Following an investigation initiated after the Silere non possum complaint, the Jesuits announced a decision on Marko Ivan Rupnik
Come noto, il 01 dicembre 2022, Silere non possum ha sollevato perplessità sul trattamento riservato al gesuita Marko Ivan Rupnik. Il sacerdote, infatti, era stato processato e condannato per aver assolto il complice nel de sexto. Dopo pochi giorni, però, gli venne tolta la scomunica nella quale era incorso commettendo tale delitto.
Successivamente,
Rupnik è stato accusato di abusi di potere, spirituali e fisici ai
danni di alcune donne appartenenti alla Comunità Loyola. Il Dicastero
per la Dottrina della Fede, però, ritenne che le accuse erano prescritte
e non era possibile agire contro il presbitero.
La Compagnia di Gesù, dopo numerose bugie, ha avviato un procedimento a seguito della denuncia di Silere non possum. Oggi,
21 febbraio 2023, la Compagnia di Gesù ha reso noto che è stato avviato
un procedimento disciplinare interno. Stupisce, non poco, che durante
la fase “preliminare” e di “ascolto delle vittime”, nonostante sia stato
invitato a parlare, Rupnik si sia rifiutato di riferire ai gesuiti
alcunché. Questo atteggiamento è chiaramente sprezzante dell’autorità e
non può essere assolutamente ammesso.
Nei confronti del gesuita erano già state adottate delle misure: divieto
di qualunque attività ministeriale e sacramentale pubblica, divieto di
comunicazione pubblica, divieto di uscire dalla Regione Lazio.
Come
abbiamo rilevato in diverse occasioni, da parte della Compagnia di Gesù
è venuta meno quell’attività di “vigilanza” che è in capo al diretto
superiore. Ora, le misure vengono aggravate, ovvero a Rupnik viene
vietato qualunque esercizio artistico pubblico, in modo particolare nei confronti di strutture religiose.
È
singolare, che, nonostante Verschueren ritenga credibili le denunce,
Marko Rupnik resti all’interno del Centro Aletti. Alcune denunce,
infatti, provengono proprio da lì. Non sarebbe il caso di portarlo
altrove?
S.I.
Silere non possum
L'esito dell'indagine
Negli ultimi mesi il Team Referente per casi di denunce nei
confronti di gesuiti della Delegazione per le case e opere
Interprovinciali Romane della Compagnia di Gesù (DIR) ha ricevuto diverse nuove testimonianze e denunce riguardanti p. Marko Rupnik. Tutte le persone coinvolte che hanno manifestato il desiderio di essere incontrate dal Team Referente sono state ascoltate.
Il Padre Delegato, Johan Verschueren, S.J. è estremamente grato a tutte
le persone che hanno avuto la forza di raccontare le proprie
esperienze, a volte con la interiore sofferenza di dover far emergere di
nuovo molti episodi dolorosi. Le persone sono davvero dei e delle
“sopravvissuti/e” dato il male che hanno narrato di aver subito.
Molte
di queste persone non hanno conoscenza le une delle altre e i fatti
narrati riguardano periodi diversi (Comunità Loyola, persone singole che
si dichiarano abusate in coscienza, spiritualmente, psicologicamente o
molestate sessualmente durante personali esperienze di relazione con
padre Rupnik, persone che hanno fatto parte del Centro Aletti). Perciò il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato sembra essere molto alto.
I comportamenti di padre Rupnik denunciati hanno avuto luogo in diversi periodi tra la metà degli anni ’80 al 2018. Coprono un arco temporale di più di trent’anni.
Il Team ha proposto a P. Rupnik di poterlo incontrare al riguardo senza
successo. Il Team ha redatto un dossier esaustivo del proprio lavoro e
lo ha consegnato al p. Delegato della DIR. Tale dossier è corredato
dalle conclusioni del Team sulle diverse possibilità relative a
ulteriori procedimenti legali civili e canonici e dalle proprie
indicazioni e raccomandazioni alla Compagnia sui possibili passi da
adottare.
Il padre Delegato, P. Johan Verschueren SJ, in qualità
di Superiore Maggiore della DIR, ha studiato il dossier e il parere del
Team. La natura delle denunce pervenute tende a escludere la rilevanza
penale, di fronte alla autorità giudiziaria italiana, dei comportamenti
di padre Rupnik. Tuttavia ben diversa è la rilevanza di questi da un
punto di vista canonico e concernente la sua vita e la sua
responsabilità religiosa e sacerdotale.
Forniamo qui una
breve nota procedurale riguardo al panorama canonico possibile di fronte
alle diverse casistiche di fronte a denunce di questa tipologia.
Lo
studio fatto del Team Referente equivale alla raccolta delle primissime
informazioni che di solito un Superiore Maggiore intraprende, per
determinare se si tratta di reclami ragionevoli con un possibile fondo
di veridicità. Se l’esito di questo primo giro di informazioni mostra
l’attendibilità delle persone denuncianti e la effettiva possibilità del
crimine, possono seguire queste possibili fasi successive:
0. Il denunciato è formalmente
informato della denuncia (o delle denunce) e della procedura giuridica
che sarà adottata. Nel caso, il Superiore Maggiore potrà formalmente
imporre nuovi misure cautelari per la durata della procedura, o
confermare misure eventualmente già in vigore.
