Who fights paedophilia in the Church? What role do journalists play in this battle? Who seeks the Truth?
“Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati”. Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI si rivolgeva, nel 2010, ai cattolici d’Irlanda. Uno scandalo che ha segnato Joseph Ratzinger in modo permanente.
La Chiesa ha conosciuto la vergogna e l’indignazione, sopratutto a partire dagli anni 2000, della violenza sessuale commessa dai suoi membri a danno di minori o persone vulnerabili. Ratzinger è stato l’uomo che ha combattuto questa piaga in modo più deciso e molto spesso ha incontrato resistenze.
Lo scandalo degli abusi
Dal punto di vista mediatico, lo scandalo degli abusi sessuali su minori da parte di membri della Chiesa cattolica è scoppiato negli anni 80 negli Stati Uniti d'America e negli anni 90 in Europa.
La Chiesa però, come del resto ogni altra realtà, non ha conosciuto solo il problema degli abusi sessuali ma diversi tipi di abuso che vengono perpetrati ogni giorno all'interno delle proprie istituzioni. Molto spesso, questi, sono solo il punto di arrivo di un processo molto più lungo che inizia con l'abuso spirituale e psicologico. Per quanto riguarda gli abusi sessuali, in particolare sui minori, l'attenzione della stampa si è concentrata in modo particolare su alcune vicende. Alcuni casi sono divenuti eclatanti. Basti pensare al 2001 quando il Cardinale Bernard Francis Law fu individuato dal The Boston Globe come l'uomo che coprì diversi casi di abuso nella sua diocesi. Lo scandalo fu talmente grande che il 13 dicembre 2002 Giovanni Paolo II chiese le dimissioni del cardinale quale Arcivescovo di Boston.
Sempre in America, il cardinale Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo di Washington, è stato accusato di abusi sessuali su un minore commessi negli anni 70. McCarrick è stato dimesso dallo stato clericale da Papa Francesco nel 2019.
I casi però sono diversi, vi sono storie di abusi commessi da preti, da suore ed operatori pastorali ma qui emerge il problema della comunicazione. I problemi sono: una comunicazione che non tiene conto della legge e non tutela le persone, una comunicazione parziale e ben studiata e assenza totale di interesse per la prevenzione.
Cosa significa. Il delitto è talmente schifoso e grave che quando viene formulata questa accusa è difficile difendersi. Difesa che deve essere assicurata a chiunque, anche a coloro che hanno commesso questi gravi crimini. Trattandosi di fatti che solitamente il criminale commette in solitudine con la propria vittima, è difficile sia dimostrare che è avvenuto, sia che non è avvenuto. Allo stesso tempo, però, non si può ritenere che la semplice parola di una persona possa bastare ad incriminare un soggetto. Sono diversi i procedimenti in cui è emerso che le accuse erano formulate per secondi fini e interessi. Non si può tacere questa verità, sarebbe stupido pensare che, fra i molti casi veri non vi siano anche accuse strumentali.
Il più eclatante è stato quello che ha visto il Cardinale George Pell marcire in carcere per ben due anni da innocente. Chiunque ha letto gli atti di quel processo ha capito che è impossibile credere ad una ricostruzione così formulata. Qualunque cattolico che ha partecipato una sola volta nella sua vita ad una Messa presieduta da un vescovo, sa che in sagrestia è pieno di persone. È consapevole che non può succedere, in cinque minuti al termine di una celebrazione liturgica, che un vescovo abusi di un minore ancor prima di togliersi i paramenti sacri. Non si tratta quindi di definire Pell un santo, o difendere la "categoria", si tratta di logica. Eppure si è scelto di dare seguito ad accuse palesemente false che hanno costretto un principe della Chiesa a stare in carcere per due anni. Da Santa Marta nessuno ha proferito parola.
I giornalisti cercano la Verità?
