Why have priestly ordinations in the Fréjus-Tolone diocese been blocked? Let us look at what happens in Catholic seminaries.
Commissariamenti, visite apostoliche e decreti di scioglimento di intere comunità. Oggi la Chiesa Cattolica sta facendo i conti con una serie di problematiche che sembrano insormontabili. Non si può dire che queste siano prove che si stanno vivendo per la prima volta, ma certamente negli anni passati c'era una certa discrezione e le problematiche venivano affrontate lontano dai media. La trasparenza non è mai un male ma il metodo utilizzato da Roma è sempre quello del detto-non detto per far pensare al peggio.
La diocesi di Fréjus-Tolone
All'inizio del mese di giugno il vescovo della diocesi di Fréjus-Tolone ha annunciato ai presbiteri che le ordinazioni sacerdotali e diaconali in programma per il 26 giugno 2022 non sarebbero state celebrate. La motivazione non è stata data ma Mons. Dominique Marie Jean Rey ha riferito che c'è stato un intervento da Roma.
La decisione spiazza particolarmente in quanto il seminario della diocesi di Fréjus-Tolone è uno dei più numerosi dell'intera nazione. Non dimentichiamo che la Francia sta vivendo un periodo di aridità incredibile e se non fosse per le comunità religiose o sacerdotali, le diocesi sarebbero completamente a secco. I vescovi francesi lo sanno bene, i loro seminari diocesani sono completamente vuoti. Eppure, nei mesi precedenti al comunicato, l'arcivescovo di Marsiglia, S.E.R. Mons. Jean-Marc Noël Aveline è stato inviato a compiere una visita apostolica al seminario de la Castille. Anche Aveline, come altri commissari, è stato promosso da Papa Francesco e sarà creato cardinale nel concistoro dell'agosto prossimo.
I candidati "stanno vivendo questa situazione con dolore e sono in una posizione di attesa", ha detto padre Lionel Dalle, vicario generale della diocesi. In effetti, molti guardano all'evento in sé ma ben pochi si domandano qual è lo stato d'animo di questi giovani. Senza dimenticare che il Codice di Diritto Canonico prevede che le ordinazioni possono essere rimandate solo per gravi motivi.
Le visite apostoliche sono utili?
Ma quali saranno i problemi riscontrati da Aveline in questo seminario? La vicenda ricorda molto quanto avvenne nel seminario della diocesi di Albenga-Imperia dove fu inviato il vescovo Guglielmo Borghetti con il preciso compito di cacciare tutti i seminaristi che, a suo parere, sarebbero stati omosessuali. Le accuse nei confronti di quel seminario erano finite su tutti i giornali e Mons. Mario Oliveri fu proprio richiamato da Roma perchè avrebbe accolto troppi seminaristi che erano stati cacciati da altre diocesi. Anche nella diocesi francese una delle contestazioni che vengono mosse da Roma è proprio "la politica di accoglienza".
Da diversi anni questo è un problema che affligge diversi vescovi e, con Francesco in particolare, è divenuto un vero e proprio incubo. Gli ordinari si ritrovano i seminari vuoti e non possono accogliere giovani che bussano perchè magari sono stati mandati via da un seminario, da una comunità religiosa o da un istituto. Nel frattempo quei pochi presbiteri che restano devono occuparsi di quattro, cinque parrocchie ed altre venti mansioni.
Le direttive da Roma, infatti, negli ultimi anni si sono inasprite fortemente. Un vescovo non è libero di ammettere nel proprio seminario un giovane aspirante sacerdote se non ha richiesto al suo confratello o al rettore del seminario precedente, un parere. Queste "tecniche" sono assolutamente nocive. La Chiesa è formata da diversi carismi e da diversi talenti, ogni candidato ha una particolarità ed ogni Chiesa particolare ha le proprie necessità. Non si può pensare di formare presbiteri, nello stesso e indentico modo, a Trento come a Catania. Anche il popolo di Dio è differente, ha diverse sensibilità. Proprio per questo, ogni comunità, ogni diocesi è diversa e non è detto che il giovane che non si è trovato bene in una determinata realtà non possa invece crescere, formarsi e maturare in un'altra.
