The Catholic Church persecutes homosexual seminarians. Even psychology is used to seek out homosexuals and expel them.

🇩🇪 Homosexualität e Priesteramt: hexenjagd

L’utilizzo strumentale della psicologia all'interno della Chiesa Cattolica, in particolare nelle strutture formative, è cosa nota all’interno della gerarchia; allo stesso tempo non tutti i fedeli di alcune dinamiche che guidano la formazione presbiterale. Cogliamo l’occasione per parlarne prendendo spunto da un testo apparso sul periodico Quaderni di Diritto Ecclesiale nel numero di Gennaio 2022. La rivista è la medesima, collegata alla Pontificia Università Gregoriana, che aveva definito “psicologa e psicoterapeuta” la consacrata Anna Deodato che è stata poi diffidata dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia. 



La psicofobia dell'omosessualità

Questa volta il comitato di redazione ha ritenuto di dover pubblicare un quesito, con relativa risposta, riguardo alla "tendenza omosessuale" dei candidati al sacerdozio. Questo formatore chiede:

“ A quali condizioni il rettore di un seminario può richiedere la liberatoria per l'utilizzo degli elementi emersi durante un cammino di accompagnamento psicologico di un seminarista con tendenza omosessuale?”.

Si tratta di una pratica che è ormai utilizzata di frequente nelle strutture formative (case religiose e seminari) e che è veramente allucinante. 

In sostanza avviene questo, il Rettore sospetta che un seminarista o religioso sia omosessuale. Preso atto di questo “gay radar” del rettore, il quale, chissà come, sente questo forte convincimento, il superiore si rivolge al seminarista con un invito: “Forse sarebbe il caso che tu andassi da uno psicologo”. Il seminarista si trova davanti a due scelte: o vado dallo psicologo oppure vado a casa. È chiaro che non si tratta di un invito ma di un vero e proprio ricatto: o vai dallo psicologo oppure significa che hai qualcosa da nascondere e devi andartene. Questo, peraltro, conferma quanto più volte sostenuto da Padre Dysmas De Lassus in merito agli abusi di autorità e di coscienza, ovvero il rettore vuole entrare a tutti i costi in quello che è il Foro interno, la sfera spirituale e in quella parte psicologica che invece non gli compete. 

Il seminarista acconsente e si reca dallo psicologo che gli è stato indicato. Si badi bene, gli è stato indicato uno ed un solo psicologo. Un soggetto predeterminato. Non si tratta quindi di un invito alla maturazione, anche affettiva, generico e che è volto al bene del giovane ma è una specifica volontà di “ricercare” e, se possibile, “estirpare” il male, ovvero l’omosessualità.

Difatti, come emerge chiaramente dalla domanda che questo formatore rivolge alla Rivista, questi colloqui vengono consigliati solo e soltanto per questo motivo. Se un giovane ha particolari paure, problemi in famiglia, momenti di ripensamento o altro, non lo si indirizza dallo psicoterapeuta; se è omosessuale sì. 

Ma la questione non finisce qui. Il candidato al presbiterato, dopo aver sostenuto questi colloqui forzati, deve anche firmare una liberatoria che permetta allo psicologo di riferire al rettore quanto è emerso dal colloquio. Il rettore quindi parla con lo psicologo e questo gli consegna anche una relazione sul candidato al presbiterato. Sì, avete capito bene. Ed è qui che sorge la questione che molti laici non comprendono quando il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca si scaglia contro gli americani dicendo che è ora di mettere fine agli abusi di coscienza. Se non è abuso di coscienza prendere un colloquio privato con un professionista e farne la pietra miliare per dire che una persona è omosessuale, cosa può esserlo? Se non si tratta di abuso psicologico in questo caso, cos’altro può esserlo?  Questo è il grave problema che emerge quando si scelgono rettori e formatori che non sono competenti e hanno gravi problemi di narcisismo patologico. Inoltre, gioca un ruolo fondamentale anche l’idea assurda che la Chiesa continua ad avere dell’omosessualità.

La Chiesa e gli omosessuali nei seminari

In merito ai candidati al presbiterato, la Ratio Fundamentalis recita chiaramente: “Qualora si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale”. Si badi bene ai termini. Problema. Transitorio. È chiaro che se la normativa prevede che almeno tre anni prima dell’ordinazione diaconale il PROBLEMA va estirpato, allora il rettore sarà portato a fare la caccia alle streghe.

Uno dei più grandi sponsorizzatori di questa teoria idiota e scientificamente biasimata è Padre Amedeo Cencini, il quale ha più volte parlato di Omosessualità strutturale e non strutturale. Il canossiano riferisce anche che “l’omosessuale doc” è quello a cui “piacciono i genitali”. Chiaro? Un balzo nel 400 ci voleva. È bene ricordare ai lettori che queste teorie non trovano alcun fondamento scientifico e sono disprazzate da tutti gli esperti delle scienze psicologiche. 

Nonostante questo, il vescovo di San Miniato, S.E.R. Mons. Andrea Migliavacca, risponde al quesito del formatore dicendo: “Il rettore del seminario non potrà imporre al seminarista di dare la liberatoria per avere conoscenza degli elementi emersi nell'indagine o nel percorso psicologico, ma potrà fare presente che la mancata conoscenza di quei dati potrebbe impedire l'esercizio del necessario discernimento in ordine al cammino di seminario”. Tutto chiaro, una forzatura di coscienza, un vero e proprio abuso che si trasforma in un ricatto: o mi fai parlare con lo psicologo del tuo orientamento sessuale oppure ti caccio dal seminario.

L'ordine degli psicologi intervenga

E l’ordine degli psicologi? Ci sono professionisti iscritti all’albo nazionale della Repubblica Italiana che si prestano a questa caccia alle streghe? Ci sono uomini e donne che hanno studiato per prestarsi a questi abusi di coscienza? Auspichiamo vivamente che il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi prenda posizione ed inviti i professionisti al rispetto del codice deontologico che prevede: “In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace” e “Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi”. 

Bisogna cambiare rotta

Un cambio di prospettiva è assolutamente necessario per ridonare senso alla vocazione presbiterale. I formatori non devono focalizzarsi sulla sessualità. Si concentrino piuttosto sulla maturità affettiva dei giovani candidati. I futuri presbiteri devono essere psicologicamente maturi, ovvero persone che non “ricercano il potere”, uomini che non abbiano sete di apparenza, che sappiano relazionarsi con gli altri, che comprendano l’importanza della vita affettiva, che amino stare con il Popolo di Dio e non divengano, al contrario, uomini soli, repressi, che ricercano scappatoie e poltrone da occupare. Non si può pensare che le persone che vengono portate alla sacra ordinazione siano solo e soltanto coloro che si conformano ai deliri narcisistici dei rettori, lo abbiamo visto anche durante il dibattimento del noto caso delPreseminario. Non è possibile neppure che Foro interno e Foro esterno vengano completamente confusi e si approfitti in questo modo delle coscienze delle persone. Forse la Chiesa tedesca ha ragione, bisogna mettersi in discussione e riflettere...

P.L.

Silere non possum