La stampa molto spesso è stata d'aiuto, oseremmo dire fondamentale, per la denuncia di alcuni casi che nè la magistratura nè le autorità ecclesiastiche volevano approfondire. In altre circostanze, però, ha dimostrato di non essere all'altezza della problematica. Non si sono attesi gli esiti delle indagini e si è sparato sulla croce rossa. Sì, perchè anche il dramma degli abusi sessuali sui minori è divenuto il modo per qualcuno di mettersi in mostra, ma la Verità è ben altra cosa. Emblematico è il caso del cardinale Oscar Cantoni. Silere non possum ha pubblicato il decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero) che dimostra chiaramente come questo vescovo avesse chiesto solo alcuni anni di penitenza per don Mauro Inzoli e dimostra anche che fu proprio Papa Francesco a decidere di non dimetterlo dallo stato clericale.
Alcuni giornalisti che hanno addirittura registrato podcast (pieni di errori), scritto articoli e fatto inchieste sugli abusi sessuali nella Chiesa non ne hanno parlato affatto. Basti pensare al Corriere della Sera e La Repubblica. Nessuno ha scritto nulla. Come mai? Forse perchè Scalfari ha lasciato a Molinari una eredità nella quale chiedeva di non infastidire Papa Francesco? Motivo per cui oggi Padre Antonio Spadaro gli ha consegnato un vaticanista designato ad hoc per la causa?
È chiaro quindi che vi sono pedofili di seria a e pedofili di serie b. Vescovi che gestiscono i casi in maniera non degna e che vanno dimessi, vescovi che gestiscono i casi in maniera non degna e vanno promossi. Qual è la credibilità di questi giornalisti? Qual è la credibilità stessa del Papa che firma la lettera apostolica Come una madre amorevole ma poi avoca a sè una causa graziando un pedofilo? Qual è la credibilità quando un caso viene trattato con tolleranza zero, ed un altro viene trattato con benevolenza perchè ci sono legami di amicizia?
Le ambiguità del quotidiano Domani
Della vicenda di Oscar Cantoni non ha parlato neppure Federica Tourn, giornalista del quotidiano Domani, la quale si sta occupando da mesi di una inchiesta "pagata dai lettori" e per la quale Stefano Feltri non fa altro che chiedere denaro nei podcast. Una inchiesta che però è a macchie, non si estende a tutti i pedofili nella Chiesa ma solo ad alcuni che la giornalista sceglie ad hoc. Ora ci si chiede come mai questa signora che si occupa di "migranti, religioni, diritti umani, mafie, femminismo", insomma si occupa di tutto e di niente, non pubblica una notizia che è collegata ad un caso che ha visto il vice direttore del suo giornale in prima linea contro Inzoli? Non si sa. Eppure per quanto riguarda le fake news e le teorie strampalate, la professionista è al primo posto. L'11 ottobre 2022 ha infatti pubblicato una "notizia" che vede come protagonista l'Eminentissimo Sig. Cardinale Rainer Maria Woelki. Durante il pellegrinaggio dei ministranti di Colonia, di cui abbiamo parlato qui, alcuni ministranti hanno scelto di protestare contro Woelki mentre pronunciava l'Omelia nella Basilica di San Paolo fuori le mura.
Tourn scrive: "duecento chierichetti della sua diocesi si sono alzati e gli hanno voltato la schiena in segno di protesta". Non è affatto vero. Alla celebrazione sono stati una minoranza i chierichetti che si sono alzati e hanno voltato le spalle all'arcivescovo. Una di loro, Lea Scheffler, ha detto a domradio: "Ho trovato la situazione un po' stressante. Non ho mai avuto nulla contro le proteste in quanto tali. Credo sia giusto far conoscere la propria opinione. Ma io e tutto il mio gruppo abbiamo pensato che questa fosse l'occasione sbagliata. C'erano 2.000 chierichetti che volevano davvero iniziare il loro periodo a Roma. C'erano anche alcuni che, credo, non sapevano bene cosa stesse succedendo".
