Firenze - Dal 20 al 21 settembre a Firenze si è svolto il “Giubilaico – Il festival che ci voleva. Laicità | Diritti | Società”, organizzato dall’Unione Atei Agnostici Razionalisti (UAAR). Un titolo altisonante, che voleva richiamare per contrasto l’anno santo della Chiesa cattolica, ma l’esito è stato ben diverso dalle aspettative: un flop clamoroso, con la partecipazione di appena una decina di persone, tutte animate da una forte carica ideologica.

Il dato di fatto è sotto gli occhi di tutti: un evento nato “contro” non attira. La scelta stessa del nome rivela più un atteggiamento di sfida che un autentico progetto culturale. Sorge spontanea una domanda: perché un ateo dovrebbe costruire la propria identità in opposizione alla Chiesa o ai credenti? Se davvero si è convinti che Dio non esista, non avrebbe più senso ignorare chi affida la propria vita alla fede, invece che polemizzare continuamente con chi crede?

C’è un paradosso di fondo: il non credente, per definizione, dovrebbe muoversi su un terreno di indifferenza rispetto al divino. Eppure, gran parte dell’impegno dell’UAAR appare volto a contrastare proprio la dimensione religiosa e il suo spazio pubblico. Il risultato? Un discorso che si chiude su sé stesso, incapace di generare un dialogo vero e che rischia di isolarsi in un recinto sempre più ristretto.

Il “Giubilaico” fiorentino dimostra come l’ideologia, quando diventa ossessione, finisca per allontanare invece che attrarre. L’assenza di pubblico non è solo un dato numerico: è il segno che, fuori da un ristretto circuito militante, certe battaglie non trovano ascolto. Forse la vera sfida oggi non è inventare festival “contro”, ma imparare a confrontarsi con serietà e senza pregiudizi.

d.T.A.
Silere non possum