1. Se in una
denuncia c’è il sospetto che sia stato commesso un delitto più grave
contro il sacramento della penitenza (assoluzione del complice nel
peccato contro il sesto comandamento, sollecitazione a un peccato contro
il sesto comandamento nell’atto o in occasione dalla confessione,
violazione diretta o indiretta del sigillo sacramentale…), la denuncia deve essere presentata al Dicastero per la Dottrina della Fede della Santa Sede
(DDF). È competenza esclusiva del DDF stabilire cosa fare della
denuncia. Per esempio, il DDF può chiedere all’autorità religiosa (in
questo caso la Compagnia di Gesù) di condurre un processo amministrativo
penale per arrivare, se possibile, a una certezza morale rispetto alla
colpevolezza o all’innocenza dell’accusato.
Si noti che nella
scelta di questa procedura, l’attenzione si concentra sul delitto
relativo al sacramento e non su altri abusi che non sono di competenza
del DDF, anche se possono essere intrecciati con esso.
2. Se dalla
raccolta delle prime informazioni non si riscontra l’obbligo di
consegnare il dossier al DDF, il Superiore Maggiore del gesuita accusato
può verificare se nelle denunce e nelle testimonianze vi siano elementi
che riguardano direttamente la vita religiosa e i voti religiosi, o se
la buona reputazione dell’ordine religioso e della Chiesa sia stata
compromessa dal comportamento del gesuita in questione, e se alcuni
fedeli abbiano subito qualche forma di abuso e danno. In ogni modo il
denunciato è invitato per un colloquio sulle accuse con il suo Superiore
Maggiore (o con le persone delegate da lui per farlo in suo nome).
Dopo di questo, il Superiore Maggiore può fare tre scelte.
2.a.
Egli può, sulla base della sua autorità religiosa (CIC Can. 129 e
seguenti), imporre al gesuita ogni tipo di restrizione ministeriale
(limitata o totale). Può anche obbligarlo a trasferirsi in un luogo
specifico per un periodo di tempo determinato o indefinito.
2b. Se
il dossier mette in evidenza degli atteggiamenti che sono motivo di
dimissione necessaria (c. 695) o facoltativa (c. 696) dall’istituto
religioso, il Superiore Maggiore può decidere di avviare un procedimento
di dimissione dalla Compagnia di Gesù. Naturalmente, la persona
interessata ha il diritto di essere assistita e di difendersi in questo
procedimento. Se si tratta di un motivo di dimissione facoltativa, ha
anche la possibilità di ravvedersi dopo aver ricevuto l’ammonizione
stabilita dal c. 697. In questo caso, la procedura di dimissione non può
andare avanti. Da notare che per questo tipo di procedure che non sono
penali, la prescrizione non è contemplata.
2c. Se gli
atteggiamenti denunciati corrispondo a un delitto che non è di
competenza del DDF, il Superiore Maggiore può decidere, sulla base del
CIC Can. 1720 ecc., di avviare un procedimento penale amministrativo.
Anche questo procedimento può portare, tra l’altro, alla dimissione
dell’accusato. Tuttavia, per certi delitti, il Superiore Maggiore alla
fine del processo può anche decidere di non procedere alla dimissione
dall’istituto, ma di adottare altre misure.
Decisione del Delegato DIR
Il Superiore Maggiore di p. Marko Rupnik, p. Johan Verschueren, dopo aver letto il rapporto e l’intero dossier fornito dal Team Referente – che si vuole qui ringraziare di cuore per l’enorme e delicato lavoro compiuto – conferma che la varietà delle testimonianze ricevute, unite, a quanto già conosciuto, dimostra come le stesse debbano essere prese in seria e piena considerazione.
Dopo aver quindi preso in esame l’intero dossier consegnato dal Team Referente, dopo aver ben considerato le conclusioni e le raccomandazioni di questo, dopo aver consultato i documenti presenti nei diversi archivi della Compagnia egli dichiara che è sua ferma intenzione procedere con delle misure che assicurino che situazioni analoghe a quelle riferite non abbiano a verificarsi.
Intende quindi promuovere un procedimento interno alla Compagnia ove lo stesso p. Rupnik possa fornire la propria versione dei fatti (cosa che non ha fatto nei confronti del Team Referente, sebbene invitato). Questo procedimento potrà sfociare in un provvedimento disciplinare.
In vista di questo procedimento interno, e in forma cautelare, ha reso più rigide le norme restrittive nei suoi confronti vietandogli per obbedienza qualunque esercizio artistico pubblico, in modo particolare nei confronti di strutture religiose (come ad es. chiese, istituzioni, oratori e cappelle, case di esercizi o spiritualità). Quindi, tali restrizioni si aggiungono a quelle già attualmente in vigore (divieto di qualunque attività ministeriale e sacramentale pubblica, divieto di comunicazione pubblica, divieto di uscire dalla Regione Lazio).
Sottolinea che, come Compagnia di Gesù, abbiamo il dovere di affrontare seriamente questi casi ed altri simili che si sono presentati e si presentano, a rispetto e tutela della verità e della giustizia per tutte le parti in causa. Voglio una volta di più insistere, come ho fatto e farò in diverse circostanze, che come membro della Compagnia di Gesù, sento il dovere di affrontare seriamente questo caso e altri simili che si sono presentati e si presentano, per rispetto e tutela della verità e della giustizia per tutte le parti in causa. In ogni caso vogliamo avere davanti a noi la chiara possibilità di un cammino che persegua il pieno riconoscimento della verità dei fatti da parte dei responsabili e un percorso di giustizia per il male fatto.
Il p. Marko Rupnik, è stato informato della natura e del contenuto delle accuse, e pure, è stato informato della decisione presa. Il Team Referente ha così anche inviato alle persone denuncianti e ai testimoni notizia di questa decisione da parte di padre Verschueren.