Sabato 4 gennaio 2024 nella Basilica di San Giovanni in Laterano è stato ordinato vescovo Renato Tarantelli, il quale è stato scelto da Papa Francesco come Vicegerente e ausiliare per la diocesi di Roma. Renato Tarantelli Baccari, bisogna specificarlo visto che ha fatto tutta una trafila di cause durante gli anni di seminario per poter avere il doppio cognome. Questo per farvi capire come già al tempo qualcuno avrebbe dovuto rendersi conto delle priorità di questi irrisolti, altro che i sandaletti.
Nonostante da settimane Tarantelli abbia speso centinaia di euro del Vicariato per stampare le locandine dell'ordinazione episcopale e le ha inviate a tutte le parrocchie, la Basilica era vuota. Erano presenti pochissimi fedeli e ben pochi sacerdoti. Quei pochi presenti erano amici che con la diocesi di Roma non c'entrano nulla. A presiedere il rito il cardinale Vicario per la Diocesi di Roma, Baldassarre Reina. Co-consacranti il cardinale Christoph Schönborn (che è più di là che di qua) e il vescovo Michele Di Tolve.
La scelta di chiamare il cardinale austriaco come co-consacrante è dettata dal fatto che Tarantelli ha litigato con tutti e l'unico cardinale che ha conosciuto in occasione della presentazione di un libro di un giornalista idiota è proprio Schönborn. Alla celebrazione non erano assenti solo i molti sacerdoti di Roma ma c'erano anche delle assenze che sono state significative. Prima di tutto il cardinale Angelo De Donatis, l'uomo che ha ordinato Tarantelli sacerdote e lo ha introdotto nel Vicariato di Roma per vedersi poi tradire e pugnalare alle spalle. Erano assenti anche Benoni Ambarus, Daniele Libanori, Riccardo Lamba e Daniele Salera. Nessuno ha preso parte alla celebrazione.
Erano assenti anche Mons. Filippo Iannone, O.Carm. e Gianpiero Palmieri che hanno preceduto Tarantelli in questo incarico. Addirittura era presente, chiamato da Tarantelli per far numero, il grande silurato Giovanni D'Ercole che ad Ascoli Piceno ha combinato un disastro irreparabile ed è stato cacciato dal Papa. Seppur è andato in televisione a dire che sarebbe andato in missione per pregare, in realtà l'orionino con il feticcio dei riflettori è sempre a Roma a girare per i salotti. Insomma, la celebrazione eucaristica è stata una bella sfilata di silurati. Da Ascoli Piceno era presente anche un altro degli spediti, Stefano Russo, altro soggetto legato al cancro focolarino e che è stato cacciato dalla CEI dal Papa.
Ciò che ha fatto innervosire, non poco, i preti di Roma è stata anche la presenza del Papa al quale il buon Tarantelli lanciava in continuo delle occhiate e dei sorrisetti anche mentre veniva interrogato dal cardinale Reina come prevede il rito. Nel 2018 Papa Francesco non ha presenziato all'ordinazione episcopale di Gianpiero Palmieri e in questi anni non ha ordinato neppure uno degli ausiliari. La partecipazione a questo rito è dovuta solo alla sua volontà di far vedere a tutti che appoggia, in modo incondizionato, un uomo che ha fallito nella vita ed ha ripiegato sul seminario. Si tratta dell'ennesima conferma di come durante questo pontificato l'episcopato è diventato il premio per i servi fedeli al padrone. Lumen Gentium è la costituzione del Concilio Vaticano II più calpestata da questo Papa e la vicenda Tarantelli offre anche la conferma che oggi, più che mai, nella Chiesa l'ordinazione presbiterale ed episcopale viene conferita secondo criteri umani e ben poco discernimento. Simpatie, amicizie ma Dio inizia a centrarci ben poco.
Tarantelli è arrivato in Vicariato ed ha scalato la vetta, con quella patologia tipica degli avvocati italiani (figuriamoci, poi, se son falliti), come se il sacerdozio ministeriale fosse il luogo dove riscattarsi. In questi anni in Vicariato ha contribuito a fomentare odio e divisione fra i preti ed ha agevolato amichetti (Chiostro del Bramante e Cento Preti, come ha raccontato e documentato Silere non possum). In questo modo, quindi, il Papa ha firmato definitivamente la sua condanna agli occhi del presbiterio romano che già non ne poteva più. Francesco entra nella storia come il vescovo di Roma, titolo a lui tanto caro, più odiato dal clero e dal popolo stesso. E se come vescovo di Roma ha creato divisione, vi lasciamo immaginare come Pontefice Sommo della Chiesa di Dio.
p.G.L.
Silere non possum