President Ortega called the Catholic Church a 'perfect dictatorship'.

Nella follia di un laicato sempre più docente, mai avremmo pensato di sentirci dare dei  "dittatori" da parte di un uomo che sta compiendo i peggiori crimini indisturbatamente. Nelle scorse ore, infatti, Daniel José Ortega Saavedra, presidente della Repubblica del Nicaragua, ha detto che la Chiesa Cattolica è la "dittatura perfetta" perché non permette alla maggioranza dei cattolici di eleggere il Papa e le altre autorità religiose. Nella Chiesa cattolica "tutto è imposto, è una dittatura perfetta, è una tirannia perfetta", ha detto durante un discorso in occasione del 43° anniversario dell'istituzione della polizia nicaraguense. Un chiaro attacco che proviene da un uomo che negli ultimi mesi si è visto accusato da parte della gerarchia cattolica, di commettere gravi violazioni dei diritti religiosi. La scelta di rispondere accusando la Chiesa è la dimostrazione che, messo all'angolo, Ortega non ha altro modo per controbattere. Questo atteggiamento, in particolare anche la scelta della platea, ovvero la polizia nazionale, è emblematico. In Nicaragua, oggi, i cattolici sono in pericolo perchè dicono la Verità e i sandinisti odiano sentirsela dire. "Chi sceglie i sacerdoti, chi sceglie i vescovi, chi sceglie il Papa, i cardinali?", ha continuato il presidente del Nicaragua. "Se vogliono essere democratici, dovrebbero iniziare a eleggere il Papa, i cardinali, i vescovi", ha aggiunto. Come se i valori della democrazia dipendessero da questo. Il discorso di Ortega è dimostrazione della più becera demagogia. 

Non dimentichiamo la storia

Abbiamo raccontato in questo articolo quali persecuzioni sono costretti a vivere i cattolici a causa della dittatura di Ortega. Da quando è stato arrestato il vescovo Mons. Rolando Alvarez, il governo non sta risparmiando nessuno. Il prelato, infatti, ha chiaramente detto la Verità sul dittatore del Nicaragua. Purtroppo, la Santa Sede ha scelto, anche in questo caso, di adottare il metodo cinese: il silenzio. 

L'avversione dei sandinisti alla Chiesa Cattolica non è una novità. Nel Viaggio Apostolico del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II in Portogallo, Costa Rica, Nicaragua, Panama, El Salvador, Guatemala, Honduras, Belize, Haiti dal 02 al 10 marzo 1983 avvennero due episodi che hanno dell'incredibile. Al tempo a guidare il Paese c'era Daniel Ortega, che aveva cacciato il dittatore Somoza.

Giovanni Paolo II si recò a Managua in Nicaragua il 04 marzo. Durante quella celebrazione eucaristica, Wojtyła pronunciò parole forti. Nella prima parte dell'omelia il Pontefice parlò dell'unità della Chiesa. "I testi biblici che sono stati appena proclamati in questa Eucaristia ci parlano di Unità. [...] La Chiesa è la famiglia di Dio, e come in una famiglia deve regnare l'unità nell'ordine, così anche nella Chiesa". 

Durante questa parte dell'omelia, l'impianto acustico funzionò senza alcun problema. Quando il Papa iniziò a parlare di una Chiesa che doveva essere necessariamente unita a quella di Roma, all'insegnamento dei Pastori, l'impianto iniziò a non funzionare più.

"Una prova dell'unità della Chiesa in un determinato luogo è il rispetto per gli orientamenti pastorali dati dai Vescovi al proprio clero e ai fedeli. Questa azione pastorale organica è una grande garanzia dell'unità ecclesiale: un dovere che grava specialmente sui sacerdoti, i religiosi e gli altri agenti della pastorale. [...] Cari fratelli: abbiate ben presente che ci sono casi in cui l'unità si salva solo quando ognuno è capace di rinunziare a idee, piani ed impegni propri, anche se buoni - tanto più quando mancano del necessario riferimento ecclesiale! - per il bene superiore della comunione col Vescovo, col Papa, con tutta la Chiesa" disse il Papa. I membri del governo fecero di tutto per evitare che queste parole non si sentissero. Infatti, solo chi era vicino al palco riuscì a sentire cosa diceva Giovanni Paolo II. Non solo, ma si aggiungevano anche le grida dei militanti sandinisti a coprire la voce del Papa polacco. 