Il vescovo deve essere libero di accogliere in seminario coloro che ritiene adatti alla vita sacerdotale e riprendere il cammino di discernimento con il candidato. Se questo presenterà le problematiche che lo hanno visto interrompere il percorso nella comunità precedente, sarà il vescovo a decidere la strada da intraprendere. Non si tratta di un test a crocette, la formazione è sempre relativa a persone con una storia e con le loro ferite. Il cammino di seminario deve essere, necessariamente, anche un cammino di crescita umana.
Gli abusi psicologici nei seminari
Bisogna poi fare i conti con gli abusi di potere messi in atto dai diversi formatori. Di questo parla magistralmente Dom De Lassus nel suo libro sulle derive della vita religiosa. Molte volte i giovani seminaristi si imbattono in rettori narcisisti pieni di ideologie che tentano di plasmare gli aspiranti sacerdoti a propria immagine e somiglianza. Si tratta di veri e propri abusi di potere. "Se non fai questo, te ne torni a casa", "Se dici questo, ti sbatto fuori". Un clima di terrore che molti giovani si ritrovano a vivere senza neppure rendersi conto di quanto sia nocivo tutto questo, non solo per la loro vocazione ma anche per la loro salute psicofisica. Anche nella vicenda del Preseminario San Pio X abbiamo visto come Mons. Enrico Radice, addirittura, minacciava di cacciare il giovane che lamentava di essere stato molestato. Eppure questo è quanto avviene ogni giorno in molti seminari. Basti pensare alla diocesi di Oran, dove il Vescovo Zanchetta sottoponeva i seminaristi a molestie e loro erano costretti a tacere sennò sarebbero stati cacciati. La giustizia argentina lo ha condannato a 4 anni di carcere ritenendolo colpevole di questi gravi crimini ma la Chiesa Cattolica non ha ancora fatto nulla. Addirittura Papa Francesco aveva concesso a Mons. Zanchetta un ufficio all'APSA e la cittadinanza vaticana per diversi anni. Ora addirittura è spuntato fuori un decreto del Papa che incarica Javier Belda Iniesta, il canonista che aveva gonfiato il proprio Curriculum Vitae nell'Università in Spagna e ha difeso Mons. Zanchetta nel processo canonico innanzi alla CDF, a condurre l'investigatio praevia. In pratica Francesco ha incaricato il difensore di Zanchetta a compiere una investigatio praevia ai danno di Zanchetta. Siamo alla follia!
Formare o conformare?
Nel seminario di Frejus-Toulone, ma come in altri seminari italiani, probabilmente sono finiti proprio quei giovani che hanno chiesto "accoglienza" perchè nelle altre diocesi hanno subito questi trattamenti. Anche la retorica sulla questione liturgica è nauseante. La Chiesa Cattolica è formata da diverse sensibilità anche liturgiche e il giovane seminarista deve essere libero di esprimerle liberamente. Non è possibile sottoporre i giovani ad un lavaggio del capo perchè hanno preferenza per una lingua piuttosto che un'altra. Non si può vessare psicologicamente un ragazzo perchè è più "riservato", più "timido" solo perchè il rettore del seminario ha il pallino dell'Hosanna eh. Gesù Cristo, quando ha chiamato a sé i discepoli, non ha questionato sulle loro caratteristiche e le loro diverse sensibilità, ha piuttosto esaltato i loro talenti e le loro capacità.
Il pallino dell'omosessualità
Anche la questione della sessualità non è una questione secondaria. Molte volte, queste visite apostoliche vengono ordinate anche perchè si ritiene, nella più totale follia, che quelle realtà con una attenzione liturgica particolare abbiano anche il "problema" (così lo chiamano in Congregazione) degli omosessuali. E qui emerge tutto quanto noi abbiamo già detto in questo articolo. L'attenzione di questi visitatori si concentra sulla femminilità dei modi, come direbbe qualche canossiano, o sui traumi passati che avrebbero reso omosessuali questi candidati. Ed è qui che poi entra in gioco la psicologia utilizzata ai danni del seminarista e non per aiutarlo. Creando nel giovane anche un trauma relativo alle fantomatiche "pratiche di conversione". Le visite canoniche (o apostoliche) sono uno strumento essenziale che potrebbe essere utilissimo se fossero guidate da saggi intenti. Il problema dei seminari non è l'orientamento sessuale dei seminaristi ma, piuttosto, la mancanza di educazione/formazione all'affettività.
