La Compagnia di Gesù ha dimostrato negli ultimi anni di avere un problema serio, ne abbiamo parlato anche qui. Nessuno, però, ha pensato di mettere mano a questo problema. La vicenda di Marko Ivan Rupnik è stata trattata da gesuiti con grande incompetenza giuridica e dottrinale. La soluzione è stata quella di eliminare Rupnik senza porsi alcun problema in merito a quanto quest'uomo ha insegnato e ai legami che ha intessuto in tutti questi anni. 

Questa superficialità ha portato i sostenitori di Rupnik a difenderlo e a farne un vero e proprio martire. Fra questi c'è Jože Roblek, un gesuita sloveno che è stato educatore nel seminario minore della Compagnia di Gesù, maestro dei novizi gesuiti e formatore di preparazione ai voti religiosi perpetui (Maribor) e guida di esercizi spirituali. Già a marzo 2023 era intervenuto con un post sulla sua pagina Facebook a difesa di Rupnik e portava avanti una teoria molto strampalata che purtroppo è il nocciolo del problema sia della questione Rupnik che di tante altre vicende. 

Jože Roblek ha etichettato ciò che Rupnik avrebbe fatto con la parola "peccato". Qualcuno, però, dovrebbe spiegare a questo anziano signore che il suo ex confratello non è stato portato a processo per dei "peccati" ma per dei "delitti". E questa vicenda non ha possibilità di risoluzione se non perseguendo la verità. In questo caso, infatti, la notizia è stata offerta da Silere non possum, un sito che da anni sta cercando di spiegare ai laici e ai chierici che la vita privata del sacerdote è PRIVATA. Ciò significa che il chierico non deve rendere conto ai suoi superiori, confratelli o laici di ciò che fa nella sua vita privata, neppure di ciò che qualcuno chiamerebbe "peccati". 

La questione, in questo caso, è ben diversa. Non stiamo parlando di peccati ma di abusi sessuali, ovvero delitti. Se ciò per cui viene accusato si rivelasse vero, Rupnik non avrebbe commesso degli "atti impuri" con "persone consenzienti" ma le avrebbe costrette ad avere rapporti sessuali. Questo va detto con chiarezza perchè a forza di etichettare tutto con la parola peccato, anche ciò che non lo è, rischiamo davvero di giustificare qualunque cosa. Ciò avviene anche perché non abbiamo affatto il senso del peccato, difatti non ci rendiamo conto di quanto sia grave agli occhi di Dio la mercificazione dell'altro, lo sfruttamento della relazione, l'assenza di carità e verità nei confronti del fratello, ecc... 

Jože Roblek sulla sua pagina Facebook scrive: 

«Il caso Rupnik è apparso di nuovo sui media.
Sullo sfondo c'è la lotta per distruggere Rupnik. Tutte le sorelle che fanno questo, quando lo calunniano e parlano dei suoi peccati, parlano della loro responsabilità, dei loro peccati. Che si vergognino. Spero che abbiano confessato i loro peccati e li abbiano mondati nel sacramento della riconciliazione molto tempo fa. Facendo questo in pubblico, si imbrattano e peccano ancora di più. Se ci fosse anche un po' dello spirito, della compassione e della misericordia di Gesù in loro, implorerebbero e pregherebbero di avere prima misericordia di loro, perché non sono migliori di Rupnik, perché sono anche grandi peccatori, che ora si considerano innocenti e si lavano le mani come
Pilato, allora dovrebbero pregare per Rupnik, se hanno fede che la preghiera fa miracoli. Perciò, care sorelle, che apprezzo molto, fermate questa mescolanza di fango, che già puzza e inquina l'ambiente e avvelena i rapporti. Avete parlato molto e alla fine state zitte, perché con questo metodo non otterrete nulla davanti a Gesù, mostrerete solo quanto siete lontane da Gesù, che è venuto a salvare i perduti, i feriti, soprattutto i grandi peccatori. Vuoi dimostrare che sei giusto, come i farisei e gli scribi che si considerano giusti e innocenti, e attribuiscono i tuoi peccati niente meno che ad Adamo ad Eva, Eva al serpente, ecc. Pentiamoci: "Ora è il tempo della grazia e il giorno della salvezza", dice S. Paolo. Non ci salveremo con nessuna azione, tanto meno segnalando i peccati degli altri, perché siamo tutti peccatori, profondamente radicati nel male, come dice S. Paolo nel settimo capitolo della lettera ai Romani. «Non sono peccatore perché pecco, ma pecco perché sono peccatore», ripete spesso Papa Francesco. "Perché non faccio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio. Ma se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Allora scopro in me questa legge: quando voglio fare il bene, mi viene offerto il male. Poiché come uomo interiore acconsento volentieri alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge di Dio. mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono miserabile! Chi salverà i miei corpi da questa morte? Grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Perciò con la mente servo la legge Dio, ma con la carne la legge del peccato» (Romani 7,19-25). Ciò che stiamo facendo ora nei media pubblici è irresponsabile e noi cristiani ci mettiamo in imbarazzo perché non viviamo il Vangelo e combattiamo solo per ragioni umane, che getteranno ancora di più l'altro nel fango. Vorrei concludere con le parole di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati. Non giudicare e non sarai giudicato. Perdona e sarai perdonato. Dai, e ti sara dato; la misura buona, repressa, aspersa e versata sarà versata nel tuo grembo. Con la misura con cui misurate, vi sarà misurato» (Lc 6,37-38). Abbi pietà di noi, o Signore. Abbi pietà di noi».

È incredibile. Le parole di Jože Roblek sono di una gravità inaudita e la Compagnia di Gesù ha il dovere di prendere le distanze da queste affermazioni. Ciò che ci domandiamo è: Roblek insegna queste cose? Predica queste cose nei suoi ritiri? Probabilmente uno dei maggiori problemi della Compagnia di Gesù è proprio questa formazione - peraltro la medesima del Papa perchè è quella impronta nefasta di Pedro Arrupe - sulle questioni morali. Se si confonde il peccato con il delitto significa che siamo proprio arrivati alla fine. Infine, c'è da chiedersi come mai Roblek non parli in questi termini ogni volta che Hans Zollner parla di abusi. 

d.T.M.

Silere non possum