Lunedì 27 maggio 2024 alle ore 12 all'uscita dei locali della Fabbrica di San Pietro, davanti alla Domus Sanctae Marthae il Sig. Alfio Maria Daniele Pergolizzi, ex dipendente della Fabbrica, è stato arrestato su mandato del Promotore di Giustizia, sig. Alessandro Diddi. 

L'uomo si trova ancora all'interno dei locali del Corpo della Gendarmeria e non gli è stato permesso di accedere ai documenti che proverebbero la sua colpevolezza. Ancora una volta siamo di fronte a una grave violazione dei diritti umani fondamentali a danno di cittadini di Stati esteri. 

I reati che l'Ufficio gli contesta sono: estorsione/truffa aggravata e ricettazione. Nel richiedere il mandato di cattura Diddi ha scritto: "Rappresentando al Presidente della Fabbrica di San Pietro che il manoscritto denominato libricino d'oro del '600 sarebbe stato definitivamente ceduto a collezionista privato americano e quindi non più recuperabile laddove entro brevissimo termine non fosse stata corrisposta una somma di denaro, inizialmente non quantificata, e comunque oscillante tra i 110 ed i 150 mila/euro, si faceva consegnare indebitamente dal Presidente della Fabbrica un assegno circolare dell'importo di 120 mila/euro tratto su IOR-CITYBANK a lui intestato asserendo falsamente che, a sua volta, avrebbe dovuto consegnarlo ad un antiquario austriaco in possesso del manoscritto che, invece, era dal lui detenuto». 

Cosa è accaduto? 

Lunedì 27 maggio 2024 il Sig. Pergolizzi, accompagnato da un amico di famiglia, si è recato presso la Fabbrica di San Pietro per vendere un libricino al Cardinale Mauro Gambetti. Si tratta di un libricino esplicativo del progetto di copertura con oro zecchino di numerose componenti del baldacchino, ideato e realizzato tra il 1624 e il 1633 da Gian Lorenzo Bernini per l'altare maggiore di San Pietro. L'incontro è durato circa cinquanta minuti ed era stato organizzato attraverso la mediazione di Simona Turriziani. Il cardinale Gambetti ha dato prova delle sua capacità recitative, le quali sono note ad Assisi e in Vaticano da tempo, mostrandosi molto gentile con le persone coinvolte ed ha addirittura scattato delle foto di rito. Era ben consapevole che dentro la sala riunioni dove l'incontro si è svolto c'erano delle telecamere nascoste e dei microfoni. Era anche a conoscenza del fatto che da mesi i cellulari di Pergolizzi erano sotto controllo. Difatti, Gambetti aveva da tempo orchestrato il tutto con Alessandro Diddi per poter tendere una trappola al venditore. Non è la prima volta che Alessandro Diddi viene utilizzato come braccio esecutore delle volontà di Mauro Gambetti. Accadde la stessa cosa con la società Vox Mundi. Ciò che è inquietante è anche l'atteggiamento delle Forze di Polizia e della Procura della Repubblica italiana nei confronti delle richieste dell'Ufficio del Promotore di Giustizia. Come è noto, fra la Repubblica Italiana e lo Stato della Città del Vaticano non vi è alcuna norma che delimiti con chiarezza una collaborazione fra Autorità Giudiziarie. "Semplici rapporti di cortesia", vengono utilizzati. Questa cortesia in questi anni sembra essersi trasformata in una vera e propria sottomissione cieca. Nonostante gli atti firmati da Alessandro Diddi siano tutti viziati e senza alcun fondamento giurisprudenziale, l'Autorità Giudiziaria italiana continua ad eseguire le sue richieste. L'ignoranza del diritto da parte di Diddi è ormai conclamata. Nel processo Sloane Avenue diversi tribunali esteri hanno umiliato questo Stato a motivo degli errori imbarazzanti di Diddi. Non conosce affatto il diritto canonico e vaticano che guidano questo ordinamento ma sembra anche non conoscere neppure le basi del diritto procedurale penale degli Stati di diritto (sic!). 