Il vero problema dei seminari cattolici
I giovani entrano nei seminari all'età di diciannove, vent'anni (oggi anche dopo) e sono a digiuno di una formazione umana, affettiva. Le famiglie non educano, la società neppure. Il seminarista si ritrova al primo anno di seminario senza aver fatto alcuna esperienza di relazione. La Chiesa ha il dovere di consegnare ai propri futuri presbiteri tutti i mezzi per poter essere uomini MATURI nel mondo (non del mondo). Non possiamo formare persone che non sanno rapportarsi con l'altro, che scambiano la mancanza di affetto con il sesso, che non capiscono la differenza fra relazione amicale e sessualità. Questi sono i terribili mali che poi portano il prete immaturo a commettere atti atroci. Educare all'affettività, questo deve essere il compito del rettore e non guardare se il seminarista fa una genuflessione completa oppure no.
Se il rettore del seminario è un soggetto narcisista, abusante, le prospettive sono due: o il seminario si svuota oppure i seminaristi stringeranno i denti per 5 o 6 anni e quando usciranno saranno uomini che non hanno potuto fare del seminario il momento della loro maturazione spirituale ed umana. Per far fronte ai problemi della mancanza di vocazioni, la risposta che da Roma viene data è quella di aumentare sempre più gli anni di formazione. Questa è la dimostrazione che le persone scelte per scrivere queste Ratio Fundamentalis non sono affatto adeguate . Il problema non è il tempo in cui il giovane resta chiuso in una struttura slegata dal mondo ma è piuttosto il come si vive questo periodo di vita. Se l'offerta formativa è caratterizzata da anni e anni di servizio liturgico e ore e ore di catechesi del rettore che se la canta e se la suona tentando di plasmare i seminaristi a sua immagine e somiglianza, il seminario non solo diventa inutile ma è nocivo. Da quella struttura usciranno dei soggetti che sono maestri del sacro, ma mancano di umanità. La vita del presbitero deve essere caratterizzata da una armonia che unisca la vita spirituale con quella sana felicità di essere prete. Si tratta di quell'entusiasmo che farà dire al giovane parrocchiano: "Io voglio essere così!".
Le esperienze positive
Per fortuna la Chiesa è formata sopratutto da esperienze buone. Ci sono molti rettori e formatori di seminario che non solo sono dei bravi preti ma sono veri e propri maestri. Sempre in Francia una esperienza positiva di formazione sacerdotale la ritroviamo nella Communauté Saint-Martin, un'associazione pubblica clericale di diritto pontificio fondata nel 1976 da monsignor Jean-François Guérin. La prima approvazione, questa comunità la ricevette da S.E.R. il Sig. Cardinale Giuseppe Siri, Arcivescovo di Genova. Oggi la comunità può incardinare i propri membri, è soggetta alla Santa Sede e conta 168 ministri fra diaconi e presbiteri. La Communauté Saint-Martin è uno dei pochi spiragli di luce nella Francia secolarizzata.
Una esperienza monastica veramente splendida, sempre in Francia, è l'Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux che incarna la regola di San Benedetto e continua ad attirare moltissimi giovani.
In conclusione, il rischio, oggi, è quello di voler portare avanti una ideologia che esclude completamente la possibilità, per i giovani, di esprimere la loro fede secondo le loro sensibilità. La visita canonica ( o apostolica) è un mezzo utilissimo che serve alla comunità religiosa, al seminario, alla diocesi stessa, per guardare a se stessa attraverso un occhio esperto ed esterno, sopratutto. Uno strumento utilissimo che serve anche ad individuare quelle realtà di abuso psicologico, spirituale, all'interno delle diverse comunità. Questa però deve essere guidata dall'intento di aiutare quella realtà nel proprio cammino non certo quello di conformare, appiattire o, ancor peggio, annichilire le diverse espressioni dei carismi che arricchiscono la Chiesa di Dio.
d.P.F
Silere non possum