Città del Vaticano - Questa mattina, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni della città di Roma e colonne della Chiesa universale. Durante la Santa Messa, iniziata alle ore 9.30, il Pontefice ha imposto i Sacri Palli — presi dalla Confessione dell’Apostolo Pietro — ai nuovi Arcivescovi Metropoliti nominati nel corso dell’anno.

Alla celebrazione hanno preso parte numerosi Cardinali, Vescovi, Sacerdoti e fedeli, uniti nella preghiera per i nuovi Pastori delle Chiese metropolitane e nella memoria viva degli Apostoli Pietro e Paolo, martiri per Cristo e padri della fede. Era presente anche la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli che ieri ha incontrato il Pontefice.

La comunione nella diversità

Nella sua omelia, Leone XIV ha richiamato l’eredità spirituale dei due grandi Apostoli, sottolineando due aspetti centrali della loro testimonianza: la comunione ecclesiale e la vitalità della fede. «La storia di Pietro e Paolo interpella anche noi – ha detto il Papa – come comunità dei discepoli del Signore pellegrina nel nostro tempo». La comunione tra i due, ha spiegato, non fu frutto di omologazione, bensì una conquista maturata nel tempo, nella differenza delle loro storie, dei caratteri e delle sensibilità apostoliche. Un’unità che seppe tenere insieme diversità e franchezza evangelica: «Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch’essi erano una cosa sola», ha ricordato citando Sant’Agostino.

Una lezione attualissima per la Chiesa di oggi, chiamata a vivere una comunione che sia armonia e non uniformità, dialogo e non imposizione, sinfonia e non monologo. Il Papa ha invitato a coltivare una fraternità concreta, tra laici e presbiteri, tra presbiteri e Vescovi, e tra questi e il Papa, senza dimenticare l’importanza di questa logica anche nel dialogo ecumenico e nei rapporti con il mondo.

Una fede viva e inquieta

Il secondo spunto proposto da Leone XIV riguarda la vitalità della fede: «Nella storia dei due Apostoli ci ispira la loro volontà di aprirsi ai cambiamenti, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione». Contro il rischio di una fede abitudinaria o solo rituale, il Papa ha richiamato la necessità di una fede aperta, dinamica, capace di interrogarsi e di lasciarsi interrogare dalla realtà.

Al centro dell’omelia, la domanda di Cristo: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Un interrogativo sempre attuale, che non deve lasciare indifferenti: «Chi è oggi per noi Gesù Cristo? Che posto occupa nella nostra vita e in quella della Chiesa?». La vita cristiana, ha ribadito, non può essere ridotta a retaggio del passato, ma deve essere risposta viva a questa domanda sempre nuova.

Il significato del Pallio e i saluti finali

Nel concludere la celebrazione, Leone XIV ha rivolto un saluto particolare agli Arcivescovi Metropoliti che oggi hanno ricevuto il Pallio, simbolo di unità con il Vescovo di Roma e segno del loro ministero pastorale nelle rispettive Chiese locali. «Alimentate la fede nelle comunità che vi sono affidate», ha detto loro il Papa.

Un pensiero di gratitudine è stato poi rivolto alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata da rappresentanti inviati da Sua Santità Bartolomeo, come pure ai membri del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, presenti in segno di comunione e speranza. «Il Signore doni la pace al vostro popolo», ha auspicato con forza il Pontefice.

Camminare insieme nella fede

Nel giorno che unisce Roma alla memoria gloriosa di Pietro e Paolo, Leone XIV ha invitato tutti i fedeli a lasciarsi ispirare dalla testimonianza di questi due Apostoli, che — pur diversi — seppero camminare insieme nella fede e nell’offerta della vita. E con un forte richiamo finale, ha esortato: «Camminiamo insieme nella comunione e nella fede, e invochiamo la loro intercessione sulla Chiesa, su Roma e sul mondo intero».

d.S.A.
Silere non possum