Per poter trarre in arresto una persona e trattenerla in carcere è necessario che sussistano gravi indizi di colpevolezza, il rischio di inquinamento delle prove o che questo reiteri il reato. Al momento la Fabbrica di San Pietro non ha ancora dimostrato di essere proprietaria di questo documento. L'Ufficio del Promotore di Giustizia ha fatto proprie le testi di Mauro Gambetti che, solo il 6 giugno 2023, ha denunciato la scomparsa di "taluni fogli numerati presumibilmente da ricondurre ad un libricino d'oro acquistato per l'Archivio Storico della Fabbrica nel 1879”. Presumibilmente. Da quel momento è stato aperto il procedimento 55/23 RGP. Nel 2021 la studiosa Maria Grazia D'Amelio, la quale ha maturato una approfondita conoscenza del baldacchino del Bernini, ha pubblicato uno studio nel quale erano presenti le scannerizzazioni di questo libricino. Come mai nel 2021 Gambetti non ha denunciato? Turriziani e D'Amelio sono amiche di lunga data. Al termine del libro pubblicato da D'Amelio è possibile leggere: «Sono grata a Monsignor Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana; al Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fabbrica di San Pietro; a Simona Turriziani, Assunta Di Sante, Marco Boriosi, rispettivamente Responsabile, Archivista e Addetto alla conservazione dei documenti dell’Archivio della Fabbrica di San Pietro». Dal 2021 al 6 giugno 2023 nessuno ha pensato di denunciare? Come mai? Gambetti lo ha spiegato? Turriziani ha spiegato perchè? Non sarà forse che Mauro Gambetti vuole concludere con un colpo di teatro la pulizia del baldacchino che è ancora in corso nella Basilica Vaticana? Da quando è stato nominato arciprete, Gambetti non ha mai spolverato il baldacchino e nelle riprese dei media vaticani si notava uno strato di 5 cm di polvere ad ogni celebrazione. Dopo le numerose denunce di Silere non possum ha deciso di pulirlo ma lo ha fatto in pompa magna, ci mancherebbe. Ha fatto credere al mondo intero, con tanto di conferenze stampa, che si tratta di un intervento rarissimo quando in realtà è solo una semplice pulizia. Ora vuole chiudere i lavori facendo intendere al mondo che ha anche favorito il ritrovamento di questo libricino? Che bello, non aspettavamo altro effettivamente. 

L'Ufficio del Promotore afferma che già nel dicembre 1994 padre Ward scrisse un appunto nel quale rilevava la mancanza del libricino. La domanda sorge spontanea: come mai dal 1994 ad oggi nessuno ha sporto formale denuncia all'Ufficio del Promotore? La colpevolezza del Pergolizzi sarà da dimostrare ma è doveroso sottolineare come questo sistema sia, ancora una volta, il risultato di un modus agendi veramente deprecabile. Un cardinale di Santa Romana Chiesa che funge da esca? Gambetti poteva benissimo delegare qualche laico per fare una operazione del genere, non certo favorire una narrazione del genere. Sono inutili gli articoli di giornale che ora il fallito ingegnere, ripudiato anche dalla sua famiglia, commissiona a Franca Giansoldati e ai giornaletti assisani che non si legge nessuno. Non è compito dei giornali stabilire se una persona accusata di un reato sia innocente o meno, ma è doveroso riferire con dovizia di particolari ciò che accade e in questo caso vi sono gravi anomalie dovute al fatto che Alessandro Diddi e i suoi non conoscono il codice di procedura penale di questo Stato. 

Nel frattempo il Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale della Repubblica Italiana ha effettuato alcune perquisizioni e dei sequestri in abitazioni collegate a Pergolizzi. L'esito delle perquisizioni, però, è nullo. C'è da chiedersi, ancora: se il libricino e l'assegno sono ora in mano alla Gendarmeria, cosa stanno cercando ancora? Possibile che il Procuratore della Repubblica di Roma autorizzi queste perquisizioni "a voce" e nessuno si chieda se l'arresto di quest'uomo si fondi su fonti di prova attendibili? Ricordiamo che per volontà di Gambetti sono state fatte perquisizioni nei locali della società Vox Mundi, perquisizioni e sequestri dentro i locali della Fabbrica di San Pietro e addirittura fermi e perquisizioni di sacerdoti e dipendenti che erano accusati di rivelare a Silere non possum le magagne del fraticello. Tutto con esito negativo. Chissà come mai quando vengono effettuate le perquisizioni viene dato grande risalto e quando c'è da dire che le persone sono innocenti non se ne parla più. Così accadde con il cardinale Angelo Comastri che fu costretto a recarsi dal Papa in persona chiedendogli di poter dire pubblicamente che l'esito delle perquisizioni in Fabbrica erano nulle e lui non era colpevole di nulla. La risposta di Bergoglio fu: “No, non dire nulla. È una prova che il Signore ti ha dato!". Capito? Il Signore sarebbe il Papa. 

Grazie al fatto che Francesco in questi anni ha fatto orecchie da mercante riguardo a ciò che veniva pubblicato su Mauro Gambetti, il fraticello ha scambiato lo Stato della Città del Vaticano con un film poliziesco. È interessante che nessuno indaghi sui soldi che vengono impiegati da Gambetti per fare gli eventi sulla cupola, nell'atrio della Basilica. Come mai il Promotore di Giustizia non indaga su quanti soldi sono stati spesi per arredare le salette dove ora mettono le cimici per organizzare le trappole? Al Papa sembra non importare perchè comunque i soldi a Casa Santa Marta arrivano.