La correttezza intellettuale non è il forte di questo quotidiano e dei suoi giornalisti. Tourn non ha neppure parlato della reazione scocciata degli amici di questi chierichetti che hanno protestato. Non ha spiegato che la reazione dell’arcivescovo non è stata stizzita, come scrive lei, ma piuttosto ha cercato di far comprendere ai ministranti che la celebrazione eucaristica non è il momento delle proteste. Tourn, infatti, offre uno spaccato solo parziale di una vicenda complessa che lei, probabilmente, neppure conosce. Durante il pellegrinaggio, infatti, alcuni chierichetti (non certo la maggioranza) hanno distribuito anche degli adesivi in cui contestavano Woelki. Ma dov’è l’errore? I ragazzi, i quali probabilmente sono semplicemente la longa manus di qualcun’altro, hanno dimenticato che il vescovo non è assegnato ad una diocesi per acclamazione. Questo sistema si sta insinuando piano piano ma non appartiene alla Chiesa assolutamente. Rainer Maria Woelki ha rassegnato per ben due volte le sue dimissioni al Papa, il quale le ha rifiutate stabilendo, in questo modo, che l’arcivescovo non ha avuto alcuna responsabilità nè nella commissione di abusi nè nella copertura. Per questo motivo, sia i giornalisti tedeschi, sia quelli italiani, tanto più i giovani ministranti, se ne devono fare una ragione. Le indagini sono state compiute, c’è stata anche una visita ordinata dal Papa e non ha portato altro risultato che questo. Allora perchè alla giustizia ci si affida solo quando mette in croce e non quando assolve? Queste persone se hanno prove di ciò che dicono, le portino alle autorità; altrimenti tacciano.
Anche qui, il problema è che Rainer Maria Woelki è scomodo per altri motivi, non certo per come ha gestito gli abusi. Woelki non ha fatto come Bätzing che ha promosso un prete accusato di pedofilia, però contro il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca nessuno alza il dito. Come mai?
Tourn non ha neppure spiegato che l’Arcivescovo ha proposto di incontrare i giovani ministranti, quindi non era poi così stizzito. Ma la giornalista non è nuova a questo genere di ambiguità. Dovrebbero destare scalpore le parole pronunciate da un soggetto, non meglio precisato, tale Michelangelo Ventura il quale afferma: “sulle 216 mila vittime ipotizzate in Francia, se venissero risarcite con 50 mila euro l’uno saremo ad una cifra stratosferica….sarebbe sicuramente, nell’ottica della riforma, una strada sicura per arrivare ad una Chiesa povera“. Durante una diretta organizzata dalla giornalista Tourn, quindi, questo signore afferma delle cose gravissime. Offensive per le vittime di pedofilia, in quanto strumentalizzate per un fine che non mette certamente loro al centro; offensive per la Chiesa che è vittima essa stessa di soggetti che non sanno neppure ciò che dicono.
Omosessualità e pedofilia
Altra questione ancora è l’omosessualità. Alcune narrazioni non fanno altro che aumentare quella convinzione che abita alcune persone anche all’interno della Chiesa: la pedofilia è frutto dell’omosessualità.
Per questo motivo, sopratutto negli ambienti dei gesuiti, si parla di impossibilità, per gli omosessuali, di accedere al sacerdozio. Lo stesso Papa Francesco alla CEI ha chiesto di individuare gli omosessuali e cacciarli dai seminari. Questa idea, la quale è inutile specificare essere priva di qualsiasi logica e fondamento scientifico, sta creando veri e propri problemi in diverse strutture formative italiane e non. Seminaristi che sono vittime di una persecuzione da parte dei formatori che è aberrante. Si continua a parlare dell’omosessualità come un disturbo e non si comprende che il pedofilo non ha preferenza per il sesso maschile perchè è omosessuale ma perchè ha a che fare in prevalenza con minori maschi. Ma se si andasse al cuore del problema, non ci si chiederebbe affatto se il candidato al sacerdozio è omosessuale oppure no, ci si preoccuperebbe se è maturo affettivamente, il che è ben diverso.
La radice del problema
Seppur molto inchiostro viene gettato per parlare del problema, non vi sono persone che individuano la radice della pedofilia all’interno del clero. Il problema nasce all’interno delle strutture formative. Case religiose o seminari dove le candidate, i candidati non vengono educati all’affettività. Il clima di repressione non aiuta a far maturare questi giovani che, sopratutto oggi, non hanno ricevuto una educazione affettiva e sessuale neppure in famiglia.
