The bishops of Lombardy are making the “ad limina” visit.
Il quinto ed ultimo giorno della visita ad limina Apostolorum dei vescovi della Lombardia è iniziato con l’incontro con la sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’Evangelizzazione. I presuli sono stati accolti dal Rev.do Mons. Graham Bell, sottosegretario del Dicastero.
A relazionare è stato S.E.R. Mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, il quale ha posto l’attenzione su diverse tematiche offerte dalla Consulta Regionale per la catechesi e sui testi offerti dai vescovi lombardi al popolo di Dio in merito alla vocazione.
Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti
I vescovi si sono poi diretti verso Piazza Pio XII dove hanno incontrato S.E.R. Mons. Vittorio Viola, segretario del dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
A relazionare è stato S.E.R. Mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, il quale ha ricordato la presenza dei due riti (ambrosiano e romano) all'interno della Conferenza Episcopale lombarda, la ricezione della nuova edizione del Messale Romano e al lavoro che la CEL sta portando avanti per offrire un testo in merito alla conservazione delle ceneri.
Dicastero per l'Evangelizzazione
I vescovi si sono poi diretti verso Piazza di Spagna per incontrare la sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l'Evangelizzazione. Ad accoglierli S.E.R. il Sig. Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle il quale era appena rientrato da un incontro con il Santo Padre.
A relazionare è stato S.E.R. Mons. Giuseppe Vegezzi, vescovo ausiliare di Milano e vicario episcopale per la zona pastorale I di Milano, il quale ha sottolineato la nascita di un gruppo giovani che ha il compito di promuovere l'animazione missionaria a livello regionale e la pubblicazione di un testo per rilanciare i contenuti del Festival della Missione.
Alle ore 17 hanno celebrato la Santa Messa sulla Tomba dell'Apostolo Paolo nella basilica a lui dedicata "fuori le mura". A presiedere è stato il Rev.do Padre Abate Donato Ogliari il quale, al termine della celebrazione ha detto: «Ringrazio i vescovi che ci hanno fatto questo regalo di concelebrare con noi questa sera. Vogliamo assicurare loro la nostra preghiera per intercessione di Paolo apostolo delle genti»
Ha predicato S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia. Il presule ha detto: «Vorrei ricordare, qui, una figura che, in particolare alla arcidiocesi di Milano, ma in genere a tutti noi lombardi è particolarmente cara: il beato Alfredo Ildefonso Schuster che fu abate qui dal 1918 al 1929 e poi divenne arcivescovo di Milano e guidò quella grande arcidiocesi fino al 1954».
E ancora: «L’esperienza dell’incontro con il Signore a partire da questo testo assume tre caratteristiche che voglio accennare. [...] Queste tre caratteristiche credo ci aiutino a capire meglio anche la missione della Chiesa. La Chiesa deve portare il Signore al mondo come se fosse una luce, o meglio, facendo in modo che le persone possano sperimentare qualcosa che assomiglia ad una luce che li avvolge. Con queste tre caratteristiche: deve essere una esperienza di grazia, una esperienza di consolazione del cuore e, infine, deve essere una esperienza di liberazione da tutto ciò che potrebbe offendere, contaminare, rendere triste la vita. Ci auguriamo che questo sia il compito attuato dalla Chiesa alla quale apparteniamo».
F.P.
Silere non possum
Omelia di S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada
Vorrei ricordare, qui, una figura che, in particolare alla diocesi di Milano, ma in genere a tutti noi lombardi è particolarmente cara: il beato Alfredo Ildefonso Schuster che fu abate qui dal 1918 al 1929 e poi divenne arcivescovo di Milano e guidò quella grande arcidiocesi fino al 1954. Fu beatificato nel 1996. Una figura alla quale, i milanesi in particolare ma non solo, sono molto affezionati. Ha lasciato una grande impronta nella storia della Chiesa di Milano e della Lombardia. Poi oggi festeggiamo la festa della presentazione di Gesù al Tempio ed anche la festa della vita consacrata, la giornata nella quale si prega per coloro che il Signore ha chiamato alla consacrazione per il Regno di Dio e si ringrazia per questo dono dato alla Chiesa. Vogliamo allora, in particolare, ricordare coloro che stanno vivendo la loro vita nella forma della consacrazione a Dio.
