televisione e sui giornali, il collegio cardinalizio sta iniziando ad innervosirsi. "Non deve più entrare qui dentro, non deve avere più a che fare con nessuno qui dentro", sbotta un porporato all'interno della Curia.

Chiaramente, questa persona ha fame di visibilità ed è disposta a tutto per averla. Le email inviate a Monsignor Perlasca confermano quanto detto da Mons. Balda prima e dal Cardinale Becciu, poi. Minacce e tentativi di estorcere comportamenti o dichiarazioni. Addirittura, Chaouqui si è finta un magistrato. Ci sono tutta una serie di comportamenti che hanno rilevanza penale. Cosa si aspetta ad agire? La donna dice di avere documenti riservati della Santa Sede e simili, cosa si sta aspettando invece di entrare nella sua abitazione e perquisirla? Sono stati inviati centinaia di finanzieri all'interno di parrocchie di una diocesi sperduta della penisola italiana, con tanto di rogatoria internazionale, e si lascia che una donna interferisca nelle attività della Santa Sede?

Infine, molti in Vaticano vogliono sapere chi ha permesso quel baciamano, chi l'ha fatta arrivare al Papa quel giorno? Chi ha fornito informazioni riservate a Chaouqui quando ancora le indagini erano in corso?

L.M.

Silere non possum

Di seguito, in esclusiva, il testo della lettera che Francesca Chaouqui ha inviato a S.E.R. Mons. Giovanni Angelo Becciu per ottenere la Grazia da parte del Sommo Pontefice.