Nelle case religiose non si promuove una vita affettiva fatta di relazioni libere, senza paura di essere etichettati, perseguitati o rimproverati. Il clima che viene promosso è quello di gelosia, sotterfugi, chiacchiere e calunnie che poi si ripercuotono nel presbiterio e rendono la vita impossibile nelle attività quotidiane. Se il sacerdote non ha occasione per esprimere se stesso, non ha modo di coltivare relazioni sane con adulti, relazioni libere, rischierà davvero di incorrere in un vortice pericolosissimo che è quello delle scorciatoie. Fino a giungere a vere e proprie patologie.
Gli esempi virtuosi ovviamente ci sono, questa non è la totalità dei casi ma purtroppo bisogna constatare che sono numerosi i casi di cui sopra.
Accuse strumentali
La questione degli abusi sessuali sui minori è divenuta un vero e proprio problema che però si continua a non voler affrontare. Quando si parla di questa piaga, nessuno parla di prevenzione e formazione. Molti, però, parlano di una serie di questioni che nulla hanno a che vedere con la pedofilia nel clero. Basti pensare al The Economist che sulle sue pagine è arrivato addirittura a dire che il problema della pedofilia nel clero è il celibato. Sono diversi gli esperti che hanno confermato, con appositi studi, che non vi è alcuna correlazione fra celibato e pedofilia. Basterebbe guardare ai numeri, la maggior parte degli abusi sui minori sono commessi da uomini sposati e con figli. È però emblematico che si parli di questo in un affare serio come la pedofilia. Questo dimostra che vi sono soggetti che utilizzano questo problema per far avanzare altri desideri come l'eliminazione del celibato.
Sono numerosi, poi, i casi in cui è stata dimostrata l'innocenza delle persone accusate. In molti procedimenti è emerso anche che le accuse erano strumentali e nascondevano ripicche e vendette, giochi di potere e altro ancora. Difatti, come abbiamo detto, questa è una accusa talmente infamante che non lascia alcuna possibilità di difesa. Nel momento in cui il giornale titola "Il pedofilo X", quella persona è fuori gioco.
Le accuse strumentali, volte a distruggere una persona, sono evidenti anche nel caso del Papa emerito Benedetto XVI. Nessuno di questi giornalisti guarda alla realtà, alla storia ed ai documenti. Joseph Ratzinger è il primo uomo che nella Chiesa ha promosso quella politica di tolleranza zero di cui oggi si parla tanto a sproposito. Fu lui che nel 2001 redasse la lettera De delictis gravioribus. Fu lui che nello stesso anno chiese di pubblicare il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela. Fu Ratzinger che fece introdurre nella Pastor Bonus la specifica della competenza sui delitti gravi (Pastor Bonus, art. 52). Fu sempre lui a voler processare Marcial Maciel, nonostante i Cardinali Sodano e Dziwisz lo tenevano al sicuro. E tutto quanto ancora abbiamo raccontato in questo articolo.
Quando è stato pubblicato il dossier sulla Arcidiocesi di Monaco-Frisinga, chissà perchè si è parlato solo di Joseph Ratzinger. Sono emersi numeri eclatanti su diversi sacerdoti e anche sull'Arcivescovo Marx ma su di lui nessuno ha proferito parola. Benedetto XVI, invece, nonostante i documenti dimostrino che non ha commesso alcunchè, i vari giornalai di turno hanno scritto fiumi di inchiostro sulla sua colpevolezza. Questo dimostra che delle vittime, in realtà, non importa nulla ma le accuse sono utili per colpire personaggi scomodi, con una idea di Chiesa ben strutturata. Ma quindi, delle vittime chi si interessa? Della prevenzione con la formazione nei seminari, chi se ne occupa? Chi parla degli abusi psicologici e di potere che portano, molto spesso, all'abuso fisico?
L.I e F.P.
Silere non possum