Diocesi di Brescia

Sabato 28 settembre 2024 alle ore 10, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Brescia, S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada ha presieduto l'ordinazione diaconale di quattro giovani. Si tratta di don Mattia Garneri (della parrocchia di Zanano), don Andrea Simonelli (Passirano), don Nicola Penocchio (Cailina) e padre Dieyson Roger Galvao Correia (religioso della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth originario del Brasile).

Commentando la seconda lettura scelta dagli ordinandi per questa occasione - la seconda lettera ai Corinzi nella quale Paolo afferma: "Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo" - Mons. Tremolada nell'omelia ha ricordato: «Ecco, questa luce però, dice San Paolo, è una luce riflessa, non viene da noi è la luce del volto di Cristo che traspare in noi. Perciò, dobbiamo intendere, questa luce ha una radice interiore. Certo, si manifesta nelle opere, ma quando una persona fa il bene o fa del bene la domanda che ti viene è “da dove arriva tutto questo?”. In una circostanza, piuttosto che un’altra, forse sarebbe più facile fare del male, fare i propri conti e dire ma che cosa ne ricavo qual è l’interesse che me ne viene. A volte il bene è una scelta che non ti ritorna indietro positivamente. A volte, il bene deve essere gratuito, non devi aver la pretesa di un riscontro, di una ricompensa. Perciò deve nascere dal profondo di te stesso. Quella luce che traspare nelle opere di bene deriva da un cuore buono, da un cuore che è stato visitato dalla grazia di Dio, che è stato illuminato dal sorriso del Cristo redentore»

Rivolgendosi agli ordinandi il Vescovo ha detto: «Ecco, questo è quello che io vi auguro di essere luce».




Omelia di S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada

Carissimi candidati,

siamo felici di condividere con voi questo momento che segna profondamente la vostra vita ed è per noi, per voi ma anche per tutti noi, un evento di grazia. Oggi ricevete, con il rito solenne dell’ordinazione, la grazia del diaconato che vi costituisce ministri nella chiesa del Signore. Noi ci stringiamo intorno a voi, ai vostri cari a cui va tutto il nostro affetto e anche la nostra gratitudine. La nostra Chiesa diocesana, con i suoi sacerdoti particolarmente quelli qui presenti che vi hanno conosciuto e accompagnato e con le comunità che per vari motivi vi sono legate, questa nostra amata Chiesa insieme con la Congregazione dei figli spirituali di San Giovanni Piamarta eleva al Signore e la sua lode per questa vostra libera scelta che riceve oggi il suo sigillo sacramentale.

Vogliamo porci in ascolto della Parola di Dio, quella Parola che voi avete scelto, queste letture sono state scelte da loro, quelle che abbiamo ascoltato le avete scelte pensando a questo momento e queste letture vengono ora offerte anche alla nostra meditazione. Che cosa ci dicono? Vorrei partire dalla parola di Gesù che abbiamo ascoltato. Gesù si rivolge ai suoi discepoli e dice loro: “Voi siete il sale della terra”. Il sale, ciò che dà sapore, e poi dice “Voi siete la luce del mondo”. Ecco io vorrei fermarmi in particolare su questa frase: “Voi siete la luce del mondo”. Voi miei discepoli, dice il Signore, quindi anche noi, tutti noi che crediamo in Lui ma oggi in particolare questa Parola viene rivolta a voi, cari candidati. Voi, in particolare, siete la luce del mondo. Poi Gesù continua e dice: “Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte si vede subito da lontano né si accende una lampada per metterla sotto un secchio, la si mette sul candelabro perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa”. Così, dice Gesù, “risplenda la vostra luce davanti a tutti gli uomini”. E che cosa significherà questa luce? Come si fa a risplendere di luce davanti agli uomini? Gesù lo spiega, dice: “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Ecco in che modo si diventa luce nel nome del Signore, attraverso le opere buone, le buone opere, il bene compiuto. Tutto questo, in realtà, è già stato, direi, attuato e realizzato da Gesù stesso, questo ce lo dice la prima lettura che abbiamo ascoltato. San Pietro, entrato nella casa del centurione Cornelio, un romano, quindi non appartenente al popolo di Israele, sente il bisogno di annunciare il Vangelo della salvezza nella persona di Gesù e allora parla di lui. Dice: “Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazareth il quale passò beneficando, cioè facendo del bene”. Ecco queste buone opere che il Signore ci chiede di fare, in realtà le ha compiute prima Lui. È un po’ come se ci dicesse: “Vedete un po’ di fare come ho fatto io, passate tra la gente facendo del bene”. Che cosa ha fatto di bene il Signore quando era in mezzo a noi? Beh, molte cose, ricordate tutti i Suoi miracoli che alla fine, se ci pensiamo, erano fondamentalmente delle guarigioni. Il bene fatto ha come effetto la vita che rifiorisce, il cieco che comincia a vedere, lo zoppo che comincia a camminare, il sordo che comincia ad udire, le folle affamate perché affezionate a Lui che ricevono un pane in una maniera incredibile perché da cinque panni che gli vengono offerti il Signore diventa capace di sfamare cinquemila persone. Le opere buone.

