What is the Pope doing in the Vatican? Is he really the man of change?
Questa mattina, 16 settembre 2022, il Sommo Pontefice ha firmato un Rescritto, l’ennesimo potremmo dire, con il quale ha soppresso la Fondazione Populorum Progressio. La Fondazione fu istituita dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, il quale ebbe a cuore “i contadini poveri e voleva promuovere la riforma agraria, la giustizia sociale e la pace in America Latina”. Il fine della Fondazione era quello di collaborare con tutti coloro che, consci della sofferente condizione dei popoli latinoamericani, desiderano contribuire al loro sviluppo integrale, facendo in modo che la dottrina sociale della Chiesa trovi una giusta e opportuna applicazione.
Oggi Francesco la sopprime per creare il “Fondo Populorum Progressio”, ovvero il Papa cambia semplicemente il nome a questa realtà. In un’ intervista concessa al settimanale TPI, Felipe Perfetti diceva: “Il rischio è che il Santo Padre tutto cambi per non cambiare nulla”. Effettivamente questo è ciò che sta accadendo anche alla Curia Romana. Cambiano i nomi, cambiano le facciate ma nella realtà tutto resta fermo com’è.
L’unico cambiamento che ci sarà, ma anche questo rischia di essere solo apparente, è il coinvolgimento del Consiglio episcopale latinoamericano. Chiaramente questo è un trauma psicologico che il Papa ebbe quando lui era in Argentina e questa realtà era governata da Roma. Nella realtà comunque cambierà ben poco perchè lo stesso Pontefice ha chiesto espressamente al Cardinale Michael Czerny di inserire nel regolamento la norma che prevede che il “Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale manterrà la responsabilità dell’amministrazione del fondo che sarà vincolato al servizio di questa missione”.
Malcontento in Curia Romana
Sono stati diversi gli interventi degli eminentissimi cardinali che hanno presentato perplessità in merito al testo della Costituzione Apostolica, anche durante il Concistoro di agosto. L’incompetenza di Mons. Marco Mellino e del Cardinale Gianfranco Ghirlanda ha portato all’entrata in vigore di un testo che fa dubitare seriamente della preparazione teologica e canonistica, non solo di questi soggetti, ma del Papa stesso. Necessariamente ora bisognerà intervenire con un chiarimento sia giuridico che teologico in merito alla potestà.
Senza dimenticare, poi, che vi sono diversi uffici che ancora sono vacanti. Come avevamo spiegato in questo articolo, ci sono diversi porporati che hanno perso il loro Dicastero ed altri che hanno superato i 75 anni di età. Il Papa però non ha ancora scelto cosa fare e il malcontento in Curia si fa sentire. Diversi vescovi stanno protestando facendo arrivare a Santa Marta richieste di chiarimenti perchè non sanno come qualificarsi. Come di consueto Francesco crea nuove norme che non rispetta neppure lui. Parla di una riforma che chiederà tempo per entrare in vigore, ma quella stessa norma è entrata in vigore già il 05 giugno 2022 e non si può avere dei dicasteri senza organico. All’indomani della pubblicazione della Costituzione, ha fatto arrivare ai giornalisti “accreditati a Santa Marta” (amici di Corte) dei fogli che spiegavano quanto fosse importante l’evangelizzazione, a tal punto da creare un dicastero guidato da lui stesso; allo stesso tempo non ha ancora nominato i suoi pro prefetti. Bella la teoria, un pò meno la pratica.