Diritto vaticano, questo sconosciuto.

Dal 27 maggio 2024 Alfio Pergolizzi si trova in stato di arresto all'interno di questo Stato senza aver accesso ai risultati delle indagini che proverebbero la sua colpevolezza. Ha subito due interrogatori, uno il 27 maggio alle 18.40 ed uno il 28 maggio alle 10. Ad interrogarlo sono sempre i gendarmi che giocano a guardia e ladri all'interno delle sacre mura e l'ignorante Alessandro Diddi che non ha mai aperto un codice di diritto vaticano. All'interno del tribunale, dove sono arrivate le richieste formulate da Diddi, qualcuno strizza il naso e afferma: «È evidente che il problema riguarda anche gli avvocati difensori che, pur di continuare a lavorare qui e non essere cancellati dall'albo, non pensano minimamente di denunciare le violazioni di legge». Il mandato di cattura è firmato dal signor Francesco Saverio Marini, il quale è, solo nella Repubblica Italiana, un avvocato. Come è possibile evincere da questa pagina internet del suo studio, Marini esercita ancora nella Repubblica Italiana. Marini non ha alcuna competenza in diritto canonico o vaticano. Nessun titolo di studio acquisito in questi campi. Rientra in quella lista, ormai sempre più lunga, di professori italiani che vengono impiegati qui dentro come magistrati applicati ma che non conoscono neppure l'ordinamento. Allo stesso tempo, mentre noi li paghiamo profumatamente, loro continuano a guadagnare e ad operare in Italia. Chiamali scemi. 

Come confermano all'interno del palazzo a fianco all'abitazione di Papa Francesco, c'è una anomalia in uno degli interrogatori di Pergolizzi. Il 28 maggio 2024 l'uomo viene interrogato per la seconda volta e, dopo aver dato una determinata versione per ben due volte, al termine di quest'ultimo riferisce che era a conoscenza del fatto che il libricino provenisse dalla Fabbrica di San Pietro e in merito alla vendita ha riferito che «ho approfittato delle disponibilità del Cardinale Gambetti per ottenere un ristoro dai debiti che ho a causa del fallimento della mia società». Fonti interne riferiscono che, chiaramente, queste affermazioni sono una vera e propria estorsione ai danni di Pergolizzi. Infatti, queste due considerazioni andrebbero a confermare entrambe le contestazioni fatte dall'Ufficio del Promotore di Giustizia all'ex dipendente della Fabbrica. Dalle 10 alle 13.30, infatti, il bullo De Santis e Alessandro Diddi, l'uomo che non ha mai visto un libro di diritto canonico, hanno continuato a dire a Pergolizzi che non sarebbe uscito da lì dentro se non avesse ammesso queste cose. «Il compito degli avvocati dovrebbe essere proprio quello di garantire i diritti delle persone accusate, ma qui sembra che qualcuno sia più interessato a mantenere il posto», commenta qualcuno.

Del resto lo abbiamo visto anche nei processi che hanno riguardato cardinali di Santa Romana Chiesa, Stefano De Santis e i suoi amichetti pensano che qui dentro la giustizia si eserciti come nei film western che amano tanto guardare. Mentre De Santis spera di occupare il posto di Gianluca Gauzzi Broccoletti, non ha ancora capito che appena cambierà la testa a capo di questo Stato, lui e Diddi saranno accompagnati alla porta con un biglietto di sola andata, altro che trattamento pensionistico. È emblematico, inoltre, che l'arresto di Pergolizzi sia rimasto nel silenzio per più di una settimana. L'ufficio del Promotore di Giustizia e il Tribunale Vaticano non hanno ritenuto di darne notizia attraverso il giornale di partito. Quando la notizia è trapelata sui giornali italiani, il Dicastero per la Comunicazione ha ricevuto l'ordine dal Promotore di confermare la notizia ed impegnarsi a offrire una narrazione ben diversa: Gambetti eroe che scova il grande furto. Sì, dopo trent'anni dal presunto smarrimento/furto. Se Pergolizzi sia colpevole oppure no dovranno essere le carte a dimostrarlo, ciò che è certo è che al momento il Promotore di Giustizia, come ormai è consuetudine, non ha dimostrato né che il documento appartenesse alla Fabbrica di San Pietro né nient'altro. L'unica certezza è che un cittadino italiano si trova nei locali della Gendarmeria sequestrato, senza possibilità di accedere ai documenti di indagine, da due settimane ormai. 

d.S.I.

Silere non possum