Se stiamo a questa parola che abbiamo ascoltato, San Pietro ricorda che il bene fatto da Gesù aveva queste due caratteristiche in particolare:

  1. Era per tutti. “Passò facendo del bene a tutti”, senza distinzioni
  2. Era un bene che veniva destinato in particolare a chi in qualche modo vedeva compromessa la sua vita e, quindi, agli ultimi, ai piccoli, ai più fragili, a chi per qualche ragione si sentiva schiavo del mondo, o magari anche di sé stesso. Questi erano i primi destinatari di quel bene che Lui compiva. Le sue opere buone si rivolgevano in particolare a chi era nel bisogno.

Ecco già qui, cari candidati, una bella lezione di vita. La luce di cui parla il Signore è una luce che si manifesta nelle buone opere che si compiono o più precisamente nelle opere di bene, in quelle opere dove risplende il bene. Credo che oggi ci sia un gran bisogno di opere nelle quali risplenda il bene. Il bene che contrasta il male, che non lo accetta, non lo tollera, lo denuncia e lo vince attraverso una testimonianza decisamente positiva. Ma poi c’è un’altra cosa che vorrei dire a riguardo della luce e questa la comprendiamo meglio se ci mettiamo in ascolto della seconda lettura che voi avete scelto perché anche lì si parla di luce. San Paolo dice così, pensando al suo compito di apostolo, dice: “Dio che disse rifulga la luce dalle tenebre rifulse nei vostri cuori” - si rivolge ai cristiani del della comunità di Corinto – “e la luce che splende sul volto di Cristo” -la luce che da lui si irradiò sul monte della trasfigurazione, questo lo aggiungo io – “la luce della vita, del verbo di Dio che venne in mezzo a noi, questa luce può splendere in voi e deve splendere in voi”. Ecco, questa luce però, dice San Paolo, è una luce riflessa, non viene da noi è la luce del volto di Cristo che traspare in noi. Perciò, dobbiamo intendere, questa luce ha una radice interiore. Certo, si manifesta nelle opere, ma quando una persona fa il bene o fa del bene la domanda che ti viene è “da dove arriva tutto questo?”. In una circostanza, piuttosto che un’altra, forse sarebbe più facile fare del male, fare i propri conti e dire ma che cosa ne ricavo qual è l’interesse che me ne viene. A volte il bene è una scelta che non ti ritorna indietro positivamente. A volte, il bene deve essere gratuito, non devi aver la pretesa di un riscontro, di una ricompensa. Perciò deve nascere dal profondo di te stesso. Quella luce che traspare nelle opere di bene deriva da un cuore buono, da un cuore che è stato visitato dalla grazia di Dio, che è stato illuminato dal sorriso del Cristo redentore. Ecco, cari candidati, questo è quello che io vi auguro di essere luce. Di esserlo attraverso le opere buone che compite, buone le opere buone. Il bene è molto semplice, alla fine. Bisogna semplicemente provare ad immaginare la vita nella sua bellezza, quello è il bene. Oggi credo ce ne sia estremamente bisogno perché invece la vita è offesa in tanti modi, forse anche un po’ tradita nella sua verità, nella sua piena espressione. Siamo un po’ tutti condizionati da ciò che proviamo dentro di noi e che a volte fatichiamo anche a leggere, magari anche ad accettare. Le opere buone nascono dal cuore buono. Vi dia, allora il Signore, anche in forza di questa ordinazione che ricevete, vi dia la grazia di avere un cuore buono che compie opere buone. Questo sarà il vostro modo di servire, la Chiesa e il mondo, perché, credo lo sappiate la parola diacono vuol dire colui che si mette a servizio, colui che serve gli altri, colui che accetta la regola che il Signore ci ha dato: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” e poi ancora “Io non sono venuto per essere servito ma per servire e dare la mia vita in riscatto per tutti”. Ecco, vi accompagni in questo vostro cammino che poi, se il Signore vorrà e per grazia di Dio vi condurrà al presbiterato, però non dimenticate che il diaconato non si cancella più. Diventerete preti ma sarete sempre diaconi. Il Signore sembra dirvi: “Anche quando sarai pastore, ricordati che tu devi servire, non devi farti servire. Non devi pensare all’autorità come ad un modo per comandare sugli altri, devi inchinarti sempre davanti a loro lavando i piedi come ho fatto io con i miei discepoli”. Sia così per voi, cari candidati, sarete un dono molto prezioso - comunque lo siete - per la nostra Chiesa.

+ Pierantonio Tremolada