Silere non possum ha intervistato l’avvocato Luca Bauccio in merito al recente attacco mediatico che ha colpito l’attivista palestinese Sulaiman Hijazi e successivamente anche chi lo difende. Il caso esplode dopo la pubblicazione di una foto scattata alla Camera dei Deputati il 29 luglio 2025, in occasione della presentazione del rapporto “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio” della relatrice speciale ONU Francesca Albanese.

Alcuni quotidiani italiani filogovernativi, tra cui Libero e Il Tempo, hanno utilizzato quello scatto per etichettare Hijazi come “vicino ad Hamas”, basandosi sulle elucubrazioni di un report dell’European Leadership Network (ELNET), organizzazione che – secondo fonti aperte – non sarebbe un ente terzo e indipendente, ma finanziato da realtà collegate al governo israeliano. L’accusa, priva di prove concrete, si inserirebbe in una più ampia campagna di delegittimazione verso chi denuncia le violazioni subite dalla popolazione di Gaza, in particolare Albanese. 

Bauccio denuncia un meccanismo ormai ricorrente: colpire non solo la persona presa di mira, ma anche chi la assiste, applicando il principio distorto “l’avvocato è uguale al cliente”. Nei confronti dell’avvocato, il direttore de Il Tempo(chiamato ironicamente “Sempronio”) ha lanciato accuse di essere “filo-Hamas” e “avvocato con simpatie islamiste”.

Nell’intervista, Marco Felipe Perfetti dialoga con l’avvocato Bauccio sul clima di sospetto che avvolge chiunque osi parlare apertamente di Gaza. Etichettare come “simpatizzante di Hamas” o persino “antisemita” chi denuncia il genocidio in corso è ormai una strategia consolidata. Un meccanismo che non ha risparmiato neppure figure come Papa Francesco o Leone XIV, nonostante le loro esplicite prese di distanza dall’organizzazione terroristica. 

Bauccio evidenzia come la stampa, anziché limitarsi a riportare fatti verificati, spesso pretenda risposte “nel merito” come se avesse il ruolo di un tribunale, trasformando il dibattito pubblico in un processo mediatico, senza le garanzie e i tempi della giustizia. L’avvocato conferma di aver avviato un’azione legale, chiedendo 50.000 euro di risarcimento a Libero e Il Tempo per danno d’immagine arrecato al suo assistito, sottolineando che Hijazi da anni si batte per denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.

Infine, Bauccio mette in guardia dalle narrazioni tossiche: dichiarazioni sensazionalistiche, prive di riscontri, ma capaci di incidere profondamente sull’opinione pubblica. Un esempio citato da Perfetti è la recente affermazione di un senatore di Fratelli d’Italia secondo cui Hamas “brucerebbe bambini nei forni a microonde” in Palestina — un’accusa senza prove, ma con un forte impatto emotivo.