La fotografia fatta dal nuovo Sostituto che fa tremare l'accusa. Ecco il documento inedito che descrive il pentito Perlasca. Clientelismo e favoritismo in Vaticano.   

Ha parole dure Mons. Edgar Peña Parra nella sua "nota informativa" indirizzata al Promotore di giustizia Gianpiero Milano. Il venezuelano è stato chiamato da Francesco a guidare la sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Lunga carriera diplomatica iniziata con Giovanni Paolo II. Dopo aver frequentato la Pontificia Accademia Ecclesiastica, nel 1993,  è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede andando a Nairobi in Kenya.

Nei numerosi anni a servizio della diplomazia però non ha mai avuto modo di vedere un sistema così complesso e pieno di sotterfugi come la Segreteria di Stato. Una realtà piena di malumore quando il Sommo Pontefice ha ordinato una revisione generale. Quella revisione, scrive Peña Parra, doveva essere completata prima del suo arrivo ma così non fu. Parla di inadempienze e si scaglia contro Mons. Paolo Borgia, il quale è stato silurato da Francesco nel 2019 e mandato in Costa d'Avorio e Mons. Perlasca, il quale oggi gioca a fare il pentito forse in attesa di qualche beretta che, ahilui, non arriverà.

Una ricostruzione inquietante

Parla di un confronto con il Revisore Generale Alessandro Cassinis Righini il quale ha riferito di inadempienze da parte di questi soggetti. In sostanza nessuno voleva collaborare con il Revisore nominato da Francesco, Perlasca in primis.

Mons. Alberto Perlasca ha anche accusato Righini di non essere una persona di fiducia. In sostanza, il neo pentito, riteneva di avere più autorità del Pontefice e pertanto sceglieva, a suo piacimento, chi era degno o non era degno di fiducia. Sembra che oggi abbia scelto di non dare questa fiducia al Cardinale Becciu, per questo motivo vomita su di lui tutte le sue represse ambizioni.

Il monsignore pentito afferma anche di aver difeso la Segreteria di Stato da Libero Milone (il quale poi fu costretto a dimettersi), Alessandro Righini e il Cardinale Pell. Un difensore del patrimonio, in sostanza.

Un sistema cancerogeno

Peña Parra parla di un "modus operandi sistematiccato e ben stabilito" all'interno della Segreteria di Stato. Parla di imboscate con documenti da firmare urgentemente fatte al fine di non permettergli di effettuare azioni di controllo sulle cose da firmare. Un sistema di "pressione" inaudito.

Lo chiama "sciopero bianco" Mons Pena Parra, questo modus agendi di Perlasca e dei suoi collaboratori. Ovvero si tratta della volontà di non dire, riferire informazioni parziali, incomplete ed accusare Peña Parra di non essere capace di comprendere il sistema e quindi lo si invitava a firmare e a tacere.

Clientelismo e favoritismo che sono il modus operandi della "macchina", sono risultati sospetti al venezuelano appena giunto in Segreteria. Un sistema che continua, da anni, a governare l'andamento della più importante sezione della Santa Sede. Fa emergere una preoccupante realtà Mons. Peña Parra, perché scrive, nero su bianco, quanto avviene all'interno dello Stato più piccolo del mondo.

Ci sono fornitori che vengono autorizzati e incaricati per il semplice fatto che sono "amici di amici", parenti o soggetti conosciuti da tempo e non si valutano altre offerte che, "a parità di trattamento potrebbero offrire un prezzo inferiore".

La Cina spia il Vaticano

Il nipote dell'Arcivescovo di Vilnius (Lituania), esperto informatico, ha riferito Pena Parra, gli ha fatto vedere come la Repubblica Popolare Cinese abbia violato il sistema informatico della Segreteria di Stato.

Questa dichiarazione ha messo in crisi quei già provati rapporti fra la Santa Sede e siddetto stato.

Trema l'aureola del pentito

La nota che rendiamo pubblica per la prima volta, parla chiaramente di un potere di cui godeva Mons. Perlasca all'interno dell'ufficio, potere che gli permetteva di disobbedire anche ai superiori. 

Ora trema, quindi, l'aureola che è stata messa su questo prete che, pieno di zelo, si presenta davanti ai promotori di giustizia per accusare i suoi superiori e gli stessi con cui ha amato intrattenersi in attività speculative ai danni della Santa Sede. Da questo memoriale però emerge chiaramente una cosa: per Mons. Peña Parra il problema è il familismo amorale che vige in Segreteria di Stato e dentro a questo sistema ( o addirittura a capo) c'era Mons. Perlasca. Il monsignore non ha mai obbedito alle richieste dei superiori ma si è sempre speso per. far marciare a ritmo serrato quel sistema che Francesco aveva detto di voler far saltare. Mons. Peña Parra lo evidenzia a più riprese e lo descrive come un buon traffichino.

Un episodio emblematico, lo racconta l'arcivescovo venezuelano: "Ritengo utile riportare un episodio venutosi a creare con le circa 4.000 medaglie in bronzo rimanenti dei pontificati precedenti. Mons. Perlasca riteneva utile fondere tutte le medaglie per guadagnare spazio nel magazzino e cercare di ricavare almeno un piccolo provento. Parlando di questa proposta gli prospettai l'imminente centenario della nascita di San Giovanni Paolo II e quindi dell'utilità di avere del materiale che potesse aiutare la commemorazione: tutto ciò per dire che non ritenevo opportuno fare quanto da lui suggerito. Poco tempo dopo, tornando io sull'argomento, il Prelato mi rispose che le medaglie erano già state stratte dagli astucci e preparati per la fusione che avrebbe prodotto un ricavo di circa 3.000 Euro. Come è noto, risulta "difficoltoso" vendere ed offrire le medaglie senza il loro astuccio. Pertanto, è evidente che l'azione fosse volta a realizzare quanto ipotizzato dallo stesso Perlasca a danno dell'Ufficio e comunque contro l'istruzione Superiore."

Sostanzialmente, il prelato comasco, aveva in mano l'ufficio e voleva governarlo come gli pareva. A tutti i costi e scagliandosi contro chiunque glielo avrebbe impedito. Nonostante questo, oggi, vive con il Santo Padre a Santa Marta. Inutile sottolineare come quelle medaglie, dei pontificati precedenti, avevano anche un valore collezionistico e pertanto ne avrebbero benissimo potuto vendere anche una sola al valore di 3000€ se proposte dopo anni.

Il contenuto di questa informativa è certamente inquietante e pone in rilievo un sistema che può essere scardinato solo con personalità forti che vadano a distruggere completamente il sistema di familismo amorale che vige all'interno della Segreteria di Stato. Non sono certamente utili figure come il Cardinale Pietro Parolin che non ha neppure la forza di allacciarsi le scarpe al mattino.

Il processo sul palazzo londinese risente e risentirà di questa memoria dell'arcivescovo Edgar Peña Parra e sarà inevitabile sentire questo prelato durante la fase dibattimentale per contro esaminarlo

G.M.

Silere non possum  

Scarica la nota di Mons. Peña Parra