Addirittura in quella celebrazione eucaristica il canto finale fu sostituito con l'inno sandinista. Questa è la democrazia e la libertà di cui parla oggi Ortega? La democrazia non si manifesta solo con l'elezione dei propri leader ma significa sopratutto permettere a tutti di poter esprimere la loro opinione.

Un altro momento caratterizzò quel viaggio apostolico del Santo Padre Giovanni Paolo II. Quando giunse in Nicaragua, al termine della Cerimonia di benvenuto, il Pontefice sfilò davanti al governo schierato. Solitamente il protocollo prevedere che i Capi di Stato si fermino a salutare i membri del governo che hanno di fronte. In quella occasione Ortega disse a Giovanni Paolo II: "Non siamo tenuti a fermarci, possiamo procedere". Il guerrigliero nicaraguense era in palese imbarazzo perchè nel suo governo c'erano quattro religiosi ed era consapevole che questo era in palese contrasto con la normativa canonica.

Wojtyła però volle fermarsi, andò davanti al gesuita Ernest Cardenal, il quale era ministro della Cultura, e lo rimproverò. A nulla valse il fatto che il religioso si inginocchiò e si tolse il basco. Giovanni Paolo II lo redarguì perchè non indossava l'abito e perchè la sua condizione non era in comunione con il Papa. 

Can. 287 - §1. I chierici favoriscano sempre in sommo grado il mantenimento, fra gli uomini, della pace e della concordia fondate sulla giustizia. §2. Non abbiano parte attiva nei partiti politici e nella direzione di associazioni sindacali, a meno che, a giudizio dell'autorità ecclesiastica competente, non lo richiedano la difesa dei diritti della Chiesa o la promozione del bene comune.

Il nuovo codice di diritto canonico, peraltro pubblicato pochi mesi prima, ribadiva il divieto per i chierici di partecipare attivamente alla vita politica. 

Cosa accade oggi 

Oltre al vescovo Alvarez e le limitazioni imposte alle diocesi anche in merito alle processioni religiose, ci sono nove sacerdoti cattolici che sono in prigione in Nicaragua, un altro è agli arresti domiciliari e molti membri del clero sono fuggiti dal Paese per evitare di essere arrestati perchè hanno denunciato le violazioni dei diritti umani commesse dal governo. Dall'aprile 2018 il Nicaragua sta attraversando una crisi politica e sociale esacerbata da un'elezione presidenziale che la comunità internazionale ha denunciato come non libera né equa. Ortega, prima delle elezioni, ha ordinato l'arresto di più di quaranta oppositori. 

Secondo un rapporto dell'ONG Observatorio Pro Transparencia y Anticorrupcion, la Chiesa cattolica ha subito più di duecento aggressioni tra l'aprile 2018 e il maggio 2022 nel Paese.

Papa Francesco, anche in questa occasione ha scelto la linea della non chiarezza. Alla domanda rivoltagli dalla giornalista Maria Angeles Conde Mir sul volo di ritorno dal Kazakistan, il Papa ha risposto: "Sul Nicaragua, le notizie sono chiare, tutte. C'è dialogo, in questo momento c'è dialogo. Si è parlato con il governo, c'è dialogo. Questo non vuol dire che si approvi tutto quel che fa il governo o che si disapprovi tutto. No. C'è dialogo, e quando c'è dialogo è perché c'è bisogno di risolvere dei problemi. In questo momento ci sono dei problemi.  Ma continuare con il dialogo. Mai, mai fermare il dialogo. Ci sono cose che non si capiscono. Mettere in frontiera un Nunzio è una cosa grave diplomaticamente, e il Nunzio è un bravo ragazzo che adesso è stato nominato da un'altra parte. Queste cose sono difficili da capire e anche da ingoiare". In sostanza il Papa si muove come con la Cina, bisogna dialogare, tanto a farne le spese sono i vescovi e i cattolici del luogo. In Vaticano, nella fresca dimora di Santa Marta, il Papa ha altro a cui pensare.

L.M.

Silere non possum