La sconcertante situazione dei giornalisti
Sono tantissime le persone che all’interno dello Stato lamentano l’atteggiamento della stampa in merito a questo Pontificato. Sembra che gli unici a non rendersi conto di quanto è imbarazzante la situazione sono solo i giornalisti. Moltissimi hanno fatto finta di nulla e non hanno dato spazio alle preoccupazioni dei cardinali durante il Concistoro. In merito a ciò che avviene all’interno dello Stato, nessuno osa scrivere nulla perchè hanno paura di perdere l’accreditamento. Altri sono subdoli e vogliono continuare a dare una immagine irrealistica di questo pontificato. Si tratta degli stessi giornalisti servi che nella Conferenza stampa sull’aereo di ieri non hanno posto alcuna domanda sensata al Sommo Pontefice. Passiamo da chi rimugina sulla questione della guerra per poter estrapolare poi qualche frase e piazzarla in prima pagina il giorno seguente, a giornalisti che sono stati recentemente piazzati da Padre Spadaro nelle peggiori redazioni italiane che tentano di tirare per la giacchetta il Papa in merito alla politica italiana. Questo è il livello di chi oggi fa “informazione”. L’unica giornalista degna di questo titolo, che ha posto una domanda sensata e coraggiosa, è stata la giornalista Elise Allen del quotidiano Crux, la quale non ha avuto paura di chiedere conto al Papa della vicenda del Cardinale Zen e sopratutto della preoccupante questione della libertà religiosa in Cina. Non dimentichiamoci che il Papa non è mai intervenuto sulla vicenda del cardinale cinese. Difatti, la risposta è stata allucinante. Perchè si continua a dire che le domande sono libere ma è chiaro che non è così e il Papa ha dimostrato in più occasioni che risponde a ciò che vuole lui. Alla domanda risponde: “Per capire la Cina ci vuole un secolo, e noi non viviamo un secolo (il Pontefice ride)”. Poi continua: “Per capire noi abbiamo scelto la via del dialogo, aperti al dialogo. C’è una commissione bilaterale vaticano-cinese che sta andando bene, lentamente, perché il ritmo cinese è lento, loro hanno un’eternità per andare avanti: è un popolo di una pazienza infinita”. In sostanza il Papa glissa, non risponde ed evita il punto. “Qualificare la Cina come antidemocratica io non me la sento, perché è un Paese così complesso… si è vero che ci sono cose che a noi sembrano non essere democratiche, quello è vero. Il cardinale Zen andrà a giudizio in questi giorni, credo. E lui dice quello che sente, e si vede che ci sono delle limitazioni lì”. In sostanza, c’è un suo cardinale che è imputato in un procedimento che è chiaramente strumentale, e il Papa risponde, ridendo, che ci vuole un secolo per capire la Cina? Zen dice quello che sente? Zen dice la Verità! Francesco non ha idea di cosa sia la Verità. La rifiuta chiaramente dicendo che preferisce il dialogo. Questo non è il compito del Papa. Il dialogo può avvenire solo e soltanto mettendo sul tavolo la Verità, scoprendo tutte le carte. Mentre Francesco dimentica quale sia il suo compito di Vicario di Cristo sulla Terra, le Nazioni Unite, che lui ha più volte criticato, hanno fatto passi più coraggiosi di lui. Sì, perchè il fatto che la Cina non è democratica emerge non solo dalla persecuzione dei cattolici ma anche da ciò che stanno facendo nello Xinjiang ai danni della minoranza di etnia turcofona di religione islamica: gli uiguri.
Nelle settimane passate, l’Alto Commissario per i diritti umani uscente, Verónica Michelle Bachelet Jeria, ha fatto pubblicare un documento che mette nero su bianco la responsabilità della Repubblica Popolare Cinese in merito a quello che può essere definito un genocidio. L’ONU afferma che può essere definito un crimine contro l’umanità.
Francesco ha appena terminato un viaggio in cui ha firmato una Dichiarazione che parla della libertà religiosa e condanna le persecuzioni per motivi religiosi, ed ora tace su queste gravi violazioni? Per quale motivo? Per rinnovare un accordo che in questi anni non ha garantito nulla? Un accordo segreto? Il Papa ha dimenticato che non vi può essere dialogo se non vi è Verità. Se non si capisce questo si fanno semplicemente gli interessi politici ed economici del momento. E questo non è il compito del Vicario di Cristo in Terra.
F.G.
Silere non possum
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