Pope Francis signs a Rescriptum concerning Holy See housing rents
🇬🇧 Pope Francis as a mother-in-law: no more 'cheap' rents.
Nella giornata di lunedì 13 febbraio 2023, il Pontefice ha ricevuto il signor Maximino Caballero Ledo ed ha firmato un
Rescritto. L'ennesimo del suo Pontificato. Francesco è intervenuto sugli "immobili
di proprietà delle Istituzioni Curiali e degli Enti che fanno
riferimento alla Santa Sede inclusi nella lista allegata allo Statuto
del Consiglio per l'Economia, comprese le Domus".
Come abbiamo evidenziato in questo
articolo,
infatti, Francesco sta governando come farebbe un provinciale dei
gesuiti e le sue azioni sono sempre guidate da pregiudizi e rancore che
si porta dietro da quando era a
Buenos Aires. Ora la novità: nessun "contributo alloggio" e nessun contratto di locazione a "prezzi di favore".
I risultati sperati da Francesco non arriveranno.
Lo abbiamo visto in Via della Conciliazione, da quando è stato eletto
Bergoglio vi è stato un "fuggi fuggi" di commercianti che hanno deciso
di abbassare la saracinesca e cambiare aria.
I prezzi sono divenuti esorbitanti e le persone non possono permettersi affitti come quelli proposti. Ora, però, si passa anche ai "nostri". In sostanza si vanno a colpire le casse anche dei chierici. Non
solo ci sono presbiteri, vescovi e gli stessi cardinali che hanno
ricoperto e ricoprono ruoli con delle paghe risibili, ma ora non avranno
neppure più prezzi di favore sugli affitti.
Proprio come una buona suocera, quindi, Francesco va a fare i conti in tasca ai suoi collaboratori. Nel Rescriptum si può leggere: "per
far fronte agli impegni crescenti che l'adempimento al servizio alla
Chiesa Universale e ai bisognosi richiede in un contesto economico quale
quello attuale, di particolare gravità".
Il Pontefice ha scambiato
la Santa Sede con una ONG o con Caritas Internationalis e continua a
tagliare i fondi a tutti tranne che a sé stesso. Piuttosto che assumere i
dirigenti laici e pagarli decine di migliaia di euro al mese,
il Papa potrebbe pensare, non diciamo sempre ma ogni tanto, al suo ruolo di Vicario di Cristo.
Per
poter far fronte alle ingenti problematiche economiche, Bergoglio
potrebbe iniziare a pensare di tornare a vivere nel Palazzo Apostolico
e lasciare libera Santa Marta. Per colpa del Papa, infatti, in questi dieci anni, i conti della Domus sono in rosso.
Oppure, Francesco pagherà con il suo stipendio l'alloggio?
Il fatto che Bergoglio si occupasse di fare "l'affitta camere", come ha riferito un prelato questa mattina, lo avevamo già appreso dallo stesso racconto di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Georg Gänswein, il quale, nel suo libro Nient'altro che la Verità, ha raccontato come il Pontefice lo ha cacciato dal Palazzo Apostolico per far spazio ai suoi amici:
"Quando
il mio predecessore, monsignor Harvey, divenne cardinale arciprete di
San Paolo fuori le mura, decise di andare ad abitare nel complesso della
basilica, ma era necessario ristrutturare i locali della residenza.
Perciò mi chiese di poter restare per qualche altro mese
nell'appartamento del prefetto e io ovviamente non ebbi difficoltà. I
lavori però durarono più del previsto e soltanto tre anni più tardi
restituì le chiavi al Governatorato. Dopo qualche piccola opera di
rifinitura, a metà 2016 l'allora segretario generale Fernando Vérgez
Alzaga mi disse che potevo prenderne possesso, cosicché cominciai a
organizzare il trasloco delle mie cose, che fino a quel momento avevo
lasciato nell'ufficio del prefetto a Castel Gandolfo, al piano terra di
Villa Barberini.
Al mattino del 22 luglio 2016 attendevo come di
consueto Papa Francesco a San Damaso, dove si prende l'ascensore Nobile.
Lui scese dall'automobile e subito mi disse: «Ho sentito che lei ha
l'appartamento nel Palazzo apostolico». Io precisai che si trattava
dell'appartamento del prefetto della Casa pontificia, assegnato
temporaneamente a me per ragioni d'ufficio. «Per favore, non ne prenda
possesso ora», aggiunse. Quando lo informai che era normale che il
prefetto risiedesse lì, per poter svolgere bene il suo compito –
poiché, anche se al momento vivevo nel Monastero con il Papa emerito,
questa era comunque una residenza provvisoria –, lui replicò: «Attenda,
prima devo parlare con i miei stretti collaboratori; non faccia nulla
finché non riceverà da me una risposta». La cosa mi dispiacque perché
intuii che dietro c'era qualcuno che stava manovrando per appropriarsi
di quell'appartamento.
Il
2 settembre successivo, nella medesima circostanza, il Pontefice mi
disse: «Lei attendeva da me una risposta e ora le dico di lasciar stare.
Quando avrà bisogno di un appartamento ci penserò io». Alla mia
espressione di grande meraviglia, mi spiegò che gli era stato fatto
notare che nel Palazzo apostolico abitavano il segretario di Stato (il
cardinale Pietro Parolin) e il sostituto della prima Sezione per gli
Affari generali (all'epoca l'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu), ma non
il segretario della seconda Sezione per i rapporti con gli Stati.
Concluse con fermezza: «Ho deciso»; e infatti, qualche tempo dopo, vidi
che in quell'appartamento era appunto andato ad abitare l'arcivescovo
Paul Richard Gallagher.
Nel 2018 però ritenni opportuno ricordare
a Papa Fran- cesco la sua promessa, cosicché lui diede disposizioni a
monsignor Vérgez e alla fine mi venne assegnato un ap- partamento nella
vecchia Santa Marta, al confine con l'aula Paolo VI. L'allontanamento
fisico dal Palazzo apostolico rappresentò comunque il preannuncio degli
sviluppi successivi".
Nel Rescritto il Papa scrive:
"qualsiasi eccezione alla presente normativa dovrà essere da me direttamente autorizzata". Mai ci saremmo aspettati che in Vaticano, il Monarca si occupasse addirittura di destinare "le camere" ai propri collaboratori. Sicuramente
fra queste eccezioni non mancheranno le stanze per lo stupratore Oscar
Zanchetta e il grande economista Oscar Maradiaga.
L.M
Silere non possum