Archbishop Mario Delpini ordained Deacon Luca Fallica, new Abbot of Montecassino, to the priesthood
Nella Basilica di Sant’Ambrogio, mercoledì 08 marzo 2023, S.E.R. Mons. Mario Delpini ha ordinato presbitero Antonio Luca Fallica, nominato Abate di Montecassino da Papa Francesco.
Alla celebrazione, secondo il Rito Ambrosiano, ha partecipato anche il Rev.do Dom Donato Ogliari, Amministratore Apostolico dell’Abbazia Territoriale di Montecassino.
Nell’omelia, l’Arcivescovo Delpini ha detto: “Il Padre chiama alla perfezione della misericordia. La perfezione del Padre che i figli possono imitare non è quella di essere ineccepibili, capaci di non lasciarsi turbare da nulla. Piuttosto la perfezione è la pratica dell’amore che non trova mai una ragione sufficiente per il risentimento, per farla pagare all’avversario, per ricambiare il male con il male. L’imprevisto ha il volto della situazione che ti mette alla prova, dell’avversario che non ti lascia tregua, e la perfezione di Dio che gli uomini di Dio possono imitare è quella di continuare ad amare e a fare del bene”.
Dom Fallica, ora, dovrà ricevere la benedizione di Abbaziale nella Chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto abate a Montecassino.
Una chiamata al sacerdozio?
Ha destato stupore la scelta del Santo Padre Francesco di nominare un monaco laico quale abate di una abbazia territoriale. Dom Fallica ha scelto di non ricevere l'ordinazione presbiterale perché ha ritenuto che la sua vocazione fosse ad essere monaco, non sacerdote. Dal 1996, quindi, ha sempre servito la sua comunità in questa condizione. Oggi, il Papa lo ha "costretto" a ricevere l'ordinazione sacerdotale perché, altrimenti, non avrebbe potuto essere abate territoriale. Questa dinamica desta non poca preoccupazione. Se siamo convinti che vi sono persone chiamate al sacerdozio ed altre no, non possiamo pensare di "scegliere" noi qualcuno che, invece, in cuor suo non vuole essere prete.
Questo abuso di potere avviene spesso in diverse realtà, prevalentemente "laicali". Una di queste realtà sono i neocatecumenali. Si tratta di una realtà che presenta diverse problematiche, sia nell'esercizio del potere che nella comunione con la Chiesa Universale. È molto conosciuta la ridicola pratica in cui Kiko Argüello "chiama" e i "discepoli" rispondono. A questi momenti si assiste anche alla "risposta" di giovani minorenni. La sfera personale è praticamente assente e il cammino spirituale con il presbitero ordinato passa certamente in secondo piano. Veri e propri santoni che, "se qualche volta te li ritrovi in parrocchia, fatti pure un segno della croce", riferisce un sacerdote che è stato formatore nel loro seminario.
"I seminari dei neocatecumenali sono realtà particolarmente problematiche. Chiusi ed hanno realmente delle derive settarie. La parola di Kiko è ben più determinante di quella del Papa e del vescovo del luogo", lamenta il sacerdote. Ciò che in queste realtà emerge chiaramente è che non si distingue fra carisma del fondatore e carisma dell'Istituto. La Chiesa, quando approva un determinato movimento, lo fa in riferimento al carisma dell'istituto non a quello del fondatore.
Come Chiesa non possiamo pensare di chiamare al sacerdozio persone che non sentono questa chiamata ma solo perché "ne abbiamo il materiale bisogno". Non siamo certo nel 391 e non abbiamo degli Agostino d'Ippona per le mani. Ritorniamo a guardare al sacerdozio come una vocazione che giunge da Dio e la Chiesa semplicemente ne riconosce la genuinità.