Ed ora ci mettiamo in ascolto della Parola del Signore che è stata proclamata. Un breve pensiero che raccolgo dal brano del Vangelo che e stato letto. Vedete abbiamo compiuto il rito della luce, ognuno di noi aveva una candela. Un segno, simbolo della luce. Perché questa giornata è anche la festa della luce. Perché la festa della presentazione al tempio di Gesù è la festa della luce? Perché quando Gesù fu presentato il tempio da Maria e da Giuseppe, questi incontrarono una persona che va considerata, a mio parere, fra le più suggestive e più belle di tutto il Vangelo. Questa persona si chiamava Simeone, una persona piuttosto anziana. Aveva ricevuto una promessa dal Signore, cioè non avrebbe visto la morte prima di incontrare il Messia di Dio. Ed era dunque in attesa. Andava ogni giorno al tempio, non sapeva quando il Signore gli avrebbe svelato, manifestato il compimento di questa promessa. E quando vede arrivare queste persone che peraltro non conosceva, Maria e Giuseppe, ha come una intuizione spirituale, vede questo bambino, lo prende fra le braccia e dice: “Ora tu puoi lasciare o Signore che il tuo servo vada in pace secondo la tua promessa perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, cioè questo bambino che è il messia di Dio. Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.
Luce per illuminare le genti. Ecco da dove viene la festa della luce, ecco perché la presentazione al tempio di Gesù coincide con la festa liturgica della luce. Il messia di Dio, ancora bambino è la luce delle genti. Cosa vuol dire? Vuol dire che, per interpretare il significato che da l’immagine della luce, incontrare il Signore Gesù permette di vivere l’esperienza che ha le caratteristiche dell’incontro con la luce. E potremmo domandarci sé questa esperienza non l’ha vissuta proprio Simeone, lui dice che questo bimbo è la luce del mondo ma lui fa anche l’esperienza di questo incontro, di essere come rivestito da una luce, raggiunto da una luce…
Questa esperienza ha tre caratteristiche. L’esperienza dell’incontro con il Signore a partire da questo testo assume tre caratteristiche che voglio accennare.
La prima: l’incontro con il Signore Gesù e una esperienza di Grazia. Simeone fa una esperienza di grazia. In che senso? Nel senso che incontra la bontà di Dio e la sua fedeltà, quando vede questo bambino si rende conto che Dio ha compiuto la Sua promessa, quella cioè rivolta a lui di vedere un giorno il Messia. In realtà ha compiuto la promessa di donare il Messia a tutta l’umanità cioè ad ognuno di noi. Ecco, quando incontriamo il Signore nella verità noi facciamo l’esperienza della bontà di Dio, della sua fedeltà alla Sua promessa.La promessa è quella che il Signore Dio da sempre fa a noi è quella di una vita reale.
La seconda caratteristica di questo incontro con il Signore, la quale ha un po’ la caratteristica dell’incontro con la luce, è quella della consolazione. L’incontro con il Signore, quando è vero, ti consola, ti scalda il cuore. Se avete ascoltato, si dice in questo brano del vangelo che il Signore Dio aveva promesso a Simeone di vedere la consolazione di Dio. Il Messia è la consolazione di Dio. Quando lo si incontra si accende per noi come una grande luce e siamo consolati. L’esperienza di fede, quando è vera, porta sempre la consolazione.
La terza caratteristica è la vittoria sulla morte. L’incontro con il Signore Gesù ci fa sentire che nulla è più forte di Lui, neanche la morte. La preghiera che Simeone rivolge al Signore ce lo dimostra. Lui dice: “Lascia ora, o Signore, che il Tuo servo vada in pace”. Che il Tuo servo vada in pace. Lascia ora significa: “Che io muoia”. Siamo davanti ad un uomo che non ha paura della morte. È talmente confortato interiormente da quella consolazione di cui dicevamo che va incontro, sereno, alla fine della sua vita perché sa che andrà nelle braccia di Colui che ha compiuto le promesse.
Noi vescovi in questi giorni abbiamo un po’ riflettuto sulla missione della Chiesa, delle nostre diocesi ma un po’ in generale, qui nel cuore della Chiesa universale. Queste tre caratteristiche credo ci aiutino a capire meglio anche la missione della Chiesa. La Chiesa deve portare il Signore al mondo come se fosse una luce, o meglio, facendo in modo che le persone possano sperimentare qualcosa che assomiglia ad una luce che li avvolge. Con queste tre caratteristiche: deve essere una esperienza di grazia, una esperienza di consolazione del cuore e, infine, deve essere una esperienza di liberazione da tutto ciò che potrebbe offendere, contaminare, rendere triste la vita. Ci auguriamo che questo sia il compito attuato dalla Chiesa alla quale apparteniamo.
+ Pierantonio Tremolada